21 Gennaio 2019

L’importanza della credibilità negli impegni di decarbonizzazione

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Non basta assumere impegni in materia climatica se poi manca la credibilità di riuscire a mantenerli. La credibilità è importante per creare fiducia tra gli investitori e nella comunità internazionale nonché per sollecitare nel tempo impegni politici sempre più ambiziosi.

“Il grado di probabilità che i policymakers mantengano gli impegni e le politiche promessi” la definiscono Samuela Bassi, Maria Carvalho, Baran Doda, Sam Fankhauser del Grantham Research Institute che hanno indagato la credibilità degli sforzi che gli Stati membri dell’UE hanno messo in atto per decarbonizzare il proprio settore elettrico sulla base degli obiettivi climatici di medio e lungo termine dell’Unione.

7 sono i fattori determinanti individuati per valutarla:

  1. Un quadro legislativo e delle politiche coerente e completo
  2. Organismi pubblici specifici supportati da meccanismi di consultazione
  3. Nessun stravolgimento improvviso delle politiche
  4. Continuità nel rispetto degli impegni in materia di cambiamenti climatici
  5. Un processo decisionale efficace
  6. Organismi privati che sostengono l’azione contro il cambiamento climatico
  7. L’opinione pubblica che supporta l’azione contro i cambiamenti climatici

La valutazione che ne deriva per l’UE nel suo complesso mostra come il miglior supporto alla sua credibilità sia dovuta agli organismi pubblici ed all’assenza di stravolgimenti improvvisi delle politiche. Ciò riflette la qualità delle sue istituzioni. La necessità di un forte consenso nel processo legislativo e l’equilibrio del potere di veto degli Stati membri hanno impedito che la legislazione UE in materia di decarbonizzazione del settore elettrico non abbia mai subito bruschi cambiamenti di rotta (sebbene possa aver indotto alcune involontarie inversioni delle politiche in alcuni Stati membri).

I risultati peggiori provengono invece dal settore privato, dall’opinione pubblica e dalla dimensione politiche e legislazione, le cui scarse prestazioni riflettono il segnale relativamente debole del prezzo del carbonio (fissato attraverso l’ETS) e la mancanza di obiettivi specifici in materia di rinnovabili per il settore elettrico.

Uguale valutazione viene fatta per 8 Stati membri (Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito), campione scelto per garantire diversità geografica tra Nord e Sud Europa, tra vecchi e nuovi Stati membri e tra diversi livelli di intensità di emissioni di carbonio. Ne derivano una serie di raccomandazioni e insegnamenti per migliorare la credibilità degli impegni di decarbonizzazione.

Al momento, la credibilità degli Stati membri in questo ambito non è uniforme, ma questo gap può essere colmato

È necessario rafforzare le politiche e la legislazione in alcuni paesi, in particolare in Polonia, migliorando la visione di lungo termine e le politiche low carbon, nonché una strategia condivisa sui cambiamenti climatici e sull’energia negli organismi pubblici e consentire un controllo indipendente del loro lavoro attraverso il processo parlamentare, il dibattito pubblico e le commissioni specializzate competenti.

La Danimarca e il Regno Unito forniscono un esempio particolarmente positivo, poiché le politiche climatiche ed energetiche sono gestite dagli stessi dipartimenti governativi e sono stati istituiti organismi indipendenti per monitorare i progressi verso gli obiettivi di decarbonizzazione.

Frequenti stravolgimenti delle politiche sono una sfida alla credibilità degli sforzi di decarbonizzazione nella maggior parte degli Stati membri analizzati, in particolare Repubblica Ceca e Spagna. In misura minore, l’inversione di rotta influisce sulla credibilità di Francia, Germania, Italia e Regno Unito. Sono necessari meccanismi pianificati e trasparenti per consentire aggiustamenti delle politiche senza conseguenze indesiderate.

La consapevolezza del cambiamento climatico nell’opinione pubblica in Polonia e Repubblica Ceca è tra le più basse dell’UE. Inoltre, in questi due paesi, così come in Italia e Germania, i settori ad alta intensità di emissioni di carbonio sono importanti fonti di occupazione. Le pressioni del grande pubblico e dell’industria possono minare la propensione dei politici verso politiche low carbon più ambiziose.

“Le riforme delle politiche”, concludono gli autori, “richiedono quadri istituzionali solidi, sia a livello europeo che di Stati membri, per garantire che gli impegni di decarbonizzazione del settore elettrico risultino credibili. Al momento, la credibilità degli Stati membri in questo ambito non è uniforme. A nostro avviso, questo gap può essere colmato attraverso l’adozione di forti legislazioni quadro con una chiara visione di lungo termine, obiettivi statutari, politiche che stabiliscano impegni chiari e organi di controllo indipendenti.”

Il post è un estratto dell’articolo “Decarbonizzare l’Unione Europea in maniera credibile, efficace e accettabile” di Samuela Bassi, Maria Carvalho, Baran Doda, Sam Fankhauser e pubblicato sul numero 4.18 di Energia

Gli autori sono ricercatori del Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment, London School of Economics and Political Science


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