1 Novembre 2018

Oltre 140 milioni di migranti climatici entro il 2050, stima la Banca Mondiale

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Entro il 2050, fino a 143 milioni di persone potrebbero essere spinte ad abbandonare le proprie case e le proprie terre a causa del peggioramento dei cambiamenti climatici. Non si tratta del totale dei migranti climatici, ma di quelli che interesseranno al loro interno tre sole, pur densamente popolate, regioni del globo: l’Africa Sub-sahariana, con 86 milioni; l’Asia meridionale, con 40 milioni; l’America Latina, con 17 milioni. Lo stima la Banca Mondiale nello scenario “peggiore” del suo nuovo rapporto Groundswell: Preparing for Internal Climate Migration.

A spingere le persone a migrare, fenomeni straordinari destinati a diventare sempre più ordinari, quali siccità, diminuzione dei raccolti, carenze di acqua potabile, innalzamento dei livelli dei mari. Come tra l’altro di recente ribadito anche dall’IPCC se non si riuscirà a contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 °C. Le città saranno la destinazione principale di questi flussi con conseguenti sfide e difficoltà nella gestione delle metropoli.

La Banca Mondiale non manca però di lasciare aperto uno spiraglio di ottimismo. È possibile contenere queste proiezioni fino all’80%, pari a 100 milioni di persone, agendo in maniera globale e concertata su tre fronti d’azione: 1) la riduzione immediata delle emissioni climalteranti; 2) incorporando la migrazione climatica nei piani di sviluppo, quel che nelle regioni interessate avviene di rado; 3) investendo fin da subito nella comprensione del fenomeno, ad iniziare dal miglioramento dei dati sulla portata delle migrazioni climatiche locali.

In un periodo di grande attenzione mediatica sui flussi migratori internazionali, le grandi migrazioni interne rischiano di passare sottotraccia. Ma le loro implicazioni sono destinate a riverberarsi anche a livello globale.

 


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