22 Gennaio 2018

L’auto elettrica tira… anche i prezzi dei materiali

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La prospettiva di un’esponenziale penetrazione delle auto elettriche si consolida di giorno in giorno, ma al contempo fa esplodere i prezzi dei materiali di cui abbisognano nelle batterie, litio e cobalto, mentre la speculazione comincia ad operare.

La conferma più preoccupante viene dalla Cina che sta facendo incetta di miniere di litio. Il contenuto del litio in una Tesla Model S è equivalente, tanto per rendere l’idea, a 10.000 cellulari. Ebbene, in vista dei programmi di penetrazione delle auto elettriche all’interno della Cina (8% delle vendite di auto nel 2018 e 12% nel 2020), Pechino ha acquistato recentemente una miniera di litio in Australia per 2.000 volte il valore pagato meno di un anno fa. Tra 2015 e 2017 il prezzo del litio è più che raddoppiato mentre quello del cobalto – altro materiale essenziale nelle batterie – è aumentato del 60%.

La speculazione, scontando previsioni di aumento della domanda del 20% all’anno, sta accumulando scorte. L’aumento dei prezzi dei materiale va riducendo la convenienza delle auto elettriche e il loro punto di breakeven con le auto tradizionali, anche se è in parte controbilanciato dalla progressiva riduzione dei costi complessivi delle batterie, di tre quarti nei passati sei anni.

Tre le conclusioni. Primo: produzioni di nicchia possono migliorare la competitività all’aumentare dei volumi prodotti. Altro quando la scala produttiva si moltiplica: facendo emergere problemi di scarsità dei materiali come nei citati casi del litio e del cobalto. Che la loro produzione, controllata da poche imprese e paesi, sia in grado di far fronte alla domanda è tutt’altro che certo. Secondo: non può dirsi che l’auto elettrica sia una tecnologia a basso contenuto di carbonio. Sicuramente di per sé non emette anidride carbonica come le auto a combustione interna. Ma altro è il discorso se si considera la loro intera filiera produttiva e le emissioni delle diverse fasi in cui si articola. Terzo: la criticità dell’auto elettrica non è dato solo dalla sua convenienza economica rispetto a quelle tradizionali, ma da altri due aspetti: (a) la realizzazione sul territorio di una capillare piattaforma di alimentazione anche a grandi distanza; (b) come produrre l’elettricità incrementale per alimentarle, evitando l’ipocrisia dell’Olanda, leader nella mobilità elettrica che alimenta con nuove centrali a carbone.

È stato stimato che se la penetrazione delle auto elettriche raggiungesse nel 2040 un terzo delle immatricolazioni bisognerebbe accrescere la produzione di elettricità di 1.900 mld. kwh: quanto consumano ogni anno Francia, Germania, Regno Unito e Italia insieme. La mobilità elettrica richiederà comunque, per divenire rilevante, un lunghissimo tempo se si pensa che su un parco veicoli oggi di 1,3 miliardi di unità, quelli elettrici non superano quest’anno i 2 milioni (1,5 per mille) e che nel giro di due decenni il parco veicoli è previsto raddoppiare a 2,4 miliardi di unità. Per coprire il 10% del parco la produzione e vendita di auto elettriche dovrebbe moltiplicarsi rispetto agli attuali livelli di 120 volte.


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