1.2015
LUCI E OMBRE DEL PETROLIO
Sette questioni sul crollo dei prezzi
Energia tra economia e geopolitica
Insidie del controshock petrolifero
REGULATION & DEREGULATION
Verso un nuovo assetto del mercato elettrico
PETROLIO & GAS
Sette questioni sul recente crollo del prezzo del petrolio
di Rabah Arezki e Olivier Blanchard, International Monetary Fund
Il recente crollo dei prezzi del petrolio è visto come una boccata d’ossigeno per l’economia globale, con un previsto beneficio per il PIL mondiale di 0,3-0,7 punti percentuali nel 2015 rispetto a uno scenario senza caduta dei prezzi. Vi è tuttavia molto di più in questa storia complessa che coinvolge produttori, esportatori, governi e consumatori, anche se in misura diversa. Cercando di rispondere a sette questioni chiave riguardanti il crollo dei prezzi, questo articolo analizza le dinamiche attuali e future del mercato del petrolio, le implicazioni per i diversi gruppi di paesi, per la stabilità finanziaria e quel che i policy makers dovrebbero fare per affrontarne gli effetti sulle loro economie.
English Abstract
The recent slump in oil prices is seen as a shot in the arm for the global economy, with a forecast gain for world GDP between 0.3 and 0.7 percent in 2015, compared to a scenario without the drop in oil prices. There is however much more in this complex story affecting producers, exporters, governments and consumers, albeit not in the same way. This article attempts to answer seven key questions about the oil price decline and examines the mechanics of the oil market now and in the future, the implications for various groups of countries as well as for financial stability, and how policymakers should address the impact on their economies.
Uno schema a «W» per la ripresa dei prezzi petroliferi
di Edward L. Morse, Amministratore Delegato e Global Head di Commodities Citi Research
Il rialzo dei prezzi del petrolio è all’orizzonte? Dal punto di vista dei fondamentali di mercato dovremmo attenderci un loro nuovo crollo. Di fatto, la recente netta ripresa delle quotazioni del Brent pare riconducibile più a fattori di carattere finanziario che di mercato. Il processo di accumulo delle scorte negli Stati Uniti e in altre aree è ancora in atto e, una volta saturata la capacità di stoccaggio, è quasi certo che i prezzi torneranno a calare, per poi probabilmente salire di nuovo a causa della più elevata domanda di petrolio tipica dell’estate. La ripresa dei prezzi traccerà quindi un andamento a forma più di «W» che di «U» o di «V».
English Abstract
Is there an oil price recovery on the horizon? From the perspective of market fundamentals we should bet on a new drop. In fact, the recent sharp recovery of the Brent seems driven more by financial factors rather than physical ones. In the US and other areas the inventories buildup is still in progress and, once oil storage capacity becomes full, prices will almost certainly have to come down again. But as markets move from weak demand in Spring to high summer demand for oil, prices should rise again and their recovery will likely look more like a «W» than like a «U» or a «V».
Energia tra economia e geopolitica
di Alberto Clô, Direttore Responsabile di «Energia»
Nonostante il recente parziale rimbalzo dei prezzi, il controshock petrolifero è ancora ben lontano dall’essersi esaurito. L’instabilità resterà l’elemento dominante del mercato, a meno di una qualche forma di regolazione dell’offerta. Ancora più incerte sono le prospettive se si tien conto dei fattori geopolitici che lacerano lo scenario petrolifero e metanifero. Con pesanti ripercussioni sulla «sicurezza energetica» di molti paesi, specie per l’Italia che negli ultimi anni ha aumentato la sua dipendenza da Russia e Libia: teatri delle maggiori crisi.
English Abstract
Despite the recent rebound of the oil prices, the countershock is far from finding a new balance. Instability will remain the key feature of the oil markets unless some sort of supply control will be put in place. The outlook seems even more uncertain looking at the geopolitical tensions worldwide which could affect the oil and gas dynamics and the «energy security» of many countries. Italy is in the front row, having increased in the recent years its energy dependence from Countries such as Russia and Libya, where the situation is more critical.
Insidie del controshock petrolifero
di Sergio De Nardis, Nomisma, Bologna
Sergio.DeNardis@nomisma.it
Il crollo del petrolio è una buona notizia? Esso arriva quando l’Italia e le economie europee hanno bisogno di maggiore, non minore, inflazione. La politica monetaria ha perso capacità di trazione, l’inflazione euro è praticamente zero, negativa in diverse economie. In tale situazione gli effetti favorevoli del greggio meno caro, connessi all’aumento dei redditi reali nei paesi importatori, possono essere compensati da quelli negativi indotti dalla deflazione. La decisione della Bce del 22 gennaio di adottare un quantitative easing è cruciale per cercare di contrastare il disancoraggio delle aspettative ma questa operazione, ancorché necessaria, può non essere sufficiente a rivitalizzare l’economia europea.
English Abstract
Is the collapse of oil a good news? It comes at a time when Italy and the European economies need more, not less, inflation. Monetary policy has lost traction, euro inflation is practically zero and even negative in several economies. In such a situation, the favourable effects of less expensive crude oil, associated with an increase in real incomes in the importing countries, can be offset by the negative effects caused by deflation. The Ecb decision of the 22nd of January to implement quantitative easing is crucial to try to counteract the deterioration of inflationary expectations but this intervention, although necessary, may be not sufficient to revitalise the European economy.
