Nel 2015 la produzione da fonti rinnovabili in Italia ha coperto il 17,3% dei consumi interni lordi superando, seppur di poco, l’obiettivo al 2020. Quel che in genere non viene spiegato è perché è stato così facile raggiungere l’obiettivo. Per saperlo, basta leggere la tabella seguente, che mette a confronto gli obiettivi di produzione da fonti di energia rinnovabili (FER) fissati dal Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili (PANER) del 2010 con il consuntivo 2015 del GSE.
Per raggiungere l’obiettivo al 2020, il PANER prevedeva infatti una maggiore produzione da FER (elettriche, termiche, nei trasporti) pari a 12,01 Mtep rispetto al 2010. Ebbene, dal consuntivo GSE risulta che tra il 2010 e il 2015 abbiamo aumentato la produzione FER di soli 3,98 Mtep (un terzo del previsto) riuscendo al contempo a centrare l’obiettivo con un anticipo di 5 anni. Com’è possibile?
Tra il 2010 e il 2015 abbiamo aumentato la produzione FER di soli 3,98 Mtep riuscendo al contempo a centrare l’obiettivo con un anticipo di 5 anni, com’è possibile?
Sembra il gioco delle tre tavolette. La crisi economica ha facilitato un po’ la cosa, ma non di molto: la minor crescita dei consumi interni lordi (CIL) è stata di circa 1,3 Mtep. Non tale quindi da risultare determinante. A fare la differenza è stata principalmente la correzione da parte ISTAT di un grosso errore statistico. Un’indagine ISTAT del 2013 sui consumi energetici delle famiglie ha infatti rivalutato enormemente, rispetto alle stime precedenti, la quantità di biomassa bruciata per produrre calore: se ne sono consumate circa 19 mil. tonn.
Il GSE ha conseguentemente aggiornato il contributo delle biomasse alla produzione di calore nel 2010, che è addirittura risultato del 35% superiore all’obiettivo prefissato per il 2020 sulla base delle stime precedenti (5,67 Mtep).
Il contributo delle biomasse alla produzione di calore nel 2010 è risultato superiore addirittura del 35% rispetto all’obiettivo prefissato per il 2020
La rilevanza dell’impatto sui risultati di questo errore statistico è sempre stata taciuta da tutte le istituzioni pubbliche che, al contrario, hanno strumentalmente utilizzato il raggiungimento anticipato dell’obiettivo 2020 per giustificare misure restrittive ad hoc, di cui alcune retroattive, e ritardi attuativi di provvedimenti già previsti per legge, rallentando in modo eccessivo la crescita delle FER.
Una lettura non formale del consuntivo degli ultimi cinque anni propone pertanto un panorama molto meno ottimistico circa il futuro sviluppo delle FER, soprattutto se si traguarda l’obiettivo al 2030 previsto dal nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC): 30% dei consumi finali lordi coperti da fonti rinnovabili.
La riduzione del tessuto industriale e delle risorse professionali peserà non poco sulla capacità di ripresa del settore. Per realizzare l’obiettivo, non basterà quindi rimettere rapidamente in moto la crescita delle FER elettriche. In tempi parimenti contenuti vanno individuate soluzioni e strumenti innovativi per imprimere maggior slancio alle FER termiche e varare misure a favore della mobilità sostenibile.
Il post riprende e rielabora un passaggio dell’articolo “L’impervia via delle rinnovabili in Italia” scritto da G.B. Zorzoli e pubblicato su Energia 4.18
L’Autore è membro del Comitato Scientifico di «Energia»
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