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Copertina della rivista

1.2016

PETROLIO & GAS

Gas Russo e pace in Ucraina
Petrolio: tra delusione e new economics

AMBIENTE

Lo scenario energetico mondiale dopo Parigi

REGULATION & DEREGULATION

Addio acquirente unico, ma poi?

 

 

 


PETROLIO & GAS

 

Come garantire il gas russo all’Europa e riportare la pace in Ucraina
di Romano Prodi, Presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, Bologna, e Garante di «Energia»
Sul Nord Stream 2 si gioca un’importante partita politica ed economica per il futuro dell’Unione Europea. Il costoso progetto, che prevede il raddoppio del gasdotto Nord Stream che trasporta il metano dalla Russia direttamente alla Germania, è stato lanciato unilateralmente da Berlino, nonostante il suo supporto alle sanzioni contro la Russia. Tale decisione altera gli equilibri della politica energetica europea e si pone in contraddizione con gli impegni europei per la costruzione di un’Energy Union. Esiste una soluzione alternativa che, al contempo, soddisfi gli interessi russi, garantisca all’Europa l’approvvigionamento di gas di cui abbisogna e favorisca la pace in Ucraina, assicurandole diritti di transito indispensabili per la sua economia?

English Abstract
One of the main political and economic games for the future of the European Union takes place on the North Stream 2. This expensive project, which envisages the doubling of the Nord Stream gas pipeline that carries natural gas from Russia directly to Germany, was unilaterally launched by Berlin, despite its support for sanctions against Russia. This decision alters the balance of European energy policy, being at odds with the commitments for the construction of a European Energy Union. Does an alternative solution exist that, at the same time, meets Russian interests, guarantees the supply of gas to Europe and promote peace in Ukraine, assuring the transit rights indispensable for its economy?

 

La delusione del petrolio
di Sergio De Nardis, Ufficio parlamentare del bilancio, Roma
sergio.denardis@upbilancio.it

La caduta del prezzo del petrolio sembra avere effetti di spinta attenuati per le economie importatrici. Essa si verifica in condizioni di trappola della liquidità, con bassa inflazione e tassi di interesse al limite minimo. Ciò comporta effetti avversi (ostacolando la discesa dei tassi di interesse reali) che in parte compensano quelli favorevoli del miglioramento delle ragioni di scambio. Le economie europee hanno bisogno di inflazione; impulsi che spingono in direzione opposta rischiano di allontanare il superamento della fase depressa degli ultimi anni. Inoltre, le necessità di deleveraging delle economie produttrici di greggio accentuano gli effetti di rallentamento del quadro mondiale.

English Abstract
The fall of the oil price has subdued positive effects on importing countries. It materialises when these economies are in a liquidity trap, with low inflation and interest rates at the zero lower bound. This causes adverse effects (contrasting real interest rates reduction) that partly offset the benefits coming from better terms of trade. European economies need inflation; impulses that go in the opposite direction may delay the overcoming of the situation of economic depression of the last few years. Moreover, necessity of deleveraging of the oil producing economies favours a slowdown of the global economy.

 

La Nuova Economia del Petrolio
di Spender Dale, Group Chief Economist, BP

La comparsa dello shale oil e le crescenti preoccupazioni in materia di cambiamento climatico e di ambiente hanno cambiato in modo significativo il mercato petrolifero negli ultimi 10-15 anni. Le convinzioni su cui ci si è basati in passato per l’analisi di questo mercato sono ora superate e servono nuovi strumenti che riflettano la Nuova Economia del Petrolio. Non è ancora chiaro cosa questo implichi in termini di modelli formali, ma qualunque nuovo quadro di riferimento non può prescindere da quattro considerazioni: un esaurimento del petrolio è improbabile; le caratteristiche di offerta dello shale oil sono diverse da quelle del petrolio convenzionale; la direzione dei flussi di petrolio va sempre più da Occidente verso Oriente; l’OPEC rimane una forza centrale nel mercato del petrolio.

English Abstract
The emergence of shale oil and the growing concerns about climate change and the environment have changed the oil market very significantly over the past 10-15 years. The beliefs that served us well in the past are no longer as useful for analyzing the oil market and we need an updated set of principles reflecting the New Economics of Oil. What this means in terms of formal models still need to be worked, but any new framework should include the following four principles: oil is not likely to be exhausted; the supply characteristics of shale oil are different to conventional oil; oil is likely to flow increasing from West to East; OPEC remains a central force in the oil market.

