Mezzo grado Celsius. Da 1,5°C a 2°C. Tanto basta per segnare il futuro del pianeta. Lo sostiene lo Special Report di recente pubblicazione del foro scientifico internazionale sui cambiamenti climatici (IPCC). Riuscirà questo nuovo monito a vincere la reticenza dei governi populisti-sovranisti in materia di cambiamenti climatici? La contestuale assegnazione del premio Nobel per l’economia a William Nordhaus servirà a rendere più forte “il grido della scienza”?
Solo il tempo, o per lo meno quel poco che ci resta stando alle evidenze scientifiche, potrà darci risposta. Entrambe le soglie di 2 e 1,5°C di aumento delle temperature globali erano ritenute accettabili secondo l’Accordo di Parigi siglato appena 3 anni fa, per quanto la seconda fosse già allora indicata come molto più auspicabile della prima. Eppure, stando ai progressi o, meglio, agli impegni disattesi registrati in questi anni in materia climatica, stiamo perdendo la guerra sul clima anche prendendo a riferimento la più abbordabile, ma pur sempre ardua, soglia dei 2°C. Ora la comunità scientifica ci avverte che questa soglia non è più sufficiente a preservare l’equilibrio climatico.
Ma nei fatti quali conseguenze comporta questo mezzo grado di differenza? Un’ottima infografica del World Resource Institute riassume alcuni dei rischi a cui andiamo incontro.
Temperature estreme, siccità, precipitazioni
Con un aumento delle temperature di 1,5°C, il 14% della popolazione mondiale potrebbe essere esposta a severe ondate di caldo almeno una volta ogni 5 anni rispetto al 37% che ne soffrirebbe con un aumento di 2°C. Le probabilità di siccità si ridurrebbero notevolmente sia di intensità che di frequenza, in particolare nel Mediterraneo e nell’Africa Sub-sahariana. Minori anche gli episodi di forti precipitazioni nelle regioni montagnose e ad elevate latitudini, ma anche in Asia orientale e nel Nord America orientale
Ghiacci artici, livello del mare, inondazioni
Con un aumento di 1,5°C, è molto probabile che le estati senza mari ghiacciati si verifichino una volta ogni 100 anni, contro una frequenza di 1 ogni 10 che si avrebbe con la soglia dei 2°C. Diverse e rilevanti le conseguenze che ciò comporterebbe a livello di assorbimento di calore, correnti oceaniche, clima invernale nell’emisfero boreale.
Il livello dei mari si innalzerebbe di 0,4 metri al 2100 rispetto ai livelli del periodo 1986-2005, contro lo 0,46 m. previsti nello scenario 2°C. Mezzo grado in meno potrebbe salvare 20 milioni di persone dal rischio di inondazioni al 2100 (69 vs 79). Un più lento innalzamento dei mari offrirebbe inoltre alle popolazioni a rischio più tempo e maggiori opportunità di adattamento.
Conseguenze su flora e fauna
Con un aumento di 2°C, il 18% degli insetti, il 16% delle piante, l’8% dei vertebrati sono attesi perdere oltre metà della loro area di diffusione. Mezzo grado in meno consentirebbe di ridurre questa quota di due terzi per gli insetti e metà per piante e vertebrati. Le condizioni di flora e fauna risulterebbero migliori (o meglio, meno peggiori) anche per via del minor numero e della minor intensità degli incendi nelle foresta nonché grazie ad una minore diffusioni delle epidemie.
Ecosistemi, permafrost e sicurezza alimentare
Il rischio che gli ecosistemi subiscano drastiche variazioni (ad esempio, passando da tundra a foresta) riguarderebbe il 7% della superficie terrestre rispetto al 13% stimato con un aumento di 2°C.
Temperature più elevate aumentano inoltre i rischi di scioglimento del permafrost con conseguente rilascio nell’atmosfera dell’anidride carbonica in esso intrappolata. Con un aumento di 2°C, gli scienziati si aspettano lo scioglimento al 2100 di una quota del permafrost compresa tra il 35 e il 47% (una superficie pari a tre quarti dell’Australia), quota che scenderebbe al 21-37% se l’aumento di temperatura si arrestasse a 1,5°C.
Minori sarebbero inoltre i rischi di scarsità alimentare nelle regioni del Sahel, dell’Africa Sub-Sahariana, del Mediterraneo e dell’Amazzonia. I raccolti di granturco nelle regioni tropicali calerebbero del 3% anziché del 7%. Minori gli impatti anche per pesca e acquacultura.
Barriere coralline
Con un aumento di 2°C delle temperature, le barriere coralline rischierebbero l’estinzione, riducendosi del 99%. Mezzo grado in meno consentirebbe di preservarne tra il 10 e il 30%.
Definire questa pseudo-analisi “catastrofismo” ìè davvero il minimo.
Ma possibile che ci si continui ad ubriacare di queste ideologiche e strumentali ipotesi, del tutto fuorvianti e speculativamente forzate.
I veri problemi dell’umanità sono le miserevoli condizioni di vita di oltre un terzo della popolazione mondiale che vive nei troppi Paesi sotto sviluppati del Pianeta, dove è urgente che il mondo avanzato e sviluppato (Paesi OCSE) unisca le forze e metta a disposizione le risorse per sviluppare un grande “Piano Marshall” dell’energia, per aiutare tali Paesi ad uscire dalle loro miserevoli condizioni, nell’interesse di tutti, noi compresi.