18 Febbraio 2019

Piano KlimaLand dell’Alto Adige al 2050: il punto sul fotovoltaico

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Meglio noto come “Piano KlimaLand”, il Piano Clima Energia-Alto Adige-2050 è un documento strategico redatto dalla Provincia Autonoma di Bolzano nel 2011 che descrive la visione della politica energetica Altoatesina per il 2050. Una politica energetica sostenibile che vede come priorità assoluta la riduzione dei consumi energetici, da perseguirsi, quando possibile, attraverso il non impiego di energia, altrimenti nel farlo nella maniera più efficiente. Altrettanta rilevanza viene posta sulla necessità di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili, che deve avvenire nel rispetto della tutela dell’ambiente e del paesaggio. Risorse, quest’ultime, che caratterizzano e definiscono la specificità del territorio Altoatesino.

I due obiettivi del Piano KlimaLand prevedono:
– la riduzione delle emissioni pro capite di CO2 dell’Alto Adige a meno di 4 tonn./anno entro il 2020 e meno di 1,5 tonn./a entro il 2050;
– il fabbisogno energetico coperto da energie rinnovabili per almeno il 75% entro il 2020 e oltre il 90% entro il 2050. Per il fotovoltaico (FV), in particolare, si pone un obiettivo minimo di potenza installata di 300 MWp entro il 2020 per raggiungere infine almeno 600 MWp entro il 2050.

Allo stato attuale raggiungere gli obiettivi per il fotovoltaico appare cosa ardua: servirebbero 7 MW annui, ma senza gli incentivi il mercato si è assestato su 1,5-2 MW.

Il potenziale FV in Alto Adige è ampio da permettere di raggiungere tali obiettivi. Può essere stimato in 1,35 GW per tutto il territorio provinciale per superfici con un’insolazione annua sufficiente per avere un ritorno di investimento inferiore ai 20 anni (utilizzando una efficienza del 15% e ridotto di un fattore 0,5 per tetti piani). Basandosi su analisi limitate ad alcune città, l’esclusione dei centri storici per eventuali ragioni di tutela paesaggistica va a ridurre il potenziale di circa il 15%. Nel catasto solare sviluppato nel progetto Solar Tirol si è inoltre posta un’enfasi sulla possibilità di calcolare il potenziale a livello di distretto per la pianificazione urbana.

Tuttavia, in questo momento gli obiettivi per il fotovoltaico appaiono di difficile raggiungimento. Al 2013 (fine del periodo Conto Energia) in Provincia risultavano installati circa 230 MW in potenza di impianti fotovoltaici con un picco nelle installazioni annue di circa 60 MW. Dalla fine degli incentivi, il mercato in Provincia è andato ad assestarsi sui 1,5-2 MW all’anno fino agli attuali 240-245 MW. Un tasso di crescita lontano dai 7 MW annui necessari per raggiungere l’obiettivo al 2050. Si riscontra pertanto la necessità di una pianificazione avanzata e di leggi che pongano solide fondamenta per gli investimenti.

A causa di vincoli di carattere legislativo e ambientale, negli ultimi anni maggiore attenzione è stata riposta in impianti fotovoltaici installati e/o integrati su tetti o facciate. Questa tipologia di impianti ha goduto degli incentivi dei vari Conto Energia che si sono via via susseguiti. Sebbene in alcuni comuni del territorio provinciale vi sia stata una sensibilità maggiore verso il fotovoltaico (con l’eccellenza di Prato allo Stelvio che ha superato i 2 kWp/abitante), è chiaro tuttavia come una crescita di potenza installata unicamente focalizzata su impianti di piccole e medie dimensioni difficilmente riuscirà ad avere un impatto significativo sulla produzione da fotovoltaico nel breve periodo.

Oltre a installazioni su tetti e facciate, per raggiungere l’obiettivo al 2050 vanno prese in considerazione anche superfici non convenzionali come bacini idroelettrici, infrastrutture legate a mobilità e trasporto pubblico, barriere antirumore o antislavina, etc.

In parallelo all’auspicabile crescita di sistemi installati su tetto, legata alla volontà di tanti piccoli investitori, per raggiungere l’obiettivo al 2050 si devono prendere in considerazione altre aeree dove installare impianti di medie dimensioni, o più installazioni con un committente unico, pubblico o privato che sia. La ricerca di superfici non convenzionali non deve solo seguire considerazioni legate alla potenza installabile totale e al contributo sul valore per l’intera Provincia, ma deve anche tenere in conto dell’importanza per alcuni settori della decentralizzazione della produzione di energia elettrica per poter così coprire parte dei consumi proprio grazie a impianti FV situati localmente.

Aree non convenzionali, dove al momento non è espressamente vietata l’installazione di sistemi fotovoltaici, sono individuabili laddove vi sia la presenza di superfici naturali e/o su costruito che non siano al momento utilizzate o che svolgano la loro funzione a prescindere della presenza di installazioni fotovoltaiche. Tali superfici sono individuabili nelle seguenti aree:
– Laghi artificiali / bacini idroelettrici
– Infrastrutture legate alla mobilità ed al trasporto pubblico
– Barriere antirumore
– Barriere antislavina e infrastrutture in alta montagna

Per concludere, pur essendo difficile prevedere la probabilità di scenari di crescita, sembra chiara la tendenza del settore, in assenza di incentivazione dirette o indirette, a stabilizzarsi su livelli non sufficienti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi. È per questa ragione che, per avere un impatto visibile nel breve periodo, si rende necessaria la costruzione di impianti di medie dimensioni.

Le politiche in materia e il trend registrato negli ultimi anni anche nel resto di Italia è che impianti fotovoltaici a campo aperto sono di difficile realizzazione a causa dell’impatto visivo (specialmente nelle aree alpine) ma anche perché considerati come inefficienti da un punto di vista spaziale in special modo se vanno a sostituire aree agricole. È quindi importante valutare le possibilità di installazione fotovoltaiche su superfici non convenzionali.

Sebbene l’Alto Adige sia già 100% rinnovabile nel settore elettrico, gli impianti FV rappresentano un cambio radicale: si consuma dove si produce. In futuro la domanda di elettricità può aumentare specialmente in due settori: riscaldamento/raffrescamento (pompe di calore) e nella mobilità elettrica. Il FV potrebbe quindi rappresentare una soluzione ideale per rispondere all’aumento della domanda con la produzione in loco.

Con la scadenza degli incentivi si rendono necessari nuovi modelli di business che spostino l’onere dell’investimento dal proprietario dell’immobile, così che possa beneficiare di tariffe ribassate dell’elettricità con un contratto diretto con il proprietario dell’impianto. Altri modelli andranno esplorati soprattutto da chi andrà a costituire un portafoglio di tanti impianti da gestire come grande impianto distribuito. Infine, la nuova direttiva RED2 prevede la creazione di comunità energetiche rinnovabili in cui il ruolo del fotovoltaico sarà predominante.

David Moser è Responsabile gruppo di ricerca dell’Istituto per le energie rinnovabili EURAC Research


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