20 Giugno 2019

La blockchain per tracciare le emissioni industriali (e tutelare la competitività europea)

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In un’economia globalizzata, la produzione industriale è fortemente influenzata dalla normativa locale in materia di lavoro, tasse e ambiente. Gli obblighi ambientali creano un’asimmetria competitiva tra le industrie che producono beni nel territorio europeo e quelle extra europee. I consumatori, a fronte di un prezzo al consumo più basso tenderanno quindi sempre a scegliere beni di produzione extra UE favorendo così la produzione non soggetta a limiti di emissione.

Secondo Agime Gerbeti e Fabio Catino, che affrontano il tema su Energia 2.19, adottare standard ambientali sulle emissioni anche per i prodotti esteri immessi nel mercato interno è una via obbligata per un’Europa che vuole ancorare il proprio sistema industriale ai cardini della competitività e della sostenibilità. 

L’imposizione di un obbligo amministrativo alle imprese europee, e di un costo associato a quest’obbligo (l’acquisto di tito­li di emissione nel sistema ETS – Emissions Trading Scheme), determina infatti un deficit competitivo industriale rispetto ad altre imprese che vendono i propri prodotti sul medesimo mercato producendo tuttavia fuori dal territorio di pertinenza fiscale (senza quindi essere soggette a obblighi supplementari).

Più dell’ETS e della carbon tax, un’ottima misura per conseguire quest’obiettivo consiste secondo loro nel valorizzare sull’IVA la CO2 evitata in fase di produzione. La valorizzazione delle emissioni industriali per la produzione farebbe sì che, oltre al prezzo e alla qualità, un parametro della competizione di mercato risieda anche nella sostenibilità. La competizione industriale sul mercato europeo avverrebbe così anche sulla base di chi emette meno nella produzione.

“La logica di fondo consiste nel riconoscere che non ha alcun senso da un punto di vista ambientale – e industriale – disincentivare le produzioni locali europee a basse emissioni nel confronto di mercato con quelle più inquinanti”

Una misura che trova applicabilità grazie alla tecnologia blockchain, che consente di garantire la tracciabilità certificata, univoca, sicura e trasparente delle emissioni di filiera sul prodotto. “Più che una tecnologia è un processo tecnologico che garantisce trasparenza attraverso certificazione (ampia a piacere), sicurezza, certezza temporale e immutabilità”. Un meccanismo che “funziona non diversamente dal libro Mastro di un notaio rinascimentale” con le differenza di non essere centralizzato ma “distribuito, una sorta di libro Mastro inserito in un network in cui ogni nodo partecipante alla rete ne possiede l’originale”.

La proposta degli autori ben si cala nell’attuale contesto di “strettissime urgenze ambientali”. Si differenzia infatti dalle altre soluzioni “per la finalità di creare un vantaggio competitivo sul mercato a quelle industrie che producono beni con elevatissimi standard ambientali e, contestualmente, scoraggiare quei produttori che intendono generare il proprio profitto dal dumpingambientale”, operazione che, nella definizione della Enciclopedia Treccani online, si verifica “quando una impresa può immettere sul mercato beni a più bassi prezzi perché prodotti a minori costi in paesi dove non esiste una normativa per la tutela ambientale”.

Gli autori non mancano tuttavia di rilevare come, seppure favorita dalla tecnologia blockchain, l’imposta sulle emissioni aggiunte (Imea), meccanismo di perequazione dei costi ambientali sui prodotti immessi sul mercato europeo, non possa considerarsi di semplice adozione. Le complicazioni in merito “non sono tuttavia di natura concettuale (…) né di natura tecnica, ma di carattere politico, economico e finanziario”.

Il post presenta l’articolo Blockchain e tracciabilità delle emissioni industriali (pp. 56-61) di Agime Gerbeti e Fabio Catino pubblicato su Energia 2.19

Agime Gerbeti è Professoressa di Sostenibilità Ambientale e Sociale presso la Libera Università Maria Santissima Assunta e Presidente del Consiglio Scientifico AIEE
Fabio Catino è Advisor dell’Agenzia qualità dei servizi pubblici locali di Roma per i servizi a rete e membro del Consiglio Scientifico AIEE  

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Foto: Max Pixel

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