Negli ultimi mesi, il mercato europeo del carbonio (ETS) è stato il mercato più movimentato: l’attuale prezzo (18,28 euro/tonn) è cresciuto di tre volte da maggio 2017 ed è atteso raggiungere quota 40 euro/tonn entro i prossimi cinque anni.
Il mercato sta già anticipando gli effetti dell’avvio della Market Stability Reserve (MSR), il cuore della recente riforma all’ETS che dal 2019 comporterà il ritiro annuale dal mercato di circa un quarto dei permessi non assegnati (dal 2024 sarà il 12%). Una decisione che nel lungo periodo dovrebbe ripristinare il corretto funzionamento del Sistema premiando le fonti più pulite.
A partire dal 2009, infatti, l’ETS ha registrato un eccesso di crediti di carbonio, in gran parte dovuto alla crisi economica e all’aumento delle rinnovabili che hanno ridotto le emissioni più del previsto. Il surplus di quote, comportando una diminuzione dei prezzi, ha rappresentato uno scarso incentivo alla riduzione delle emissioni e spinto paesi come la Germania e la Polonia a rimandare la chiusura delle centrali a carbone. Se la riduzione dei volumi delle aste operata dall’UE dal 2014 ha solo posticipato l’immissione di nuovi crediti, la MSR è stata istituita per migliorare nel lungo periodo la capacità di recupero del sistema ETS in caso di gravi shock attraverso la regolazione dell’offerta di quote da mettere all’asta.
L’effetto principale di questa riforma sarà quindi l’aumento dei prezzi del carbonio a ritmi sostenuti che, secondo Carbon Tracker, renderà la maggior parte delle centrali a carbone e lignite europee scarsamente redditizie. Il Think Tank sostiene che la riforma darà una forte spinta ai miglioramenti in efficienza energetica e al gas come sostituto del carbone nella generazione elettrica, per un totale di emissioni evitate in UE di 400 mil. tonn nel periodo 2019-2023.
RIDUZIONE DEI PREZZI DEL CARBONIO E DIMINUZIONE DELLE EMISSIONI DI CO2
Fonte: Carbon Tracker
Restano però alcune incertezze, in particolare sull’atteggiamento degli Stati verso l’ETS e sulla crescita della domanda elettrica, trainata dalla maggiore diffusione dei veicoli elettrici.
Il forte aumento delle fonti rinnovabili nel mix energetico degli Stati membri, in primo luogo, ha rappresentato di fatto una delle cause del malfunzionamento dell’ETS, evidenziando un problema di coordinamento politico all’interno dell’UE. Se le politiche energetiche nazionali prevarranno come in passato, l’ETS potrebbe continuare a svolgere un ruolo marginale nel processo di decarbonizzazione dell’economia europea.
In secondo luogo, c’è da domandarsi se la diffusione dei veicoli elettrici e l’elettrificazione dei consumi energetici finali non possano rallentare il phase-out del carbone per far fronte a una domanda elettrica prevista aumentare in Europa.
Vale la pena ricordare che ad aprile 2018 il Regno Unito (ancora parte dell’ETS fino al 2020) per la prima volta in 136 anni ha fermato le centrali a carbone per tre giorni consecutivi, impiegando prevalentemente gas, eolico e nucleare nella generazione elettrica.
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