2 Luglio 2018

Sì viaggiare…

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I trasporti sono il grande ‘buco nero’ delle politiche climatiche: l’unico settore che non ha segnato alcuna riduzione delle emissioni (pari a circa un quinto di quelle totali) e ove se ne prevede un aumento del 50% al 2050. La ripresa della domanda di trasporto – dopo gli anni della crisi delle economie – non è valsa a bilanciare la maggior efficienza dei mezzi, le restrizioni nella circolazione nei centri urbani, le nuove tecnologie che vanno affermandosi.

Determinanti sono stati – e questo è il punto sostanziale – i comportamenti dei consumatori: cittadini più sensibili all’andamento dei prezzi dei carburanti e alla propria comodità che ai rischi climatici, nonostante nei sondaggi pubblici se ne dicano molto preoccupati. Ambientalisti ma non in casa propria.

E’ soprattutto nei trasporti che i comportamenti individuali deviano sistematicamente dalle traiettorie dei modelli tradizionali. La rivoluzione attesa nelle modalità di trasporto – veicoli elettrici, car pooling, guida autonoma, nuovi carburanti – congiuntamente alle politiche pubbliche di singoli paesi e alle proposte della Commissione (da ultimo nella Comunicazione ‘Europe on the move’ del 17 maggio scorso) è auspicabile siano in grado di modificare le tendenze in atto ma sarà molto dura guardando ai fatti.

La realtà dei dati per l’Europa evidenzia tre cose sostanziali: (a) il trasporto pubblico soccombe nettamente a quello privato: (b) nel trasporto merci la strada batte di gran lunga la ferrovia; (c) nel trasporto passeggeri l’autovettura stravince sui mezzi pubblici.

Nel ventennio 1995-2015, il trasporto merci su strada è aumentato di circa il 34% contro nemmeno l’8% di quello ferroviario, la cui quota si è ridotta di due punti al 12%. L’esplodere degli acquisti on line e delle consegne in ogni dove anche non raggiungibile con mezzi pubblici, ha contribuito e sempre più accentuerà questa tendenza. Nel 2015 le consegne di Amazon sono ammontate a 1 miliardo.

Sempre nel ventennio 1995-2015 il trasporto passeggeri in auto è aumentato del 21% contro aumenti dell’insieme dei mezzi pubblici del 15%, riducendosi quindi la loro quota a meno del 19%.

Dopo la grande crescita pre-2010, il trasporto ferroviario, pur in aumento nell’insieme dei paesi europei (ma non in tutti) grazie al diffondersi dell’alta velocità, ha registrato una sostanziale stagnazione e serie difficoltà per l’aumento dei prezzi che, combinandosi col calo di quelli petroliferi, ha finito per favorire l’uso dell’auto. Tutto questo grazie anche a un’altra grande innovazione: le piattaforme digitali che forniscono servizi di trasporto, Uber in testa, aumentando la concorrenza e riducendo sensibilmente i prezzi.

E’ interessante osservare come l’affanno dei trasporti pubblici si vada osservando anche la di là dell’Atlantico e in generale nelle città ricche, anche dove la qualità del servizio pubblico è elevata. Le metropolitane di New York e di Londra vanno registrando sensibili riduzioni dei passeggeri rispetto ad un anno fa. Morale: il ‘buco nero’ dei trasporti nel futuro delle emissioni globali molto difficilmente si riuscirà a restringere.

Nel 2050 si stima che la popolazione che risiederà nei centri urbani aumenterà ai due terzi del totale. Questo, meccanicamente, aumenterà la domanda di trasporto urbano quasi raddoppiandola sui livelli attuali. Come soddisfarla senza acuire le emissioni attuale è una sfida ardua eppur necessaria per chi governa le città, chi le costruisce, chi le vive.


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