La rimunicipalizzazione è un fenomeno che dal 2005 si va affermando in Germania in contrapposizione alla struttura concentrata del mercato energetico. Come le cooperative energetiche, è una forme di proprietà collettiva altra dalle strutture private sviluppatesi dopo la liberalizzazione del mercato. Su Energia 1.19, Sören Becker ne indaga il ruolo nella transizione energetica tedesca (Energiewende) che “non rappresenta solo una rivoluzione tecnologica, ma anche una trasformazione dell’economia politica”.
Alla fine degli anni 1990 e inizio degli anni 2000, molte città e municipalità hanno ceduto quote o intere utility a imprese private, favorendo un sostanziale processo di concentrazione: la nascita delle cosiddette «Big Four» energetiche integrate – RWE, E.ON, Vattenfall Germany, EnBW; alcune ancora completamente o in parte in mano pubblica, come Vattenfall – che apparentemente dividono il Paese in sfere di interesse regionali, ciascuna col controllo di larga parte dell’infrastruttura energetica. Appena le nuove strutture si sono cristallizzate, sono però emerse le criticità. Se la diffusa insorgenza delle rimunicipalizzate può aver colto di sorpresa qualcuno, esistevano in realtà fattori che ne facevano presupporre l’esigenza.

La rimunicipalizzazione è un fenomeno leggermente diverso da quello delle cooperative energetiche ma non meno dinamico. Rappresenta il ritorno della proprietà pubblica a livello locale nelle infrastrutture e/o nei servizi energetici. Una realtà presente in tutto il mondo in una vasta gamma di settori, tra cui rifiuti, acqua, trasporti pubblici, altri servizi. Un recente sondaggio ha registrato 835 casi nel mondo, di cui 284 nel settore energetico tedesco.
La Germania non ha quindi equivalenti in altri paesi o settori. Analizzando le nuove iscrizioni al registro delle imprese tra 2005 e metà 2014, Ivo Lormes ha conteggiato 122 nuove utility locali, una discreta quota delle 845 utility incluse nelle statistiche ufficiali del 2011. Nel 90% dei casi è avvenuto in Comuni con meno di 50.000 abitanti, due terzi nella fascia 10.001-20.000 abitanti.

La dinamica della rimunicipalizzazione è stata favorita anche dall’occasionale scadenza, nel primo decennio degli anni Duemila, di numerose concessioni ventennali. Mentre la maggior parte è stata rinnovata, o rinegoziata e poi rinnovata, per alcuni enti locali la scadenza è stata l’occasione per aprire un dibattito sul futuro dell’energia locale. Nella maggior parte dei casi, la soluzione è stata individuata nella rimunicipalizzazione, realizzata mediante affidamento della concessione a una nuova utility pubblica locale o attraverso l’acquisto del concessionario da parte pubblica.
L’opportunità di finanziare le rimunicipalizzazioni era una via percorribile soprattutto per quei Comuni con una certa flessibilità finanziaria, non sottoposti a un regime di austerità. Le trasformazioni proprietarie sono state favorite quindi dalla convergenza della tradizionale esperienza di servizi locali con le dinamiche dell’Energiewende, combinate con la scadenza delle concessioni e le favorevoli condizioni di accesso al credito.
Benefici locali, occupazione, ripristino del controllo locale su direzione e qualità della fornitura di energia sono tra le motivazioni per il ritorno dello Stato, in alcuni casi anche la spinta verso la transizione energetica locale
Vari sono i
modelli di rimunicipalizzazione, ma possono essere classificati in 5 tipologie,
benché in alcuni casi si vadano a sovrapporre:
1) rimunicipalizzazione proprietaria:
il Comune istituisce una nuova entità giuridica di diritto pubblico o privato;
2) rimunicipalizzazione organizzativa:
il Comune riacquista quote o unità di utility precedentemente privatizzate;
3) rimunicipalizzazione delle
responsabilità: i servizi operativi o le attività di un servizio pubblico vengono
estesi ad altro settore (il potenziale guadagno di efficienza è molto alto
quando si tratta di unità centrali come il servizio clienti);
4) rimunicipalizzazione della supply
chain: l’attività municipale viene estesa all’intera filiera energetica (ad
es. quando un operatore di rete entra nella vendita di energia), in questo caso
è necessario considerare i requisiti legali dell’unbundling di entrambe le fasi, spesso portando a diverse unità
organizzative;
5) rimunicipalizzazione territoriale:
il servizio municipalizzato viene esteso su un’intera città o Regione; è il
caso dell’operatore di rete locale che gestisce le reti suburbane o segmenti
della rete urbana precedentemente non integrati al sistema.
Queste diverse tipologie ridefiniscono le responsabilità tra pubblico e privato. Mentre le motivazioni per il ritorno dello Stato sono diverse – benefici locali, occupazione, ripristino del controllo locale su direzione e qualità della fornitura di energia – in alcuni casi la spinta verso la rimunicipalizzazione è stata la prospettiva di accelerare la transizione energetica locale.
L’esperienza delle rimunicipalizzazioni dimostra come sia possibile collegare i cambiamenti tecnologici a quelli organizzativi
Ciò nonostante, la tendenza alle rimunicipalizzazioni, come quella delle cooperative energetiche, non viene propriamente contemplata nel contesto della politica energetica tedesca. Eppure, il loro sviluppo dimostra come sia possibile collegare i cambiamenti tecnologici a quelli organizzativi. Un risultato, tuttavia, “non automatico, ma frutto di un processo meramente politico”.
Il successo della rimunicipalizzazione o delle nuove cooperative dipende da quel che si vuol ottenere. In alcuni casi, le performance del pubblico potrebbero non essere differenti da quelle del privato. Il caso di Amburgo – analizzato nel dettaglio da Becker su Energia 1.19 – mostra come la natura proprietaria possa essere trasformata in uno strumento strategico per la promozione delle rinnovabili a livello locale.
Le utility locali possano rivelarsi un utile strumento di politica energetica, potenziale agente per la transizione tecnologica
Sebbene Becker ritenga queste esperienze una esclusiva tedesca, esse nondimeno dimostrano come le utility locali possano rivelarsi un utile strumento di politica energetica, potenziale agente per la transizione tecnologica che persegue in modo efficace obiettivi sociali e in materia di cambiamento tecnologico: fungendo da «istituzione ancoraggio» per il cambiamento politico e reale; sviluppando capacità rinnovabile; includendo i consumatori e le altre parti interessate nella politica energetica.
Il post rielabora un paragrafo dell’articolo “Nuove forme organizzative locali nell’«Energiewende»” scritto da Sören Becker e pubblicato su Energia 1.19
L’Autore è ricercatore presso il Dipartimento di Geografia, Università di Bonn e IRI – Transformation of Human-Environment Systems, Università Humboldt di Berlino
Foto: Christian Wiediger / Unsplash
Per aggiungere un commento all'articolo è necessaria la registrazione al sito.
0 Commenti
Nessun commento presente.
Login