15 Giugno 2018

Arriva il primo green bond del settore marittimo

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La decarbonizzazione passa anche per il trasporto marittimo. Lo shipping rappresenta attualmente il 2,5% delle emissioni globali, una quota che, senza controlli, potrebbe subire un forte incremento compreso tra il 50 e il 250% all’orizzonte 2050.


Pur non essendo disciplinato dall’accordo di Parigi, il settore è impegnato ad allinearsi agli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale. Lo scorso aprile, l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha stabilito una serie di target emissivi nello shipping, prevedendo sia tagli all’intensità delle emissioni di gas a effetto serra (GHG) del 40% entro il 2030 e del 70% entro il 2050, sia una riduzione dei livelli emissivi assoluti del 50% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2008.

È in questo contesto che si inserisce la decisione del gruppo armatoriale giapponese Nippon Yusen Kaisha (NYK) di entrare nel mondo della finanza verde. NYK è diventata la prima shipping company ad emettere un green bond nel settore marittimo. L’obbligazione con scadenza quinquennale è stata emessa lo scorso 24 maggio per un valore complessivo di dieci miliardi di yen (93 milioni di dollari) ed è destinata a finanziare progetti di sviluppo sostenibile.

Tra le principali aree di intervento vi sono la realizzazione di navi alimentate a gas naturale liquefatto (GNL), servizi di bunkeraggio del GNL, sistemi per il trattamento delle acque di zavorra e sistemi con scrubber per la desolforazione dei fumi delle navi.

NYK ha beneficiato anche della cosiddetta second party opinion – un parere indipendente sull’allineamento dell’obbligazione ai Green Bond Principles (GBP) – da parte di Vigeo Eiris che ha sottolineato l’impegno della compagnia giapponese ad apportare una serie di miglioramenti di efficienza intervenendo sulla fase di progettazione delle navi destinatarie del green bond.

Il GNL è considerato oggi la migliore soluzione disponibile su larga scala per il soddisfacimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Tuttavia, da sola non è sufficiente al raggiungimento del target del 40% al 2030.

Fonte: CBI

Si guarda anche ad altri carburanti alternativi a basso impatto emissivo come l’ammoniaca e l’idrogeno, ancora lontani dall’effettiva commercializzazione, e i biofuel che sono un’opzione in stato più avanzato ma disponibile ancora in limitate quantità.

Insomma, la strada della decarbonizzazione è ancora lunga. Servono ulteriori sforzi di ottimizzazione delle operazioni e miglioramento dell’efficienza del consumo di carburante affinché questo obiettivo non resti solo aspirazione ma costituisca un meta concreta verso cui “sbarcare”.

Questo articolo è tratto dal sito della Climate Bond Initiative CBI


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