Nell’America di Trump si parla anche di carbon tax. La scintilla che ha riacceso un dibattito che si dava per sopito, almeno fino alla prossima legislatura, è firmata peraltro da alcuni esponenti del Partito Repubblicano, che hanno formato la Americans for Carbon Dividends (AfCD) per fare pressione affinché si torni a discutere su una carbon tax bipartisan che metta d’accordo democratici e repubblicani, cittadini e imprese, negazionisti e ambientalisti.
L’iniziativa, che vede tra gli altri la partecipazione del leader repubblicano Trent Lott, dell’esponente democratico John Breaux e dell’ex presidente della Federal Reserve Janet L. Yellen, ha già ottenuto il sostegno di alcuni gruppi ambientalisti, come Conservation International; di alcune oil companies come Exxon Mobil, Shell e BP; e di grandi aziende nel settore dell’energia rinnovabile e nucleare e beni di consumo.
La proposta si basa su un’imposta iniziale di $40 per tonnellata di anidride carbonica prodotta che andrebbe ad aumentare nel tempo. Secondo i sostenitori ciò comporterebbe un aumento del costo di un litro di benzina di circa $0,10 centesimi con effetti deterrenti sui consumi energetici e sul riscaldamento domestico. Di conseguenza i cittadini e le imprese sarebbero incoraggiati a diventare più efficienti dal punto di vista energetico e a frenare il loro uso di combustibili fossili.
Per compensare i prezzi più alti, il gettito fiscale sarebbe restituito ai consumatori sotto forma di “dividendo di carbonio” che, stando ai proponenti, darebbe a una famiglia di quattro persone circa 2.000 dollari nel primo anno. Se il piano venisse approvato così com’è, ribadisce l’AfCD, potrebbe ridurre le emissioni degli Stati Uniti ben oltre quanto stabilito dall’amministrazione Obama con la firma degli accordi sul clima di Parigi.
Gli stessi sostenitori della carbon tax, tuttavia, non tacciono gli ostacoli che si troveranno di fronte. Il cambiamento climatico è una delle tante questioni che divide il Partito repubblicano, e l’idea che l’attuale Congresso possa approvare una simile proposta di legge non è tra le loro migliori aspettative. Al contrario, la strategia è quella di costruire il sostegno pubblico necessario intorno al tema mentre si lavora per una nuova proposta di legge da sottoporre dopo le elezioni di medio termine. A quel punto, infatti, i proponenti si potrebbero trovare un nuovo Congresso, magari più friendly nei confronti delle tematiche ambientali.
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