1.2014
GEOPOLITICA
Un impero più imperi
PETROLIO & GAS
La crisi ucraina
REGULATION & DEREGULATION
Regno Unito: il ritorno della politica energetica
UNIONE EUROPEA
Pacchetto energia-clima 2.0
Un impero, più imperi
di Romano Prodi, Presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, Bologna e Garante di «Energia»
L’articolo traccia i grandi cambiamenti di potere in atto a livello globale e segnala il passaggio che sta avvenendo, sia pure a zigzag come accade sempre nella storia, da un mondo monocentrico a un mondo pluricentrico caratterizzato da una grande instabilità. La diffusione e il rafforzamento dei sistemi democratici sarebbero utili per garantire un punto di stabilità, ma questo processo è oggi molto più difficile del passato perché non vi è una forza in grado di guidarlo. Soprattutto perché il ruolo economico dell’Europa non si traduce oggi in alcun ruolo politico.
English Abstract
The article outlines the major changes in the balance of power at the global level and shows the transition, albeit in a zigzag pattern as historically happens, from a monocentric system to a multicentric world characterized by large instability. The spread and strengthening of democratic systems would be useful to provide a point of stability, but this process is now much more difficult than in the past because there is not a force being able to drive it. The main reason is that the current economic role of Europe does not turn into any political role.
La crisi ucraina: Possibili scenari
di Michael Grossmann, Esperto di Energy Trading e Risk Management, Saint Germain-en-Laye (Francia)
mmgrossmann@gmail.com
Questo articolo evidenzia le azioni che potrebbero intraprendere i soggetti coinvolti nella crisi russo-ucraina e interessati ai flussi di gas che gravitano tra Russia, Europa e Mar Nero. Si tratta di azioni che probabilmente il Cremlino ha preso in considerazione nel valutare il costo di un ulteriore inasprimento del conflitto in atto. Una riduzione dei volumi di gas russo che transitano attraverso l’Ucraina avrebbe un contraccolpo economico per i consumatori europei ma nel più lungo termine il vero perdente sarebbe la Russia: dopo aver investito in due costosi progetti di gasdotti offshore per garantire l’offerta di gas all’Europa, sarebbe lei stessa a destabilizzarla e a rovinarsi la reputazione di fornitore affidabile.
English Abstract
This article reviews plausible actions by all the Russo-Ukrainian conflict’s stake-holders affecting the gas flows within Russia, Europe and the Black Sea. These possibilities have likely been taken into account at the Kremlin in weighing the cost of a further escalation of the current conflict. Retricting the gas flow through Ukraine would mean costly repercussions for the European consumers, but on the longer term Russia would be the clear economic loser. After having invested in two cosly offshore pipeline projects to guarantee security gas supply for Europe, it would be the one to single-handedly destabilize gas supply and ruin the reputation of a reliable supplier.
La crisi ucraina: La partita del gas
di Alberto Clô, Università di Bologna
Nella crisi russo-ucraina la dinamica degli eventi dipenderà non solo dalla forza della politica ma anche da quella dell’economia e dei mercati. Pragmatismo e razionalità dovrebbero prevalere, ma perché ciò accada è necessario che l’Occidente giochi le carte di cui dispone anche in campo energetico: assumendosi precisi impegni che lo vincolino a un determinato corso di azioni, sopportandone il costo, così da rendere credibile la minaccia di ridurre le importazioni dalla Russia. Di fronte a simili impegni, Mosca dovrebbe valutare seriamente la convenienza a non seguire la via diplomatica per la risoluzione della crisi.
English Abstract
The event dynamics of the Russo-Ukrainian crisis will depend not only on the political power but also on economics and markets. Against this background, pragmatism and rationality should prevail. To do this, the West should play the cards in its hands also on the energy side: in particular, binding itself to a precise course of action and supporting the relative costs in order to give credibility to its threats to reduce gas imports from Russia. Put in front of these commitments, Moscow should seriously assess the convenience to avoid the diplomacy way to solve the crisis.
Indipendenza energetica: cosa significa realmente?
di Joel Darmstadter, Senior Fellow, Resources For the Future, Washington
e Roger Sedjo, Senior Fellow, Resources For the Future, Washington
Nuove disponibilità di petrolio e gas danno al Nord America la possibilità di muoversi lungo la strada dell’autosufficienza petrolifera ed energetica, consentendo di eliminare, in una certa misura, i timori legati alla sicurezza degli approvvigionamenti che si presentano quando si dipende da forniture estere. L’accresciuto utilizzo del gas naturale potrebbe anche facilitare la transizione verso un maggior ricorso a fonti energetiche a zero emissioni. Il beneficio economico netto per l’America potrebbe essere sostanzioso anche se implicazioni di carattere ambientale e geopolitico creeranno incertezze tali da ostacolare il processo decisorio.
