14 Giugno 2018

Biocarburanti e olio di palma: in Francia esplode la protesta

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Mentre a Bruxelles si discute la revisione delle regole che riguardano il settore dei biocarburanti, in Francia è già guerra aperta, con gli agricoltori che solo nelle ultime ore hanno tolto le barricate di fronte a sedici raffinerie. La protesta è scaturita dopo che il governo ha autorizzato l’importazione di 300.000 tonnellate di olio di palma, destinate ad uno nuovo stabilimento della Total. Gli agricoltori, raccolti sotto la sigla sindacale della FNSEA, contestano l’utilizzo di materie prime provenienti dall’estero, che tolgono mercato a produzioni più autoctone come la colza o il girasole a discapito dell’ambiente e dell’economia transalpina. Una protesta che rischia di infiammare il dibattito in corso nelle stanze di Bruxelles, dove proprio in queste ore si sta discutendo la revisione finale della direttiva sulle energie pulite con i nuovi obiettivi al 2030. Tra le intenzioni dell’Unione europea vi è quella di ridurre il ricorso a materie prime dette di prima generazione, cioè in competizione con le colture agricole tradizionali – di cui colza, soia, girasole e olio di palma fanno parte – la cui quota dovrà calare dal 7% attuale al 3,8% nel 2030. Tuttavia, non vengono ad oggi indicate distinzioni tra i diversi tipi di materie prime, e soprattutto manca una soglia specifica per l’olio di palma, come richiesto dalla minoranza di paesi membri guidata dalla Francia. La maggioranza dei partecipanti al dibattito sembra però preferire una linea più cauta, poiché un blocco esplicito all’olio di palma potrebbe entrare in conflitto con le regole di libero mercato fissate dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), oltre al fatto che suonerebbe come un attacco diretto all’Indonesia, principale produttore mondiale di olio di palma. La soluzione? Colpire l’olio di palma senza nominarlo. Una strada che i francesi sembrano intenzionati a percorrere, proponendo una clausola che penalizzi i biocarburanti “a forte impatto ambientale”. Una soluzione che farebbe certamente esultare i produttori francesi ed europei di colza e girasole, ma su cui ancora la Francia non sembra aver trovato abbastanza sostenitori.


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