Luci e ombre del petrolio: verso un autunno?
di Enzo Di Giulio, Scuola Enrico Mattei – Eni Corporate University
enzo.digiulio@enicorporateuniversity.eni.it
L’industria petrolifera nel medio-lungo periodo è il tema di questo articolo. Dopo l’analisi dei trend di domanda, produzione e riserve di petrolio negli ultimi venti anni, l’articolo si sofferma sul tema dei costi e dei ritorni dell’industria, affrontato attraverso sia l’analisi dell’EROI che lo studio dei principali dati di bilancio delle majors. L’analisi evidenzia la crescita drammatica dei costi diretti e della tassazione sul reddito. Nonostante ciò, la redditività delle compagnie continua ad essere positiva. E tuttavia elementi di criticità emergono se si volge l’attenzione al cash flow libero anziché al reddito netto. Il prezzo del petrolio emerge come la variabile chiave che sostiene un’intera industria ormai entrata in una fase nuova e sfidante della sua storia.
English Abstract
The oil industry in the medium-long term is the subject of this article. After analyzing the trend of demand, production and reserves of oil in the last twenty years, the article focuses on the costs and returns of the industry. This is addressed through the analysis of EROI and the study of the main financial statements of the Majors. The analysis shows the dramatic growth of direct costs and income taxes. However, the profitability of companies continues to be positive. Nevertheless critical elements emerge if one turns his attention to free cash flow instead of net income. The price of oil emerges as the key variable that supports an entire industry now entered a new and challenging phase in its history.
REGULATION & DEREGULATION
Verso un nuovo assetto del mercato elettrico
di G.B. Zorzoli, Associazione Italiana Economisti dell’Energia,
gb.zorzoli@fastwebnet.it
Il ritorno ai prezzi amministrati del mercato elettrico britannico ha messo in evidenza i limiti intrinseci della contrattazione a breve, anche quando l’incidenza delle rinnovabili è modesta. Quando queste, specie se non programmabili e a costo marginale pressoché nullo, contribuiscono in misura rilevante alla produzione elettrica, oltre a porre problemi di bilanciamento, nelle ore di bassa domanda e offerta elevata possono azzerare i prezzi all’ingrosso del kWh, rendendo così la contrattazione a breve ancora più inefficiente. Per sciogliere questi nodi, si suggerisce il passaggio alla contrattazione a lungo termine, affiancata da una gestione integrata degli impianti a fonti rinnovabili ubicati in ambiti territoriali omogenei.
English Abstract
UK electric market’s comeback to a tariff system is highlighting the inherent limits of the Day Ahead Market, even when no significant renewables share is present. When renewables share is relevant and is mainly made up of intermittent, quasi zero marginal cost plants, balancing problems are added and, moreover, low demand and high supply hours can lead wholesale prices down to zero, thus making short term market even more inefficient. These drawbacks can be overcome by switching to long term bilateral deals, backed by operating as a whole renewables plants, sited in the same area.
UE: l’interconnessione è la via per il successo della politica energetica
di Lorenzo Colantoni, Associate Fellow, Istituto Affari Internazionali, Roma
lorenzo.colantoni@gmail.com
In un’Europa dove paesi come il Regno Unito possono trasmettere meno del 5% della propria produzione elettrica, in cui Spagna e Francia litigano ancora sulle proprie connessioni e sei Stati membri dipendono interamente dal gas russo, le interconnessioni energetiche dovrebbero essere la priorità. Eppure, non è così: dal primo appello del Consiglio europeo del 2003 poco o nulla è cambiato. Non si può pensare però ad un mercato unico dell’energia, ad un prezzo unico per l’Europa di gas ed elettricità e, infine, ad una politica energetica europea che funzioni se l’UE è ancora composta di isole energetiche. E senza tutto questo sarà ancora più difficile recuperare la nostra competitività perduta.
English Abstract
In an Europe where countries such as the UK can transmit less than 5% of their electricity production, where France and Spain are still arguing on their connections and six Member States are entirely dependent on Russian gas, energy interconnections should be the top priority. However, this is not the case. Since the first request of the European Council on the topic in 2003, almost nothing has changed. Nonetheless, it is impossible to think of a single energy market, a common price for energy and, ultimately, a single, well-functioning EU energy policy if Europe is composed by energy islands. Something we need more than ever to find our lost competitiveness.
Programmazione energetica regionale: opportunità non valorizzata
di Alfredo Di Noia e Giuseppe Nicoletti, Dipartimento di Economia, Università di Foggia
alfredo.dinoia@unifg.it
giuseppe.nicoletti@unifg.it
L’Italia ha fatto fronte agli impegni posti dalla Direttiva 2009/28/CE attraverso l’emanazione nel 2012 del Decreto Ministeriale Burden Sharing che fissa gli obiettivi vincolanti che ogni regione deve raggiungere per consentire al Paese il rispetto dell’impegno. Tale decreto, tuttavia, sembra essere stato elaborato senza un adeguato dibattito empirico e scientifico, ed ignorando le potenzialità energetiche già stimate nei documenti di programmazione energetica regionale. Questo articolo evidenzia come gli obiettivi programmatici regionali «auto-imposti» siano molto più ambiziosi di quelli fissati a livello centrale sia per la scadenza del 2020, indicati nel PAN 2010 e nella SEN 2013, sia per il 2030, definiti in sede europea.
English Abstract
In 2012 the Italian «Burden Sharing» Ministerial Decree has set binding targets that each Italian region must reach to enable Italy to comply with Directive 2009/28/EC. The Decree appears to have
been developed without adequate and extensive empirical and scientific debate; it ignored the energy potential already estimated in the documents relating to regional energy planning. This paper
shows that the «self-imposed» targets of regional planning are much more ambitious than those set at the central level for both the 2020 deadline, mentioned in the National Action Plan 2010 and National Energy Strategy 2013, and for European Union target by 2030.
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