29 Marzo 2018

Scienze comportamentali ed Energia

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Come può essere utile la teoria del nudge in ambito energetico e ambientale? Le spinte gentili possono servire a promuovere, insieme a strumenti di incentivo più tradizionale, alcune scelte green più consapevoli?

La risposta è positiva, e si basa sull’applicazione dell’economia comportamentale al campo dell’energia.

L’economia comportamentale studia, attraverso il metodo sperimentale, il modo in cui le persone prendono decisioni di natura economica e si basa sul ruolo che i limiti cognitivi esercitano nell’influenzare il contesto in cui facciamo quelle stesse scelte.

Anche in materia di sostenibilità ed energia, questa branca dell’economia offre uno strumento a disposizione dei policy makers per cercare di disegnare interventi più efficaci volti a individuare micro e macro-soluzioni a problemi quali quello dell’efficientamento energetico o del cambiamento climatico.

La modifica del contesto fisico in cui viene presa una data decisione, ad esempio, è uno degli aspetto di behavioural design che può essere impiegato anche nel campo delle policy ambientali.

Spesso tendiamo a sottovalutare il ruolo esercitato dal contesto che ci circonda (l’ambiente fisico, appunto) sulle nostre decisioni. L’architetto della scelta che disegna politiche più green, dunque, tiene conto di esso e prova a migliorare i comportamenti agendo proprio sulle sue caratteristiche.

Gli esempi più noti riguardano i paesi nordici, soprattutto in riferimento alla possibilità di raccogliere in modo più efficiente i rifiuti, come l’esperimento condotto dall’Università di Roskilde sui cestini dell’immondizia di Copenaghen.

Il post presenta l’articolo Scienze comportamentali ed energia scritto da Luciano Canova e pubblicato sul numero 1.18 di Energia

Luciano Canova insegna Behavioural Economics all’Eni Corporate University