3 Agosto 2018

Il petrolio e il ‘nuovo che avanza’

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“Se lo studio della storia del mercato del petrolio insegna qualcosa, è l’umiltà con cui predirne il futuro”.

È quanto afferma Robert MacNally al termine del suo bel volume “Crude Volatility – The History and the Future of Boom-Bust Oil Prices” che ripercorre le vicende del petrolio dalle sue origini ad oggi.

Per farlo bisognerebbe conoscerne a fondo la sua economia; la storia della sua industria; i fattori che ne influenzano le dinamiche di mercato, i prezzi, la competizione con le altre fonti. Superando, aggiungiamo noi, le semplificazioni, talvolta troppo superficiali, che attanagliano le profezie dominanti sulla prossima fine dell’industria petrolifera.

Pur essendo il petrolio ancora la fonte pivot dei mercati energetici mondiali, con i suoi prezzi che influenzano quelli delle altre fonti primarie ma anche secondarie (ad es. elettricità), colpisce il fatto che l’attenzione sia tutta concentrata sul ‘nuovo che avanza’, quasi che il petrolio fosse già residuale, mentre in realtà sta guadagnando quote di mercato.

D’altra parte nell’ultima (defunta?) SEN la parola “petrolio” compare 20 volte contro le 369 del termine “rinnovabili”. Quasi il rapporto inverso del loro peso nel mix energetico. Anche il solo parlarne, scriverne, discuterne vien letto e talora denunciato come ‘ancoraggio al vecchio’, non meritevole di attenzione.

Al contrario, la possibilità che il nuovo avanzi è dipendente non solo dagli sviluppi della tecnologia, dalla dinamica dei suoi costi, ma nondimeno da come evolveranno le cose nel mercato del petrolio. Saranno i suoi prezzi ad accelerare o ritardare l’avanzata del ‘nuovo’, a determinarne la competitività, a meno che non sia la mano visibile dello Stato a rendere conveniente ciò che non lo è.

Dire che le rinnovabili hanno raggiunto la grid parity è importante ma può essere fuorviante. È importante infatti a condizione che esse siano in grado di camminare sulle loro gambe senza sussidi di alcun tipo. Il drastico calo degli investimenti in Europa e specialmente in Gran Bretagna e Germania però fa sorgere molti dubbi al riguardo.

La loro competitività dipenderà in buona parte dai cicli dei prezzi del petrolio che a loro volta dipendono dalle dinamiche della domanda (in continua e forte crescita) e dell’offerta (per ora in grado di soddisfarla, in futuro con molti dubbi), ma anche dal gioco speculativo dei mercati che, come si vede dal grafico, ha svolto un ruolo determinante nell’orientare la variazione dei prezzi e la sua entità. A causarli non saranno solo le dinamiche relative domanda-offerta, ma anche le aspettative di un numero infinito di operatori – la mano invisibile del mercato – che alimentano la speculazione (l’area grigia del grafico) che nei quindici anni alle nostre spalle ha svolto in determinati momenti un ruolo dominante.

Sarà soprattutto il mercato a decidere se e quando il petrolio avrà fatto il suo tempo a vantaggio del nuovo che avanza. Che possa accadere in tempi brevi e ‘a prescindere’ è, per chi scrive, poco probabile.

Historical decomposition of real oil prices

Fonte: OGJ Analysis


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