8 Gennaio 2019

Economia circolare e additive manufacturing per gli obiettivi di efficienza al 2030

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Un aumento dell’efficienza energetica tale da contenere i consumi finali di energia pur in presenza di una crescita del PIL è impresa ardua. Non meno sfidante dell’aumento delle rinnovabili al 32%, obiettivo vincolante per l’Unione Europea come deciso nel giugno scorso da Consiglio e Parlamento europeo con l’accordo sulla nuova Direttiva per le energie rinnovabili (RED II). Al contempo, l’aumento dell’efficienza energetica è una delle condizioni necessarie affinché sia possibile conseguire il target di aumento delle rinnovabili.

L’applicazione su larga scala dell’economia circolare può aiutare a raggiungere gli obiettivi di efficienza al 2030, ma poiché la politica energetica è in capo al MiSE e l’economia circolare al MATTM si pone un problema di governance

Negli ultimi cinque anni l’andamento degli investimenti in efficienza energetica è stato positivo, con un’accelerazione nel 2017 (+10% rispetto al 2016), equiripartita tra industria, edilizia, pubblica amministrazione. Ciononostante, a fronte di una crescita dell’1,5% del PIL rispetto al 2016, nel 2017 anche i consumi finali di energia hanno registrato lo stesso aumento (MiSE). Tuttavia, nel primo semestre 2018 i consumi finali sono cresciuti di circa il 3% (ENEA), per cui l’impegno per contenere la domanda finale di energia ai livelli attuali non sarà banale, anche perché sono auspicabili tassi di crescita del PIL superiori a quelli assunti dalla Strategia Energetica Nazionale (+1,37% m.a. 2015-2020, +1,19% m.a. 2020-2030).

Conservativamente, si possono delineare due scenari, i cui dati sono presentati nella Tabella:

  • uno “pessimistico”, nel quale la crescita dei consumi è uguale a quella del PIL, ipotizzato pari mediamente a 1,5% annuo;
  • uno “favorevole” che presenta un forte contenimento dei consumi di energia rispetto al valore raggiunto a metà 2018 (122 mil. tep), ipotesi soddisfatta se l’incremento annuo dell’efficienza energetica è uguale al tasso di crescita del PIL, come avvenuto nel 2017: obiettivo non difficile da realizzare, se il tasso di crescita 2020-2030 del PIL fosse quello assunto dalla Commissione europea e fatto proprio dalla SEN: 1,19% annuo.

L’additive manufacturing elimina gli scarti e ha costi poco sensibili alla scala produttiva, per cui è coerente con il tessuto italiano dove prevalgono le piccole e medie imprese

La realizzazione al 2030 degli obiettivi indicati in tabella può essere aiutata anche dalla promozione dell’uso razionale di tutte le risorse, con l’applicazione su larga scala, cioè anche nelle attività produttive, dell’economia circolare: i prodotti vanno progettati per il loro riuso o riqualificati per altre applicazioni, in modo da consentire in entrambi i casi un numero di ricicli il più elevato possibile. Obiettivo che andrebbe pertanto incluso nel Piano Nazionale Energia-Clima (PEC), ma poiché finora la politica energetica è stata in capo al Ministero dello Sviluppo Economi e l’economia circolare al Ministero dell’Ambiente, si porrebbe un problema di governance.

Il Piano Energia-Clima dovrebbe contenere misure per massimizzare l’efficientamento del sistema produttivo e del sistema elettrico, derivanti dalla loro digitalizzazione e interconnessione tramite l’Internet delle Cose

Nella medesima direzione, e con esiti più certi, va la diffusione dell’additive manufacturing, che lavora per aggiunta e non per sottrazione di materiali, eliminando gli scarti, e ha costi poco sensibili alla scala produttiva, per cui è coerente con il tessuto italiano, dove prevalgono le piccole e medie imprese. Più in generale, il PEC dovrebbe contenere misure per massimizzare l’efficientamento del sistema produttivo e dello stesso sistema elettrico, derivanti dalla loro digitalizzazione e interconnessione tramite l’Internet delle Cose; efficientamento di cui l’Industria 4.0 rappresenta il caso più eclatante.

Il post è tratto dell’articolo “L’impervia via delle rinnovabili in Italia” scritto da G.B. Zorzoli e pubblicato su Energia 4.18

L’Autore è membro dell’Associazione Italiana Economisti dell’Energia e del Comitato Scientifico di «Energia»


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