Come si è potuto osservare dalle recenti rivolte dei ‘gilet gialli’ in Francia, le tasse sul carbonio (carbon tax) non sono sempre ben viste dall’opinione pubblica. Per ragioni che vanno oltre la semplice avversione generale verso una nuova imposizione fiscale. Eppure dare un prezzo al carbonio può essere il modo più economico ed efficace per incentivare la riduzione delle emissioni di gas serra.
Per quei settori, come i trasporti e i rifiuti, che non rientrano nel sistema di scambio dei permessi di emissione (ETS) dell’Unione Europea, l’imposizione di tasse nazionali sulla CO2 è lo strumento che consente di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Ciò nonostante, proporre una carbon tax presenta spesso delle difficoltà. Perché?
Studi empirici stanno iniziando a far luce solo ora sulla diffidenza delle persone nei confronti delle tasse sul carbonio. Atteggiamenti che Samuela Bassi, Maria Carvalho, Baran Doda e Sam Fankhauser del Grantham Research Institute hanno spacchettato con l’intento di comprendere gli ostacoli e le opportunità che si incontrano nell’applicazione di una carbon tax.
L’opposizione alla carbon tax si erge su una serie di percezioni e argomentazioni, la cui fondatezza conta meno del fatto che siano ampiamente condivise
Da un’estesa analisi della letteratura in materia, gli autori hanno individuato una serie di percezioni, ampiamente condivise, sulle quali di erge l’opposizione alle tasse sul carbonio:
1) che i costi personali sarebbero troppo alti;
2) che le carbon tax sono regressive, con un impatto negativo sproporzionato sulle famiglie a basso reddito;
3) che le tasse sul carbonio non sono un modo efficace per scoraggiare comportamenti ad elevato impatto emissivo;
4) che la vera motivazionedel governo sia quella di aumentare le entrate fiscali anziché ridurre le emissioni.
Quanto sono valide queste preoccupazioni? Le evidenze dimostrano che la tariffazione del carbonio, sotto forma di tasse o attraverso lo scambio di permessi, di fatto riduce le emissioni e finora ha avuto un impatto minimo sull’economia in generale. D’altra parte, le persone hanno ragione a sospettare che i governi probabilmente accolgono con favore queste entrate fiscali aggiuntive. Inoltre, le tasse sul carbonio senza contromisure potrebbero in effetti risultare regressive. Tuttavia, la fondatezza di queste argomentazioni conta meno del fatto che siano ampiamente condivise.
Vi sono prove crescenti del fatto che le politiche possono aiutare a superare alcune di queste preoccupazioni, se ben disegnate. Su Energia 4.18, gli autori evidenziano una serie di insegnamenti e raccomandazioni per migliorare l’accettabilità sociale delle tasse sul carbonio.
Alla gente semplicemente non piacciono tasse ambientali elevate
In primo luogo, alla gente semplicemente non piacciono tasse ambientali elevate. L’accettabilità dipende in larga misura dalla rigidità delle politiche, in particolare dall’aliquota proposta e dai costi impliciti per i consumatori. Tuttavia, l’atteggiamento generale non è necessariamente inamovibile. L’avversione delle persone alla carbon tax tende a diminuire una volta che la misura viene attuata, in quanto si prende confidenza con i suoi costi e benefici. L’introduzione graduale nel tempo, ad esempio, può consentire alle persone di acquisire familiarità con la tassa e superare la resistenza iniziale.
L’accettazione sociale è maggiore se è chiara la destinazione dei proventi
In secondo luogo, l’accettazione sociale è maggiore se è chiara la destinazione dei proventi. Il sostegno a progetti di riduzione delle emissioni è il metodo preferito dall’opinione pubblica per vincere la mancanza di fiducia nei governi. Seguono la redistribuzione e la neutralità delle entrate.
L’informazione può migliorare la risposta delle persone all’introduzione di una tassa sul carbonio
Terzo, l’informazione può migliorare la risposta delle persone all’introduzione di una tassa sul carbonio. Comunicare gli impatti della tassa una volta attuata e, in particolare, i risultati nel ridurre le emissioni e nella redistribuzione delle entrate, può creare fiducia e credibilità nell’opinione pubblica.
In sostanza, concludono gli autori, “un prezzo del carbonio efficace è necessario anche al di fuori dei settori coperti dall’ETS, potenzialmente tramite una carbon tax accuratamente progettata. L’introduzione o il rafforzamento di tasse sul carbonio ‘ottimali’ dal punto di vista economico risulta, tuttavia, difficile a causa dell’opposizione pubblica. Alcune soluzioni alternative hanno mostrato risultati migliori a livello di accettabilità sociale. Tra questi figurano una miglior progettazione della tassa, che comprenda la graduale introduzione di meccanismi di assegnazione o ridistribuzione dei proventi fiscali, nonché una migliore comunicazione e condivisione delle informazioni prima e dopo la loro introduzione”.
Il post è un estratto dell’articolo “Decarbonizzare l’Unione Europea in maniera credibile, efficace e accettabile” di Samuela Bassi, Maria Carvalho, Baran Doda, Sam Fankhauser e pubblicato sul numero 4.18 di Energia
Gli autori sono ricercatori del Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment, London School of Economics and Political Science
Foto: Chris Liverani / Unsplash
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