19 Dicembre 2018

Turkstream, il progetto procede sotto l’accordo russo-turco

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Il 19 novembre scorso è stata organizzata, alla presenza del Presidente russo e di quello turco, la cerimonia per il completamento del tratto offshore del Turkish Stream, il gasdotto che dovrebbe collegare Russia e Turchia tramite il Mar Nero.

La pipeline prevede la realizzazione di un collegamento offshore tra la città russa di Anapa e la città turca di Kiyikoy entro il 2019; si compone di due linee, ognuna con capacità di 15,75 mld mc, che destineranno il gas naturale russo al mercato turco e a quello europeo dell’area sud e sud-est.

L’interesse verso questa infrastruttura è forte da entrambe le parti. Per la Russia, la realizzazione del Turkish Stream contribuirà a rafforzare il proprio ruolo di principale fornitore di gas europeo, aprendo una nuova rotta a sud che bypassi l’Ucraina. Per la Turchia l’infrastruttura contribuirà ad aumentare la disponibilità di gas per il crescente mercato interno nonché a rafforzare il ruolo di snodo energetico europeo.

Quali implicazioni per l’Italia e il suo obiettivo strategico di divenire nuovo hub del gas?

Il nostro paese è proiettato verso lo sviluppo delle ampie risorse di metano del Mediterraneo Orientale che gli permetterebbe di diventare un hub del gas verso il Nord Europa, contando anche su un adeguato sistema di stoccaggio e su una capacità in eccesso delle pipeline esistenti – pensiamo che nel 2017 abbiamo usato 75 mld mc di gas rispetto a una capacità di importazione di circa 100 mld mc di gas.

Tuttavia, la realizzazione del Turkish Stream a sud – insieme a quella parallela a nord del gasdotto Nord Stream 2 – rischia di depotenziare il ruolo dell’Italia rafforzando per contro quello di Turchia e Germania.

Il risultato finale potrebbe essere quello di ostacolare una vera rotta alternativa all’approvvigionamento russo per il sistema europeo.


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