English Abstract
New oil and gas supplies offer possibilities of moving North America to oil and energy self-sufficiency and promise to relieve, at least to some extent, security concerns associated with dependence on foreign oil sources. The increased availability and use of natural gas could also facilitate the transition to a major reliance on non-emitting renewables. Additionally, the pure economic benefits to America are likely to be substantial. However, environmental and geopolitical implications will create uncertainties that confound political decision-making.
Europa: Energia-Clima 2.0: La solitudine della decarbonizzazione
di Enzo Di Giulio, Scuola Enrico Mattei – Eni Corporate University
enzo.digiulio@enicorporateuniversity.eni.it
Il framework proposto dalla Commissione europea prevede il taglio delle emissioni di gas serra del 40% nel 2030 e l’incremento della quota delle fonti rinnovabili fino al 27%. L’articolo vaglia il pacchetto sotto il profilo della coerenza tra i suoi diversi obiettivi, e tra gli obiettivi e la più ampia politica del clima europea. Un focus specifico è dedicato all’Italia. L’articolo evidenzia come il target del – 40% sia obiettivo ambizioso la cui fattibilità, specie in termini di costo, dipende fortemente dalla realizzazione di cospicui miglioramenti di efficienza energetica. L’azione dell’Europa è per ora solitaria: ha senso solo se funzionale all’adesione di altri importanti paesi ad un accodo esteso, ambizioso e robusto.
English Abstract
The framework proposed by the European Commission aims to cut greenhouse gas emissions by 40% by 2030 and increase the share of renewable energy up to 27%. This article evaluates the European framework in terms of consistency between its different objectives, and between the objectives and the wider European climate policy. A specific focus is on Italy. The article shows that the target of 40% is very ambitious and its feasibility, particularly in terms of cost, is highly dependent on the achievement of substantial improvements in energy efficiency. Nowadays, the action of Europe is solitary: it only makes sense if it is a tool to persuade other major countries to joint an agreement which is wide, ambtious and robust.
Europa: Energia-Clima 2.0: Un obiettivo politico senza politiche
di Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente del Governo Monti
Le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo contribuiscono ad oltre il 60% delle emissioni globali di CO2 e la loro crescita economica trascina l’aumento delle emissioni. Gli obiettivi del Protocollo di Kyoto non sono stati raggiunti, anche per il disimpegno progressivo di Canada, Giappone, Russia, Stati Uniti. Senza regole condivise a livello globale, a partire dall’introduzione di un prezzo del carbonio e di standards di riferimento per le tecnologie energetiche, le emissioni sono destinate a crescere. L’impegno unilaterale dell’Europa per la riduzione del 40% delle emissioni al 2030 avrà effetti marginali sul trend delle emissioni totali e comporta rischi per la competitività della nostra economia.
English Abstract
Emerging economies and developing countries account for 60% of global CO2 emissions and their economic growth is driving the emissions’ increase. The reduction targets of Kyoto Protocol were not achieved, also because Canada, Japan, Russia and USA dismissed their participation. Common global agreement and rules in the energy policy – such as a carbon price and energy technology standards – are needed to cut emissions. The unilateral approach of the EU to reduce its emissions by 40% by 2030 will have a marginal effect on the global emissions trend, with the risks of negative repercussions on the European competitiveness.
Europa: Energia-Clima 2.0: Il panorama energetico e le prossime sfide
di Fabio Marchetti, Responsabile Relazioni Istituzionali UE, Eni spa, Bruxelles
fabio.marchetti@eni.com
Se si considera il raggiungimento dei tre obiettivi del 20-20-20 al 2020, l’Unione Europea pare avere ottenuto buoni risultati in termini di emissioni di gas serra, produzione elettrica da rinnovabili ed efficienza energetica. Si tratta quindi di un successo della politica energetica europea? La risposta non è univoca, specie se invece di guardare solo ai tre target citati ci concentriamo sugli obiettivi fondamentali che ogni strategia energetica dovrebbe porsi – competitività, sostenibilità ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti – senza confondere gli strumenti, come il sostegno alle rinnovabili, con gli obiettivi.
English Abstract
If we consider the extent to which the three 20-20-20 targets by 2020 were accomplished, it seems as the European Union has done quite a good job with regards to greenhouse gas emissions, power generation from renewables and energy efficiency. Is it a victory for the European energy policy? The answer depends on whether we simply look at the three 20-20-20 targets or if we focus on the fundamental objectives that every energy strategy should strive to achieve – competitiveness, environmental sustainability and security of supply – without confusing potential instruments, such as the support to renewables, for goals in themselves.
