Entro il 2019 gli utenti di smartphone in tutto il mondo saranno 2,5 miliardi, riporta The Economist, cioè circa un abitante su tre avrà accesso alla tecnologia dei cellulari intelligenti. La maggiore diffusione geografica, l’uso pervasivo in ogni contesto sociale, la veloce perdita di efficienza e l’obsolescenza tecnologica sono alcuni dei driver che sostengono il mercato oggi, ma la produzione di smartphone potrà continuare a crescere senza ostacoli in futuro?
Se è vero che gli smartphone sono device complessi al pari di altri prodotti tecnologici, resta difficile immaginare che uno strumento così piccolo e ad oggi indispensabile possa contenere ben 75 elementi della tavola periodica su 118.
Molti dei materiali utilizzati negli smartphone sono risorse limitate e non hanno sostituti funzionali, motivo per cui i mercati delle materie prime delle componenti, concentrate in alcune aree della Terra, sono in forte agitazione. A complicare la dinamica dei prezzi dei mercati è il fatto che litio e cobalto in primis – poi nichel, rame, alluminio, silicio, indio, antimonio, cadmio, argento, oro, piombo, stagno, etc. – sono necessari anche alla produzione di altre tecnologie previste in crescita da qui a pochi anni, come le batterie dei veicoli elettrici.
La competizione per la leadership tecnologica (per alcuni già Guerre des métaux rares) riguarda soprattutto l’estrazione di un gruppo di elementi della tavola periodica che prende il nome di ‘terre rare’. Sono diciassette metalli così chiamati non per loro scarsa disponibilità ma perché presenti nei relativi depositi minerari in piccole concentrazioni. Anche l’attività estrattiva è concentrata in pochi paesi, con in testa la Cina (80%) e l’Australia (15%), seguite da Russia, Brasile, Thailandia, India, Malesia e Vietnam (US Geological Survey 2018).
Per aggiungere un commento all'articolo è necessaria la registrazione al sito.
0 Commenti
Nessun commento presente.
Login