In anticipo rispetto agli abituali tempi, la BP ha pubblicato la 68° edizione, quindi dal 1952, del BP Statistical Review of World Energy aggiornato al 2018. Il più strutturato atlante statistico dell’energia per numero di variabili (una sessantina) e loro dislocazione geografica (122 paesi).
In una breve introduzione Bob Dudley, CEO della BP, mette il ‘dito nella piaga’: nel 2018 si è registrato il maggior consumo di energia (+2,9% vs +1,5% m.a. 2007-2017) e le maggiori emissioni di anidride carbonica (+2,0% vs +1,0%) dall’inizio di questo decennio.
Tutti gli indicatori hanno registrato un peggioramento nel 2018 rispetto al 2017 e rispetto alle tendenze di lungo periodo, confermando appieno le recenti valutazioni formulate dall’Agenzia dell’Energia di Parigi.
Netta la conclusione di Bob Dudley: “there seems little doubt that the current pace of progress is inconsistent with the Paris climate goals. The world is on an unsustainable path: the longer carbon emissions continue to rise, the harder and more costly will be the eventual adjustment to net-zero carbon emissions”.
In sintesi: le cose vanno divaricandosi rispetto alle traiettorie necessarie a conseguire gli obiettivi di Parigi. Capire le ragioni che ostacolano la ‘transizione energetica’ sarebbe più utile che continuare a sostenere le modalità con cui si ritiene debba e possa perseguirsi. O peggio sostenendo, per interessi di parte, cose che alla luce dei fatti risultano non veritiere.
Capire le ragioni che ostacolano la ‘transizione energetica’ sarebbe più utile che continuare a sostenere le modalità con cui si ritiene debba e possa perseguirsi
Né le innovazioni tecnologiche che continuano a magnificarsi (economia circolare, internet delle cose, economia digitale, etc), né la penetrazione delle risorse rinnovabili, né i miglioramenti dell’intensità d’uso dell’energia, né l’impegno dei governi, organismi internazionali, industrie, sono valsi infatti a scalfire minimamente le tendenze in atto. Anzi.
Morale: la concentrazione in atmosfera dei gas serra ha registrato il secondo maggior aumento annuale degli scorsi sei decenni portandosi a 414,8 ppm sempre più prossima a quella soglia 450 oltre la quale secondo l’IPCC i cambiamenti climatici causerebbero fenomeni catastrofici e irreversibili.
Della gran marea di dati riportati dalla BP, vale evidenziare a motivazione dei due dati cruciali su riportati su consumi e emissioni:
(a) un aumento dei consumi di tutte le fonti fossili superiore nel 2018 a quello del decennio 2007-2017. In particolare: petrolio 1,2% vs 1,0% m.a.; metano: 5,3% vs 2,2%; carbone: 1,4% vs 0,7%;
(b) la quota delle fossili è rimasta sostanzialmente inalterata di poco al disotto dell’84% di tutti i consumi di energia primaria;
(c) le rinnovabili hanno registrato ancora un forte incremento percentuale rosicchiando 0,4 punti alle fossili salendo al 4% di tutti i consumi (in un rapporto 1 a 21 rispetto alle fossili). A questo ritmo occorreranno loro oltre due secoli per rimpiazzare le fossili. Solare ed eolico hanno registrato in termini assoluti, quel che conta guardando alle emissioni, un aumento di 61 milioni di tonnellate equivalente petrolio: poco più dei +54 mil. tep registrati dal solo carbone;
A questo ritmo occorreranno oltre due secoli alle rinnovabili per rimpiazzare le fossili
(d) il gioco è interamente nelle mani di Cina e India, che assumono un ruolo sempre più dominante nell’evoluzione di qualsiasi variabile: si guardi ai consumi di energia, del cui aumento sono responsabili per i due terzi, delle emissioni (55%), delle rinnovabili (55%), etc. Il ruolo delle altre aree, specie quella europea, è sempre più marginale. Se, ad esempio, l’Europa non avesse ridotto lo scorso anno di 70 milioni tonnellate le sue emissioni di anidride carbonica, quelle globali sarebbero risultate più elevate di 0,1 punti percentuali. Meglio di niente, se non fosse per le risorse impiegate che allocate nei paesi emergenti avrebbero consentito riduzioni delle emissioni largamente superiori;
(e) ultimo, ma non l’ultimo dato, è l’aumento a due cifre percentuali dei prezzi dei materiali utilizzati nella mobilità elettrica: dal 21% del litio al 30% del cobalto. Che la supposta convenienza delle auto elettriche non ne abbia a risentire è tutto da vedere.
Nonostante un panorama tutt’altro che rassicurante merita comunque prendere atto dei solenni impegni che i leader di tutte le majors petrolifere hanno assunto in Vaticano il 13-14 giugno scorso davanti al Santo Padre durante il secondo ‘Dialogue’ alla Pontifica Accademia della Scienze su “The Energy Transition and Care for Our Common Home”.
Non sappiamo se Bob Dudley, che vi partecipava, abbia riferito su come (non) vanno le cose, ma speriamo che anche in quell’incontro la retorica delle buone intenzioni non abbia prevalso sull’effettiva volontà di attori primari nella scena energetica mondiale a modificare drasticamente il corso delle cose. Cominciando da loro.
BP Statistical Review of World Energy 2019
Alberto Clò è Direttore Responsabile della Rivista Energia
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