In assenza di un accordo specifico tra Regno Unito e UE per gestire la Brexit entro il 30 marzo 2019, il mantenimento degli impegni climatici assunti da entrambe le parti nel dopo-Parigi diventerà sempre più complesso e costoso.
Secondo l’Istituto francese delle relazioni internazionali (Ifri), un No-Deal Scenario su clima ed energia obbligherebbe Regno Unito ed UE a chiarire quanto prima i termini della cooperazione che avrà luogo nel dopo-Brexit per anticipare gli aggiustamenti strategici e limitare le conseguenze negative soprattutto in ambito climatico.
La Brexit non implica necessariamente l’abbandono del percorso di decarbonizzazione dell’economia del Regno Unito, che al contrario ha adottato target nazionali ambiziosi e prosegue nella riduzione delle emissioni di gas serra nella generazione elettrica.
PROGRESSI DEL REGNO UNITO NELLA DECARBONIZZAZIONE DELL’ECONOMIA
Fonte: Committee on Climate Change
L’esistenza di una qualsiasi forma di allineamento delle politiche britanniche a quelle UE avrebbe tuttavia l’effetto positivo del ‘double lock’ sulla credibilità degli impegni presi dal Regno Unito, anche al fine di attrarre gli investimenti necessari a portare a termine la decarbonizzazione dell’economia.
La Brexit comporterà invece un aumento delle responsabilità per gli altri paesi UE, che dovranno raggiungere gli impegni sottoscritti a livello europeo nel quadro dell’Accordo di Parigi – -40% delle emissioni gas serra rispetto al 1990, da realizzare a partire dal 2021 ed entro il 2030 – senza il contributo di un paese che ha già sorpassato il target comune nel 2017.
Documenti scaricabili:
Intended Nationally Determined Contribution of the EU and its Member States (6 marzo 2015)
Per aggiungere un commento all'articolo è necessaria la registrazione al sito.
0 Commenti
Nessun commento presente.
Login