Alla fine, il superamento della maggior tutela è stato (nuovamente) prorogato al luglio 2020. Se mai avverrà, l’apertura alla concorrenza dovrebbe, nell’ottica dei suoi promotori, portare benefici per i consumatori, liberi di scegliere le offerte più adatte ai propri profili di consumo.
Ciò dipende tuttavia anche dal livello di partecipazione dei consumatori al mercato. L’articolo di Giovanni Goldoni su Energia 2.19 esamina la relazione tra concorrenza e partecipazione nelle istruttive esperienze di Regno Unito, Stati Uniti e Francia: clienti attivi e inattivi, la loro libertà di scelta, le posizioni dominanti, le regolazioni adottate. Al netto di differenze nella struttura dell’offerta e nella regolazione dei mercati, questi esempi possono aiutare a comprendere le opzioni disponibili per il governo italiano, chiamato a decidere se (e come) portare tutti i clienti domestici nel mercato libero e se (e come) contrastare l’attuale posizione dominante di Enel.
Ne emerge con evidenza una spaccatura tra clienti che partecipano al mercato e quelli inattivi. Molti clienti non sono attivi per calcolo strategico, altri – se possono – preferiscono non scegliere. È a questi che le imprese energetiche e i regolatori guardano con particolare attenzione.
In Italia, il 60% dei clienti resta sotto il regime di tutela, forse perché il passaggio al mercato gli consentirebbe un «risparmio irrisorio»: appena 25 €/a con uno sconto del -10%
L’articolo muove (I CLIENTI ATTIVI NELLA NUOVA DIRETTIVA) dall’analisi della nuova Direttiva sulle norme comuni per il mercato interno dell’elettricità approvata dal Parlamento europeo nello scorso mese di marzo (documento in fondo al testo). Direttiva che, fra le altre cose, “si aspetta dai clienti domestici che diventino attivi su fronti più direttamente coinvolti nella transizione (art. 15): vendendo l’energia autoprodotta nei mercati dell’energia e partecipando a essi con la gestione della domanda”.
Ma quanto sono o possono diventare attivi? “La partecipazione della domanda dipende certamente da regole e assetti istituzionali ma anche dalle caratteristiche dei clienti” (CHI SONO I CLIENTI E QUAL È IL LORO COMPORTAMENTO). In assenza di un cliente tipo “ragionevolmente ben informato”, risulta necessario ripartirli in diverse categorie, come attivi e inattivi. Una distinzione vieppiù importante, come dimostra il diverso approccio adottato dalle imprese: “ai primi sono disposti a ridurre i prezzi fino a coprire a malapena i costi operativi e dagli altri si aspettano di recuperare costi e margini”.
Chi mantiene per anni lo stesso fornitore e lo stesso contratto pagherà un prezzo certamente diverso da quello pattuito inizialmente e quasi sicuramente più alto delle nuove offerte
L’analisi si cala quindi in Gran Bretagna, dove “da quando le forniture domestiche di energia elettrica e gas naturale sono state liberalizzate alla fine degli anni Novanta, è stato più volte necessario correggere i piccoli fallimenti dei mercati retail”, passando in rassegna gli interventi principali (REGNO UNITO: UN MERCATO «LABORATORIO»).
Prende in seguito in esame i mercati retail dell’elettricità in Italia e in Francia che, “pur essendo da molti anni aperti alla concorrenza, restano caratterizzati dalla presenza di un soggetto dominante e da tariffe regolate per i clienti che non sono passati al libero mercato” (LIBERTÀ DEI CLIENTI E POSIZIONI DOMINANTI). In particolare, il mercato al dettaglio francese risulta ancora più concentrato di quello italiano: “alla fine del 2018, circa l’80% dei clienti domestici era legato a Electricité de France (EdF).
L’AGCM ha da poco sanzionato Enel e Acea per avere raccolto e utilizzato in modo discriminatorio dei dati relativi alla clientela servita in maggior tutela
Negli Stati Uniti non tutti hanno invece abbracciato la concorrenza nel settore elettrico, tanto che “in oltre due terzi degli Stati il modello delle utility integrate regge e le tariffe dei clienti domestici sono regolate [e] anche dove si è proceduto con la liberalizzazione, i prezzi di mercato quasi sempre coesistono con le forniture a prezzo regolato dell’incumbent” (ESPERIENZE ISTRUTTIVE DAGLI STATI UNITI).
La lunga e dettaglia analisi si chiude con alcune riflessioni, “che possono essere solo personali e provvisorie, nell’ordine che appare più logico” (CONCLUSIONI): dall’eliminazione delle tariffe regolate che “può allentare un freno alla partecipazione attiva dei clienti domestici ai mercati retail” al fatto che “così stando le cose non c’è ragione di credere che la transizione deriverà spontaneamente dalla libertà di scelta nei mercati al dettaglio”.
Il post presenta l’articolo di Giovanni Goldoni La partecipazione dei clienti nel mercato al dettaglio dell’energia elettrica (pp.30-39) pubblicato sul Energia 2.19
Giovanni Goldoni insegna presso il Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona ed è membro del Comitato Scientifico di «Energia»
Foto: maxpixel
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