25 Gennaio 2018

L’impatto della COP21 di Parigi secondo la IEA: scenari a confronto

LinkedInTwitterFacebookEmailPrint

In che misura la Conferenza di Parigi ha spostato gli equilibri tra fonti low-carbon e fonti fossili? Per rispondere a tale questione, è interessante confrontare l’edizione 2017 del World Energy Outlook (due anni dopo Parigi) con quella del 2014 (l’anno prima di Parigi).

Il confronto ci darà un’indicazione quantitativa di come lo scenario della più prestigiosa istituzione mondiale in ambito energetico valuti l’impatto della Conferenza di Parigi. In sostanza si mettono a confronto le emissioni delineate in uno scenario che già incorpora azioni di policy avviate e/o previste dai governi e quelle associate allo Scenario 450, che consentirebbe di contenere la crescita della temperatura entro i 2 °C.

La situazione tra il prima e il dopo cambia molto poco. Secondo il WEO 2017, nel 2040 lo scenario NPS è superiore del 95% rispetto al 450, contro il +97% del WEO 2014. In sostanza, le emissioni im­plicite nell’attuale sistema energetico saranno – pur considerando le numerose azioni di policy avviate e programmate – quasi il doppio di quanto dovrebbero essere. Inol­tre – ed è questa la conclusione più impressionante – al momento la IEA valuta l’impatto di Parigi sulle emissioni in due punti percentuali in 23 anni!

La IEA ci sta quindi dicendo che dopo Parigi non c’è uno spostamento del mix verso le fonti low-carbon, ovvero non c’è un incremento di decar­bonizzazione, se si esclude quella minima, interna alle fonti fossili, con il gas e il petrolio che guada­gnano rispettivamente un punto percentuale rispetto al carbone.

Questo non significa che non vi sia decarbonizzazione. E infatti, tra lo scenario al 2040 del WEO 2017 e i dati di partenza del 2016 vi è una certa differenza, con le rinnovabili che cresco­no di quattro punti percentuali a danno delle fonti fossili, che si contraggono nella medesima misura. Tuttavia, dopo Parigi, la IEA non registra una crescita delle fonti low-carbon. È come se Parigi per la IEA non esistesse. Com’è possibile?

Abbiamo osservato la quota totale delle rinnovabili e quella specifica delle cosiddette rinnovabili moderne (solare ed eolico) nella generazione elettri­ca. Qui qualcosa accade perché, mentre tre anni fa (2014) la IEA preve­deva le rinnovabili al 33%, ora le vede al 40% e il balzo è compiuto grazie a solare ed eolico, la som­ma delle cui quote raggiunge il 20% (contro il 12% del WEO 2014). Ma perché a livello di energia primaria non c’è differen­za tra i due Outlook, laddove ve n’è una di una certa consistenza nella generazione elettrica? La ragione risiede in alcune variazioni di mix che avvengono all’interno dei di­versi settori: ad esempio, rispetto allo scenario presentato nel 2014, il WEO 2017 prevede una diminu­zione della biomassa, di quattro punti percentuali nel residenziale, e di un punto nell’industria. Altro elemento ch