Come si apprende fin dai primi banchi di scuola, le piante assorbono anidride carbonica e rilasciano ossigeno tramite la fotosintesi clorofilliana. Riducendo le foreste che ne rappresentano un maestoso assembramento si riduce lo strumento naturale più efficiente per sottrarre CO2 all’atmosfera. Su queste basi i capi dei dipartimenti ambiente, agricoltura e sviluppo delle Nazioni Unite hanno di recente dichiarato che fermare la deforestazione in atto e ripristinare le foreste danneggiate può rappresentare “fino al 30% della soluzione climatica”.
La deforestazione è stimata produrre il 10% delle emissioni antropogeniche da cui originano i cambiamenti climatici, attestandosi come seconda causa dopo le fonti fossili. Questo dato si limita tuttavia all’assorbimento di CO2 e non include i numerosi effetti ‘non carbonici’ che le foreste producono sul clima. Quel che porta a ritenere che il loro impatto sia “molto più ampio di quanto comunemente creduto” per quanto non ancora opportunamente indagato da poterlo quantificare con precisione.
L’impatto delle foreste sul clima è molto più ampio di quanto comunemente ritenuto
Il più rilevante riguarda le precipitazioni e il loro contraltare, la siccità, cui rischi climatici connessi sono evidenziati nel recente rapporto IPCC. Altri effetti indiretti riguardano la sostituzione delle foreste con campi agricoli. Le precipitazioni non sono solo il frutto dell’evaporazione delle acque dolci o marine, ma sono per buona parte effetto dell’umidità che le piante estraggono dal suolo e rilasciano nell’ambiente. Un processo noto come traspirazione, particolarmente intenso nelle foreste tropicali, tanto che fino a un terzo delle piogge che bagnano l’Amazzonia sono generate dalla foresta medesima. In loro assenza, le regioni tropicali sarebbero desertiche. Se ne possono già intuire le trasformazioni in essere osservando le Ande in Colombia, dove le piogge stanno diventando sempre più stagionali, con meno nuvole e minor umidità.
La traspirazione delle foreste tropicali influenza le piogge sia a livello locale che a grandi distanze. Alimentano i monsoni in Asia e l’umidità che dall’Amazzonia si spinge fino alla Gran Bretagna. A livello locale, le foreste mitigano la temperatura facendo ombra con le proprie fronde, rilasciando composti organici volatili che contribuiscono a filtrare l’energia solare, ma soprattutto rilasciando umidità. Ogni albero può rilasciare centinaia di litri di acqua in un solo giorno, generando un raffreddamento pari a quello di due condizionatori casalinghi.
La traspirazione di un singolo albero in un giorno raffredda quanto due condizionatori domestici.
Per questa ragione la deforestazione in alcune aree del Globo sta comportando uno spiccato aumento delle temperature. Nell’isola indonesiana di Sumatra, la temperatura dal 2000 è aumentata in media di 1,05°C rispetto ai ‘soli’ 0,45°C delle aree forestali.Questo perché ampie parti dell’isola sono state ‘ripulite’ dalle foreste per fare spazio alla coltivazione delle palme da olio. In alcune parti dell’isola, la differenza di temperatura tra zone forestali e deforestate può toccare fino a 10°C.
La lotta ai cambiamenti climatici è ardua. La comunità scientifica ci avverte che lo è ancor più di quanto credevamo. Per vincerla non si può trascurare un fronte d’azione efficace e attuabile, come l’arresto della deforestazione e una contestuale strategia di riforestazione.
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