La Terra è investita da un forte aumento demografico, da una crescente urbanizzazione, non ultimo, da seri rischi climatici. Queste tendenze portano con sé un serie di bisogno che il settore dei servizi pubblici energetici ed ambientali è in grado di soddisfare erogando servizi e realizzando infrastrutture. Un’importante opportunità di sviluppo che, argomenta Tobia Desalvo su Energia 2.19, le utility italiane più all’avanguardia possono e devono cogliere. La loro esperienza può infatti contribuire a soddisfare i bisogni infrastrutturali della società contemporanea mettendo a disposizione il proprio know-how e innescando così una virtuosa interazione tra locale e globale in nome del benessere.
Il benessere del territorio si costruisce attraverso connessioni al suo esterno e l’internazionalizzazione dell’offerta dei servizi è uno strumento di espansione del valore che fa capo al territorio. La creazione di attori europei del settore è quindi una strada per irrobustire l’Unione Europea e raggiungerne gli obiettivi di sviluppo. Un’innovazione strategica che può rendere i nostri Comuni protagonisti dei prossimi decenni e aggiornare alle esigenze della globalizzazione quel circolo virtuoso tra impresa pubblica, produttività e sviluppo sostenibile che ha generato il fenomeno di successo delle utility nel Novecento.
L’articolo traccia una panoramica sulle opportunità che lo scenario strategico globale offre alle utility post-municipali per realizzare i propri obiettivi di crescita industriale e gli obiettivi pubblici di sviluppo sostenibile.
Nella prima parte (CRESCITA DEL PIANETA, INVESTIMENTI IN COMMONS E COSTRUZIONE DELLA COMUNITÀ) si identifica nella gestione dei commons l’elemento chiave per la sostenibilità del progresso in un Pianeta in vigorosa crescita demografica e in via di urbanizzazione. “Nella società globale tecnologicamente avanzata, il concetto di bene pubblico evolve nel tempo e si estende in base alla proprietà di tali beni di essere «abilitatori di connessioni» […] Le utility possono costituire strumento primario per la realizzazione e la gestione dei beni pubblici”.

Nella seconda (LE UTILITY POST-MUNICIPALI) si analizza il gap di governance che ostacola le utility post-municipali italiane dall’investire strategicamente in un percorso di internazionalizzazione. “La dimensione municipale/territoriale con cui si sono sviluppate le utility consente di identificare i bisogni, ma non ha la dimensione economica sufficiente per competere con le sfide del mercato e della tecnologia. Le nuove aziende hanno invece importanti punti di forza: l’accresciuta dimensione in grado di valorizzare economicamente un patrimonio di know-how e asset ereditato dai precedenti decenni di sviluppo economico, una robusta capacità produttiva e finanziaria in grado di garantire investimenti”.
Nel terzo (INTERNAZIONALIZZAZIONE, CONNESSIONI, GLOBALIZZAZIONE) gli investimenti transnazionali vengono identificati come uno strumento aziendale per costruire connessioni di lungo periodo tra territori e strategie pubbliche di sviluppo. “Impegnare le nostre imprese in un programma di investimenti diretti transnazionali entro l’Unione Europea diretto verso le zone orientali, per esempio i Balcani, sarebbe un primo banco di prova per misurare la capacità di irrobustire la crescita del nostro Continente, realizzarne gli obiettivi di sviluppo, formare una classe dirigente transnazionale e costruire attori di dimensioni e competenze tali da competere sul mercato globale”.
La conclusione è che per difendere e diffondere il benessere raggiunto nei nostri territori occorre investire capitali pubblici in utility pubbliche di dimensioni europee rivolte a generare connessioni internazionali per supportare i territori nella sfida globale.
Il post presenta l’articolo Utility locali e globalizzazione (pp. 72-78) di Tobia Desalvo, pubblicato su Energia 2.19
Tobia Desalvo, Servizi ambientali Hera Spa
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Foto: Max Pixel
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