18 Gennaio 2019

Ricordo di Giuseppe Accorinti

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Ho conosciuto Giuseppe Accorinti nel 1993 alla Scuola Mattei, dove egli era stato da poco nominato Presidente del Comitato di Gestione, una sorta di consiglio di amministrazione che avrebbe dovuto guidare la Scuola Mattei collegandola maggiormente alla realtà aziendale Eni.

Io ero un giovane ricercatore e un aspirante docente da poco assunto. Il Dottor Accorinti – così lo abbiamo sempre chiamato – era al termine di una brillante carriera che era culminata nella guida, come Amministratore Delegato, dell’Agip Petroli. Non fu amore a prima vista, tutt’altro: per me, fresco di master e di accademia – e di pregiudizi, soprattutto – un uomo che veniva dal commerciale non poteva essere una buona guida per un’istituzione tesa allo studio e alla didattica. Capii presto che mi sbagliavo. Quell’uomo così energico ed estroverso, positivo e premuroso, curioso e innovatore, mi conquistò in brevissimo tempo. E lo fece con i contenuti e con l’affetto.

In alcuni mesi, sotto il suo impulso, la Scuola Mattei venne rivoluzionata: la durata del MEDEA (Master in Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente) venne aumentata di due mesi, si introdussero temi nuovi, si portarono a San Donato Milanese docenti di fama internazionale, si irrobustirono considerevolmente i rapporti con gli ex allievi e con le aree di business Eni, si modificò il processo di selezione dei candidati. Naturalmente anche altri attori hanno partecipato a quella piccola rivoluzione della didattica e delle metodologie, ma è certo che il suo impulso – flusso di energia continua e calda – giocò un ruolo primario. Ne beneficiarono soprattutto gli allievi della Scuola, sia in termini di didattica che di placement.

Gli studenti lo veneravano: il loro amore non era altro che il riflesso di quel suo fare democratico e affettuoso che lo portava a interessarsi di tutti e a parlare con tutti. Ricordo che, una volta, un gruppo di studenti aveva segnalato un certo problema sulle lezioni e lui li convocò nel suo ufficio. Gli studenti erano stupiti perché l’azione era inusuale per una persona nella sua posizione. Discorrere liberamente con gli studenti, in modo informale e franco, divenne presto un’abitudine. Quegli studenti, alcuni dei quali oggi sono manager di alto livello nell’industria energetica italiana ed estera, apprezzavano profondamente questo suo andare verso di loro.

In ciò Accorinti era simile all’uomo che, dal Capodanno 1959, momento del loro primo incontro, avrebbe venerato per tutta la vita, tramandandone la memoria con la sua appassionata parola: Enrico Mattei. Anch’egli era proteso verso il giovane, anch’egli era solito incontrare con una certa frequenza – spesso al venerdì pomeriggio – i ragazzi della Scuola che dal 1969 porta il suo nome e che Accorinti, per una misteriosa coincidenza della storia, avrebbe guidato per alcuni anni. Entrambi cultori di quella democrazia delle relazioni umane al di là delle barriere, gerarchiche, etniche o generazionali, che rappresenta – in forma nobile e bella – l’apertura dell’essere umano verso l’Altro.

Per due decenni, generazioni di studenti della Scuola Mattei mi hanno chiesto sue notizie, o semplicemente di portargli i loro saluti. Ed egli stesso, Accorinti, quando ci sentivamo, mi chiedeva notizie di quelli che considerava suoi ex studenti, ricordandone ancora i nomi e, soprattutto, la personalità, le vicende personali, le caratteristiche umane.

In ultimo, ciò che resta di un essere umano è ciò che ha fatto e, ancor di più, quanto di positivo ha saputo costruire nell’animo dell’Altro. Nel caso di Giuseppe Accorinti, in entrambi i campi, la messe è straordinaria.


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