Europa: Energia-Clima 2.0: Verso un «rinascimento» industriale?
di Luca Paolazzi, Direttore Centro Studi Confindustria, Roma
l.paolazzi@confindustria.it
La Commissione europea ha proposto nuovi ambiziosi obiettivi di contrasto al cambiamento climatico in termini di riduzione delle emissioni e di aumento della quota delle fonti rinnovabili per il 2030. Ciò rischia di accelerare il processo di dislocazione dell’industria che è in corso ormai da un ventennio e che è stato accentuato dalla crisi, con l’importante eccezione di Germania e Polonia. In questo articolo si prende in esame tale processo alla luce dei nuovi scenari globali che si sono determinati con l’affermarsi di nuove potenze industriali e con lo spostamento delle convenienze energetiche dovuto all’intensivo sfruttamento dello shale gas da parte degli Stati Uniti.
English Abstract
The European Commission has proposed new challenging targets about emissions and renewable energy by 2030. It risks to accelerate the loss of competitiveness of the manufacturing sector, that already has been suffering a decrease in output for almost two decades, with the exception of Germany and Poland. This article analyzes the new industrial global outlook, outlined by the emerging economies’ gaining shares in world production and the energy cost advantage of the United States thanks to the shale gas revolution.
Disponibilità di acqua, energia, cibo: una relazione complessa
di Marianne Beisheim, Global Issue Division, German Institute for International and Security Affairs, Berlino
marianne.beisheim@swp-berlin.org
I rischi, tra loro interconnessi, che caratterizzano la sicurezza delle forniture di acqua, energia e cibo si intensificheranno, a livello globale, nel prossimo futuro. Al 2030 la domanda di cibo, acqua ed energia sarà cresciuta, rispettivamente, del 35%, del 40% e del 50%. Questo creerà nuove situazioni di scarsità e aggraverà quelle già esistenti. Le probabili conseguenze – scarsità di acqua e crisi agro-alimentari ed energetiche – potrebbero compromettere la salute umana e destabilizzare i sistemi politici a livello nazionale ed internazionale. Questo articolo focalizza la dimensione politica di questi rischi complessi e individua opzioni esperibili e ostacoli da superare per una loro governance integrata.
English Abstract
The interconnected risks in water, energy and food supply security will gain global momentum in the near future. By 2030, demand for food, water and energy will have increased by 35, 40 and 50 percent. This will create new shortages and worsen those already exist. The probable consequences – water scarcity, and food and energy crises – could endanger human health and destabilize political systems both within individual countries and beyond national borders. This article focuses on the political dimension of such complex risks and outlines options for and barriers to their integrated governance.
Acqua ed energia: una coppia (pressoché) indissolubile
di G.B. Zorzoli, Associazione Italiana Economisti dell’Energia (AIEE)
gb.zorzoli@fastwebnet.it
Mentre la scarsità di acqua è in aumento per effetto diretto e indiretto del cambiamento climatico, la crescita demografica ed economica nei paesi in via di sviluppo è destinata ad aumentare la domanda di cibo, energia ed acqua. Poiché quasi tutte le tecnologie per produrre energia richiedono consistenti quantità d’acqua, i relativi impianti entreranno in competizione con gli altri utilizzi delle risorse idriche disponibili e non si può quindi escludere il rischio di non poter realizzare nuovi impianti di produzione energetica o di dover ridurre le prestazioni di quelli esistenti. È indispensabile procedere a una gestione integrata acqua-energia per minimizzare i rischi, ottimizzando l’efficienza di entrambi i sistemi.
English Abstract
Water scarcity is increasing due to the direct and indirect effects of the climate change, just when population and economic growth are expected to increase demand for food, energy, and water in developing countries. Since water is needed in almost all energy generation processes, determining energy-water tradeoffs can become a complex matter, leading to bottlenecks in building or operating power plants. The impact of cross-sector competition on the energy- water nexus highlights the need for a more integrated approach to energy/water planning, so as to optimize either system.
Regno Unito: il ritorno della pianificazione energetica
di Colin Robinson, Professore Emerito di Economia all’Università del Surrey e già Direttore Editoriale dell’Institute of Economic Affairs, Londra
c.robinson180@btinternet.com
Il mercato energetico inglese, dopo un breve periodo di liberalizzazione, sta ritornando a una situazione – simile a quella precedente gli anni 1980 – caratterizzata da un esteso intervento del governo centrale, specie nella scelta dei combustibili per la produzione elettrica. Delle due principali ragioni a sostegno dell’intervento pubblico, quella sul miglioramento della sicurezza energetica ha scarsa consistenza. Quella relativa alla lotta al prospettato cambiamento climatico potrebbe avere più senso, ma l’attuale approccio di tipo centralizzato rischia di portare a gravi errori. Un’azione decentralizzata e basata sul mercato è il percorso più appropriato.
English Abstract
After a brief period of liberalisation, the UK energy market is reverting towards its pre-1980s state in which central government intervenes extensively, particularly in the fuel choices of electricity generators. Of the two principal reasons given for government intervention, there is little substance in the argument that it improves security of supply. There may be a better case for action to offset prospective climate change, but the present centralised approach risks massive errors. Decentralised, market-based action is more appropriate.
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