12 Settembre 2018

TAP: così è se vi pare

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I prossimi giorni saranno decisivi per le sorti del gasdotto TAP che dovrebbe veicolare (via Grecia e Albania) il gas metano dall’Azerbaigian alle coste pugliesi. I vertici del governo sono profondamente divisi: tra chi lo ritiene inutile ma ancor prima dannoso alla salute e al territorio e chi lo sostiene a spada tratta, avendo magari capovolto la propria opinione rispetto a quanto sosteneva in campagna elettorale.

D’altra parte, si è visto nei giorni scorsi un vicepremier complimentarsi con Eni per i ritrovamenti che ha fatto in Egitto dopo aver capeggiato il referendum NO-TRIV contro l’attività di perforazione della stessa compagnia…in Italia. Trivellazioni che, detto per inciso, consentirebbero di raddoppiare in pochi anni le produzioni di petrolio e metano in Italia, a discapito delle importazioni. Conclusione: lo scontro, qui come sul TAP è, come usa cripticamente dirsi, ‘politico’: disancorato cioè dai fatti e da ogni valutazione di merito.

Siamo dell’avviso che il TAP – cui partecipa peraltro per il 20% l’azienda di Stato Snam – si debba fare. Perché aggiunge un nuovo fornitore di metano, su una nuova linea di trasporto, con quantità addizionali. Con due positivi effetti: uno, aumentare la concorrenza fra i fornitori esteri di metano, visto la domanda interna sostanzialmente piatta; due: rafforzare la sicurezza potendo ad esempio rimpiazzare le importazioni dalla Libia qualora venissero improvvisamente meno, come accadde nel 2011. L’attuale crisi libica – che ha ridotto a un ventesimo i flussi di importazione di metano – dovrebbe pur far riflettere ma dubito accada.

Non ultimo: perché i soldi li mettono investitori esteri senza gravarli anticipatamente sui consumatori, come accade per altre infrastrutture. Vi è tuttavia un motivo in più che sovrasta quelli elencati: la credibilità del nostro Paese. Verso altri paesi, con cui si sono sottoscritti degli impegni che loro stanno portando a termine, e in generale verso le imprese estere che intendano operare in Italia.

Perché mai dovrebbero farlo quando la politica si dimostra imprevedibile, inaffidabile, schizofrenica? Meglio rinunciarvi o uscirne. Quel che nell’energia, nel disinteresse generale, è in atto da anni con un gran numero di imprese – nell’attività di ricerca ed estrazione, nella raffinazione del petrolio, nella distribuzione dei suoi derivati – che ha abbandonato il campo, cancellando miliardi e miliardi di euro di investimenti che avevano progettato.

Essere favorevoli al TAP non significa peraltro sostenerlo con argomenti pretestuosi se non falsi. È stato detto ad esempio dall’altro vicepremier che il gas azero farebbe ridurre i prezzi medi dell’energia in Italia del… 10%! Ma quando mai? Quel gas (quando arriverà) peserà a pieno regime (10 mld. mc) per pochissimi punti percentuali della nostra domanda di energia. Per abbatterne del 10% i prezzi medi il metano dovrebbero regalarcelo.

Al di là del fatto che i prezzi pattuiti nei contratti di importazioni sono ignoti, così come le formule di loro variazione nel tempo (indicizzati al petrolio? ai prezzi spot del gas? all’inflazione?), tentare di simularne l’impatto sui nostri prezzi non ha un gran senso.

Preme sottolineare un punto della paradossale vicenda del TAP ed è che sostenerlo o opporvisi con argomenti, dati, fatti non veritieri, ha il solo effetto di non consentire alla popolazione di capire qualcosa sulla posta in gioco di quel progetto. Ha l’effetto di lasciare tutti nell’assoluta ignoranza di cosa significhi, in un senso o nell’altro, in uno scontro tra tifoserie che ha solo il sapore di assurdo.


1 Commento
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