Il cospicuo calo della spesa pubblica per la Ricerca e Sviluppo nel settore dell’energia, nonostante il pronostico di conseguenze nefaste per l’ambiente di una crescita senza tregua del consumo di fonti fossili, può apparire paradossale.
Dalla ricerca condotta da Oliviero Bernardini su Energia emerge chiaramente che, negli ultimi quarant’anni, la spesa in Ricerca e Sviluppo (R&S) nel settore energetico è stata principalmente sostenuta dalle imprese. Grazie al loro sforzo, spinto dalla concorrenza e dalle nuove normative ambientali, è stato possibile conseguire oltre ogni ottimistica attesa il calo del consumo di energia per unità di prodotto economico nei maggiori paesi consumatori e nel mondo nel suo complesso, riducendo in modo drastico le emissioni di anidride carbonica.
Quindi il contributo pubblico è stato del tutto inefficace? Secondo l’imponente lavoro di ricostruzione pubblicato sul numero 2.18, sembrerebbe proprio di no. Rispetto alle modeste somme investite in R&S energetica per la riduzione dei consumi di fonti fossili e dell’emissione di CO2, l’adozione di normative in alcuni settori specifici è stata determinante nel creare il quadro entro cui le imprese hanno potuto sviluppare nuovi prodotti e conseguire miglioramenti in efficienza energetica.
Il post presenta l’articolo L’irreale declino della ricerca e sviluppo nel settore energetico scritto da Oliviero Bernardini e pubblicato sul numero 2.18 di Energia
Oliviero Bernardini è esperto di mercati energetici e membro del Comitato Scientifico di Energia
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