Quali ragioni portano diverse aree del mondo a guardare nuovamente alla gestione pubblica? Questo l’interrogativo che si pone Stefano Clô nel suo articolo pubblicato su Energia 1.19. È un dato di fatto che, nell’ultimo decennio, la gestione dei servizi di pubblica utilità – dall’acqua ai trasporti, passando per energia e telecomunicazioni – sia stata interessata da un ritorno generalizzato dello Stato.
Un fenomeno che non interessa solo i paesi socialisti dell’America Latina o i paesi in via di sviluppo, spesso con regimi non democratici, in cui l’idea che la gestione di settori strategici di interesse generale debba passare per le mani dello Stato non è mai stata del tutto abbandonata. Né è circoscrivibile ai nuovi sentimenti politici, sovranisti o populisti che dir si voglia.
Le imprese pubbliche rappresentano una quota rilevante di risorse e dell’occupazione nell’Unione Europea, specialmente nei settori dell’energia e dei trasporti
A ben vedere, la tendenza a un ritorno del pubblico nella gestione dei servizi a rete è osservabile ancora prima della crisi finanziaria; sta interessando – seppur con diversa intensità tra paesi e settori – anche paesi ad alta qualità istituzionale dell’area OCSE, quali Danimarca, Germania, Francia, Norvegia, Svizzera o Giappone. Tant’è che le imprese pubbliche rappresentano una quota rilevante di risorse e dell’occupazione nell’Unione Europea, specialmente nei settori dell’energia e dei trasporti.
In un recente articolo, il premio Nobel Paul Krugman sostiene le opportunità di un’economia mista in cui proprietà e controllo pubblico rappresentano una componente importante per sopperire alle criticità legate a una gestione privata di servizi pubblici.
A fronte di questo fenomeno, anche in Italia si torna a discutere di gestione pubblica e privata, se sia preferibile l’una o l’altra opzione. “Torniamo così a sentire due posizioni, tendenzialmente contrapposte, che ci ripropongono, con minime variazioni sul tema, le stesse argomentazioni che hanno alimentato il dibattito nei decenni passati: che l’impresa pubblica è inefficiente e soggetta a interferenza politica, o che l’impresa privata persegue unicamente interessi di profitto a scapito dei consumatori”.
Manca, purtroppo, in questo dibattito un’adeguata contestualizzazione, capace di tenere conto dei mutati assetti organizzativi dei mercati e delle imprese stesse. Quel che si ripropone di fare Clô con il presente articolo: “L’impresa pubblica di oggi differisce infatti profondamente dal modello tradizionale di monopolista pubblico e deve considerarsi figlia delle riforme che, almeno nell’area OCSE, in questi ultimi decenni hanno profondamente ridisegnato i mercati in cui le imprese pubbliche operano, nonché i loro assetti organizzativi interni.”
L’esperienza delle privatizzazioni “non ha rappresentato una soluzione strutturale al problema del debito, né ha favorito una riduzione dei prezzi, spesso, è stata associata alla riduzione di investimenti in ricerca e sviluppo”
All’iniziale contestualizzazione storica del rinnovato interesse verso la gestione pubblica (IL CICLO DELLE PRIVATIZZAZIONI) – conseguenza della deludente esperienza delle privatizzazioni – segue una disamina (L’EVOLUZIONE DELL’IMPRESA PUBBLICA) necessaria per “ragionare sui nuovi modelli di impresa pubblica e sulle condizioni che possono contribuire a una gestione efficiente, capace di coniugare performance economica e priorità sociali”.
L’analisi porta l’autore a sostenere (CONCLUSIONI) che “queste nuove evidenze devono servirci a superare l’equazione dogmatica tra gestione pubblica e inefficienza, identificando le condizioni che permettono all’impresa pubblica di migliorare la propria efficienza, di coniugare le logiche di mercato a obiettivi sociali che il privato non ha interesse a perseguire”.
Le imprese pubbliche odierne possono portare con sé vecchi rischi, a cui però si aggiungono nuove opportunità. Il limite tra i due dipende in larga parte dalla qualità delle istituzioni che le controllano, dalla presenza di pratiche di governance volte alla accountability e da un co-partecipazione nella loro gestione di pubblico e privato necessaria a coniugare performance economica e attenzione verso priorità sociali che interessano i settori di interesse generale come quello energetico.
Il post presenta l’articolo Il ritorno dell’impresa pubblica: rischio o opportunità? scritto da Stefano Clô e pubblicato sul numero 1.19 di Energia (pp. 30-35)
Stefano Clô è ricercatore presso l’Università degli Studi di Firenze e membro del Comitato Scientifico di «Energia»
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