Cosa determina il prezzo del greggio? Fino a non molto tempo fa si sarebbero osservati i fondamentali macroeconomici del mercato secondo i classici modelli economici di domanda e offerta. Ed Morse e Francesco Martoccia di Citigroup sostengono su Energia 2.19 come un simile approccio risulti oggi parzialmente incompleto e incapace di descrivere una realtà cosi dinamica e complessa come quella del mercato del petrolio.
O meglio, domanda e offerta sono ancora la base teorica con cui determinare il prezzo di equilibrio del greggio. Tuttavia, sono entrate in gioco nuove variabili che talvolta possono prevalere sulla corretta interpretazione dei fondamentali di mercato facendo deviare il prezzo del greggio dal valore intrinseco che deriva dalla suddetta analisi fondamentale, in particolare su orizzonti temporali di breve periodo.
Questi nuovi fattori sono molto più difficili da prevedere sia nelle tempistiche con cui si manifestano sia nell’impatto che possono avere sull’equilibrio di mercato. “La velocità con cui le informazioni sono scambiate oggi, le imprevedibili dichiarazioni attraverso i social media del Presidente Trump, la finanziarizzazione della materia prima sottostante, la progressiva automatizzazione dei processi di scambio hanno reso il mercato più fluido, amplificando eventuali shock alle aspettative degli investitori”.
Il mercato risulta più fluido, le aspettative degli investitori amplificano eventuali shock, le reazioni possono essere violente e lunghe
Un tweet del Presidente Trump (preso in esame anche nell’articolo di Fattouh e Economou sullo stesso numero di Energia) può quindi provocare una flessione di circa il 3% che viene riassorbita nel giro di 48 ore. Altre volte invece, “le reazioni possono essere più violente e scardinano il prezzo di mercato dai fondamentali per periodi più lunghi”. Come conseguenza, ad esempio, della finanziarizzazione del mercato nel caso in cui si verifichi “una congestione di flussi nelle mani di pochi operatori”. Come nell’ultimo trimestre del 2018, quando “il prezzo del crudo ha oscillato fra gli 86 e i 50 dollari al barile, senza alcuna giustificazione razionale”.
Un ulteriore ostacolo sta nella disponibilità e nella qualità dei dati con cui operare, in quanto “domanda e offerta non sono direttamente osservabili in tempo reale”. Muta inoltre il peso delle due variabili fondamentali, in quanto “determinato più dalle dinamiche dell’offerta che dalle condizioni macroeconomiche della domanda”.
Nuove tecnologie vanno poi a ridefinire i rapporti di potere a livello energetico. Nuovi metodi di estrazione hanno ridefinito il ruolo di alcuni paesi. È il caso dello shale oil, che ha consentito agli Stati Uniti di passare “dall’essere il più grande importatore di petrolio al porsi come un gigante energetico globale a sé stante e insieme al resto dei paesi del Nord America si imporranno come la nuova OPEC del mercato”.
Con una produzione di oltre 20 mil. bep/g, gli Stati Uniti già si posizionano come il più grande produttore di combustibili liquidi del mondo e potrebbe perfino superare la produzione combinata di Russia e Arabia Saudita
“Un ultimo punto va poi affrontato sul contributo delle nuove tecnologie e quali possano essere gli sviluppi in futuro per il prezzo del petrolio”. In particolare sarà necessario capire “se l’impatto sulla domanda sarà deflattivo – minor uso dell’automobile dovuto agli effetti della sharing economy, riduzione dei consumi in seguito ad un miglioramento dell’efficienza energetica, sostituzione del motore a scoppio con la batteria elettrica – o inflattivo a seguito di una maggiore domanda per determinati prodotti raffinati”.
Alla luce di queste trasformazioni, concludono gli autori, “nessun modello di domanda e offerta riuscirà mai a schematizzare i fattori sopra indicati e prevedere perfettamente la realtà del mercato del petrolio. Quel che conta è che abbia solide basi per permetterci almeno di comprenderla”.
Il post presenta l’articolo Gli equilibri del petrolio oltre i fondamentali (pp. 6-9) scritto da Ed Morse e Francesco Martoccia e pubblicato su Energia 2.19
Ed Morse è Global Head Commodity Research di Citigroup
Francesco Martoccia è Energy Strategist presso Citigroup
Per aggiungere un commento all'articolo è necessaria la registrazione al sito.
0 Commenti
Nessun commento presente.
Login