 

2016: le montagne russe del petrolio sono solo all’inizio
di Amrita Sen, Chief Oil Analyst, Energy Aspects,Londra
press@energyaspects.com

Il mercato petrolifero ha mostrato più dinamismo agli inizi del 2016 di quanto non abbia fatto durante la maggior parte degli anni passati – e molto deve ancora accadere. Come il precedente, sarà un anno difficile per molti attori dell’industria, a motivo delle numerose macro sfide e dei timori per l’eccesso di offerta. Tra le varie questioni, le dinamiche dell’offerta non-OPEC sono senz’altro da monitorare. Allo stesso modo, l’OPEC rappresenta la maggior incognita, con il ritorno dell’Iran ed i malumori politici dovuti alla rigorosa linea di politica produttiva che ha adottato. Inoltre, la domanda sarà inferiore rispetto a quella del 2015, ma non per colpa della Cina dove i piccoli raffinatori hanno un ruolo interessante. Tenuto conto di tutto ciò, i prezzi, a prescindere dalla traiettoria, sono e resteranno volatili.

English Abstract
There has been more oil market action already in 2016, than most years see throughout their entirety—and there is more to come. This year will continue to follow the last as a challenging one for many in the industry, with a raft of macro challenges, as well as over-supply concerns. Amongst many issues, the one to watch in 2016 is the factor of non-OPEC supply. Equally, OPEC poses the biggest unknown, with Iran’s return, and the political rumblings regarding OPECs stringent production policy line. Also, demand will be slower than in 2015, but it is not China’s fault, the teapots there are playing an interesting role. With all of this, the upshot for prices is that regardless of the trajectory, they have been, and will be, volatile.

 

Il calo dei prezzi e degli investimenti E&P negli idrocarburi
di Guy Maisonnier, Geoffrey Hureau, Sylvain Serbutoviez, Constancio Silva, IFP Énergies nouvelles, Lione

Nella media dell’anno, nel 2015 il prezzo del Brent è stato di 52 doll./bbl, quasi il 50% in meno rispetto al 2014. La principlae ragione di questo forte ribasso è l’eccesso di offerta dovuto alla consistente produzione statunitense di shale oil. Il mancato taglio dell’offerta OPEC continua a premere sui prezzi e il persistere o meno di questa strategia, insieme alla dinamica produttiva dello shale oil, sarà decisiva per i futuri trend. Gli investimenti mondiali in E&P, dopo un ciclo positivo che durava da oltre un decennio, sono calati nel 2015 di oltre il 20% e il declino ha interessato tutte le aree fatta eccezione per il Medio Oriente. Il motivo principale di questo trend, previsto perdurare anche nel 2016, è la caduta dei prezzi del petrolio avviatasi dalla metà del 2014.

English Abstract
In 2015 the price of Brent stood at approximately $52/bbl on average, down nearly 50% compared to the previous year. Surplus oil on the market is the main reason behind this downward correction, resulting from significant production of US shale oil. OPEC’s failure to cut supply continues to exacerbate the pressure on prices. OPEC strategy and the shale oil production will be decisive when identifyng future trends. After an upward cycle that lasted over a decade, global investments in E&P felt by more than 20% in 2015 and the decline affected every region with the exception of Middle East. The main reason for this downturn is the drop in oil prices since mid-2014 and this trend is expected to continue during 2016.

 

 


AMBIENTE

 

COP 21, il rebus dei target: obblighi contro ambizioni
di Enzo Di Giulio e Stefania Migliavacca, Scuola Enrico Mattei – Eni Corporate University 
enzo.digiulio@enicorporateuniversity.eni.it
stefania.migliavacca@enicorporateuniversity.eni.it

L’articolo illustra i risultati principali della COP 21 di Parigi, sottolineandone punti di forza e di debolezza. Esso approfondisce la situazione energetica dei 15 paesi caratterizzati dalle maggiori emissioni di carbonio a livello mondiale, studiandone le performance energetico-ambientali dal 1990 ad oggi e i possibili sentieri di decarbonizzazione. Una serie di simulazioni pone a confronto la riduzione media annua di intensità energetica e carbonica richiesta ai 15 paesi per abbattere le proprie emissioni in linea con il target dei 2°C richiesti dalla COP 21 con le riduzioni passate. L’ampia distanza tra tagli ideali e storici, unita alla mancanza di target vincolanti, fa ritenere assai improbabile un riorientamento profondo della poli.

English Abstract
This article presents the main results of the COP 21 in Paris, highlighting the strengths and weaknesses. It deepens the energy setting of 15 countries characterized by the highest carbon emissions worldwide, analysing their energy and environmental performances since 1990 and possible future paths of decarbonisation. A series of simulations compares the average annual reduction in energy and carbon intensities required to the 15 countries in order to cut their emissions in line with the 2 °C COP 21 target with past reductions. The large gap between ideal and past emission cuts, as well as the lack of binding targets, lead us to believe a profound reorientation of the international energy policy towards decarbonisation very unlikely.

