13 Giugno 2018

I conti senza l’oste

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Non passa giorno in cui non escano rapporti, scenari, analisi sul futuro dell’auto elettrica (da ultimo quelli dell’IEA, McKinsey, Bloomberg). Un futuro destinato, si sostiene, a sconvolgere l’intero mondo della mobilità, impattando in modo drastico sulle industrie automotive, petrolifera, elettrica. 

D’altra parte, l’elettrificazione dei trasporti è un tassello essenziale nel processo di decarbonizzazione dei sistemi energetici, cruciale sia nelle percorrenze brevi che nel trasporto pubblico e in quello merci negli ambiti urbani. Le vendite di auto elettriche hanno conosciuto nel 2017 un nuovo record di 1,1 milioni unità (fonte Bloomberg), superando la soglia delle 3 milioni di unità, pari al 2,5 per mille dell’intero stock di autovetture. A favorirla, il calo dei costi e della densità energetica delle batterie e le politiche di sostegno degli Stati, che arrivano a un terzo del prezzo di acquisto, ma soprattutto delle città (un terzo delle vendite).

Nonostante il calo dei costi, il peso delle batterie resta molto rilevante, così che incentivi finanziari, fiscali, d’altro tipo rimarranno a lungo essenziali. Le previsioni sono di una crescita delle vendite di 11 milioni di unità nel 2025 e sino a 30 nel 2030 (Bloomberg), con una diffusione molto ampia tra i paesi rispetto alla situazione attuale (una decina di paesi assorbono il 95% delle vendite, con la Cina con circa il 50% e gli Stati Uniti il 20%). Le condizioni necessarie a sostenere questo straordinario sviluppo sono ben note: dal miglioramento delle tecnologie, con un molto maggior uno sforzo nelle spese in R&S, agli investimenti per la realizzazione dell’infrastrutturazione di caricamento delle auto elettriche, dall’upgrading della rete elettrica alle politiche regolatorie, finanziarie, fiscali degli Stati; dallo sviluppo dei nuovi materiali essenziali alla fabbricazione delle batterie, alla realizzazione di nuova potenza elettrica zero carbon.

E’ stato stimato che un aumento delle immatricolazioni a 25 milioni di unità aumenterebbe dell’8% la domanda elettrica (1.900 TWh) pari alla domanda congiunta attuale di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia. Goldman Sachs ha stimato che una piena elettrificazione dei trasporti richiederebbe un investimento di 250 miliardi di dollari l’anno per 25 anni: totale 6.000 miliardi di dollari.

Chi dovrebbe sostenerne l’onere è interrogativo dirimente ma irrisolto. Da ultimo, ma non ultimo, vi sono i conti con l’oste… gli Stati. Parrebbe superfluo ma così non è, scorrendo i molti studi, che ci si sia dimenticati del fatto che i carburanti attuali sono una voce essenziale, “la gallina delle uova d’oro”, degli introiti degli Stati, alimentando ogni anno quelle europee grosso modo di 250 miliardi di euro (25 per l’Italia) e dell’insieme dei paesi OCSE di 850 miliardi. Ebbene, ogni ricarica in più di un auto elettrica equivale a meno uova nelle casse degli Stati, a meno che gli introiti perduti non vengano ribaltati sulle auto elettriche, riducendone così la competitività. L’Agenzia stima che nello scenario di massima penetrazione delle auto elettriche al 2030 le casse degli Stati OCSE perderebbero 92 miliardi dollari.

Dimenticarsi dell’oste rende le tavolate più allegre ma prima o poi qualcuno dovrà pur pagare.


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