Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, con esponenti della Banca d’Italia e di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), sarà in missione ufficiale in Cina dal 27 agosto al 1° settembre, dando seguito al viaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del febbraio 2017.
L’obiettivo è di consolidare i rapporti col ‘Pianeta Cina’, come l’ha definito l’Economist del 28 luglio 2018, sul piano finanziario, economico, industriale. Obiettivo che trova rispondenza nel ‘Progetto del Secolo’ del Presidente Xi Jinping, la Belt and Road Initiative (BRI) che ricalca l’antica Via della Seta e servirà a sostenere, ha affermato il Presidente, lo sviluppo economico e infrastrutturale in molte aree del mondo, dal Medio Oriente all’Africa all’Europa. Realizzando, ad esempio, una rete di trasmissione che veicoli l’energia elettrica rinnovabile prodotta in Cina sino all’Europa.
Il Progetto cinese è stato accolto favorevolmente da 60-70 paesi, che hanno già sottoscritto con la Cina un Memorandum of Understanding su basi bilaterali, ma al contempo è visto come ‘sinistro’ da quei paesi che vi intravedono un tentativo della Cina di creare un nuovo ordine mondiale in cui assumere un ruolo egemonico.
L’Europa, come al solito, ha una posizione indefinita, più che intermedia, compresa tra due poli. Da un lato ci sono paesi come la Grecia, che ha ceduto al gigante cinese dei trasporti navali Cosco il controllo del principale porto del Pireo. O, ancor più, come l’Italia, che da tempo ha accolto investitori cinesi nelle infrastrutture, a partire dalla società statale State Grid Corporation of China (SGCC), la più grande società elettrica del mondo con 350 miliardi di dollari di fatturato e 1,5 milioni di addetti, cui è stata ceduta una quota molto rilevante (seconda solo a quella di CDP) di Terna (reti elettriche) e di Snam (reti metanifere).
Opposta la posizione di altri paesi, a iniziare dalla Germania, che per la seconda volta ha respinto quest’anno, grazie all’intervento di istituti di credito e di banche pubbliche, il tentativo sempre di SGCC di acquisire il 20% della società 50 Hertz, che gestisce il sistema del trasporto elettrico nel Nord del Paese. Il motivo dello stop, secondo il Ministero delle Finanze e dell’Economia, è la “tutela delle infrastrutture energetiche ritenute critiche”.
Una posizione ben diversa da quella italiana che, pur considerando strategiche tali infrastrutture, non ha ritenuto che la partecipazione di soggetti esteri ne possa compromettere sicurezza e sviluppo.
Mentre è augurabile che la missione italiana in Cina possa sortire effetti positivi per il nostro Paese, ci sembra non meno auspicabile una riflessione complessiva su cosa comporti l’eventuale ulteriore cessione, anche parziale, di segmenti essenziali del sistema arterioso del nostro Paese, quali sono le infrastrutture.
Cosa sarebbe successo se nel 2008 si fosse dato seguito, col pieno avvallo del Governo di allora, alla richiesta del Libyan Energy Fund di entrare nel capitale di Eni?
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