 

 


REGULATION & DEREGULATION

 

Addio Acquirente Unico, ma poi?
di Francesco Silva, Università di Milano-Bicocca

Acquirente Unico SpA, nato nel 1999 con la riforma del mercato elettrico italiano, ha svolto la funzione di tutela dei piccoli utenti che optavano per questo servizio rispetto al libero mercato. Il DdL 2085/2015 sopprime AU a partire dal 2018. L’articolo argomenta che, alla luce degli ottimi risultati – in termini di prezzi e stabilità delle tariffe – ottenuti da AU vs il mercato libero, la sua scomparsa non favorisce i piccoli utenti, ma i distributori elettrici e in particolare Enel Servizio Energia. Il DdL 2085/2015 non è stato certo ispirato dai principi dell’economia del benessere. Pertanto l’AEEGSI dovrebbe intervenire individuando nuove modalità per tutelare questi utenti.

English Abstract
Acquirente Unico SpA (Single Buyer, AU) was established in 1999 by the Italian Electricity Market Reform with the function to protect small customers opting for this service instead of the free market pricing. In 2015, the draft law n. 2085 decided to abolish AU starting from 2018. This paper argues that, given the excellent results achieved by AU – in terms of prices and their stability – vs the free market, this decision does not favour small costumers, but the power supply companies and in particular Enel Servizio Energia. The draft law 2085/2015 does not appear to be inspired by the principles of welfare economics. Therefore, the Authority (AEEGSI) should intervene, identifying new means to protect small customers.

 

Gare per la concessione di distribuzione del gas: il gioco dell’oca
di Gian Paolo Repetto, Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche, Genova
gianpaolo.repetto@rie.it

Con ritardo di anni rispetto alle iniziali intenzioni, nel dicembre 2015 sono stati pubblicati i primi bandi di gara per l’assegnazione del servizio di distribuzione del gas naturale per Ambito Territoriale Minimo. Le criticità che li accompagnano e una nuova probabile proroga dei termini di indizione mostrano come si tratti di una falsa partenza. L’articolo ricostruisce alcuni degli aspetti fondamentali dell’interminabile iter, fino agli ultimi atti di quest’inverno, ponendo l’accento sulle problematiche che hanno finora impedito l’implementazione di un modello molto complesso, oggetto di numerosi interventi correttivi dettati dalla necessità di chiudere falle sempre nuove tra «sistema reale» e «sistema ideale».

English Abstract
With delay of years compared to the initial intentions, in December 2015 the first calls for tenders aimed to the award of natural gas distribution service for Minimum Territorial Area were published. The critical issues related to them and a new probable prorogation of the deadlines of the tenders show that it was a false start. The article deals some of the key facts of the endless process until the last acts of this winter, focusing on issues that have prevented the implementation of a very complex model, subject to numerous corrective measures to make closer «real system» and «ideal system».

 

 


ELETTRICITÀ

 

Declino demografico e domanda elettrica tra miti e realtà: il caso del Giappone
di Akira Yanagisawa, Senior Economist e Manager, Energy Demand, Supply and Forecast Analysis Group, The Energy Data and Modelling Center, The Institute of Energy Economics, Japan

Quando si analizza la domanda di energia o di elettricità, le dinamiche demografiche sono considerate un fattore importante come la crescita economica e i prezzi energetici. In Giappone si sostiene spesso che «i consumi elettrici diminuiranno dal momento che la popolazione è in calo». L’articolo, analizzando la relazione tra queste due variabili sulla base dei dati storici giapponesi – ma riportando anche gli esempi di alcune regioni dell’Italia e della Germania – evidenzia la debolezza di tale teoria. Viene suggerita peraltro la necessità di verificare, nell’ottica di una società caratterizzata da cali demografici, un’ipotesi opposta, ovvero che in futuro il calo della popolazione possa comportare un aumento della domanda elettrica invece che una sua riduzione.

English Abstract
Demographics are treated as an important factor along with economic growth and energy prices when we consider energy or electricity demand. In Japan we also often hear a view that «electricity
consumption will decrease since the popolation has turned to a decline». This article, analysing the relationship between these two variables based on historical data in Japan – but also in some regions in Italy and Germany – highlights the weakness of this view and suggests that, in a society featuring a population decline, it may be useful to verify an opposite view: in the future, population decline may induce increases in electricity demand, not decreases.

 

 

 

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