Nell’unico paese avanzato in cui da oltre trent’anni è stata cancellato ogni KWh nucleare, che ha indetto due referendum (1987, 2011), vincendoli, per ribadirne l’uscita; in cui ci si oppone a ogni investimento energetico di qualsiasi natura – petrolio, gas, eolico, solare, e via andare –; in cui si è arrivati a sostenere che un gasdotto sotto terra può provocare tumori; in cui si è sostenuto che un rigassificatore, prontamente ribattezzato «bombolone», realizzato a Livorno avrebbe potuto esplodere con elevata probabilità, causando – secondo i comitati livornesi – il crollo della torre di Pisa, così riconciliando due città storicamente rivali, ebbene in un paese in cui è accaduto tutto questo non può non suscitare meraviglia, stupore, incredulità misti a scetticismo il fatto che ben nove su venti Regioni italiane stiano gareggiando per vincere il bando di gara indetto da ENEA per l’individuazione di un sito per l’insediamento dell’esperimento DTT (Divertor Tokamak Test) nell’ambito del progetto ITER sulla fusione nucleare. Sì: nucleare!!!
Vi è da dubitare che ne abbiano contezza, che sappiano di che si tratta, che siano informati su cosa sia effettivamente questo DTT, che siano favorevoli a questo tipo di reattore termonucleare deuterio-trizio. Ma su tutto prevale il fatto che trattasi comunque di un progetto che porta 500 milioni di euro con l’impiego in totale di oltre 1.800 addetti. E di questi tempi a caval donato non si guarda in bocca. Abruzzo, Emilia-Romagna, Campania, Toscana, Lazio, Liguria, Piemonte, Veneto, Puglia: tra tutte la candidatura dell’ultima certamente suscita maggior sorpresa, se non ilarità.
Ma come, la Regione più attenta alla salute della sua popolazione che s’imbarca in un’avventura nucleare? La Regione che ha cercato in tutti i modi e contro tutti di bloccare un’innocua infrastruttura che trasporta metano, sostenendo che danneggia la salute, per non parlare degli ulivi prima tolti poi rimessi; che ha capeggiato la rivolta contro l’estrazione di idrocarburi affermando che pregiudica la salute, la fauna, la flora, l’agricoltura, la pesca, il turismo; che finisce per gareggiare con mezza Italia per ospitare un impianto che ha a che fare col nucleare?
Immagino già che, se puta caso dovesse vincere, la stessa organizzerebbe il comitato «NO-ITER», si opporrebbe alla costruzione dell’impianto se solo comportasse l’asportazione di un qualche arbusto, ricorrerebbe al TAR in caso di rifiuto. Insomma: farebbe di tutto per impedire quel per cui ha gareggiato.
Altrove forse le cose potrebbero andar meglio, ma non ci giurerei se solo dovesse sorgere, come sicuramente accadrà, una qualche opposizione locale politicamente costosa. Penso che due aforismi del grande Ennio Flaiano sintetizzino la situazione meglio d’ogni altra conclusione: Si battono per un’idea, non avendone e Poche idee, ma confuse.
Per aggiungere un commento all'articolo è necessaria la registrazione al sito.
0 Commenti
Nessun commento presente.
Login