Dopo la prima crisi petrolifera si innescò una gara a chi inventava nuovi modi per risparmiare o produrre energia senza ricorrere alle fonti fossili. Se ne sono viste e sentite di ogni gusto e colore. Un po’ quello che succede oggi di fronte alla crisi climatica. Ogni tanto più la sparata è grossa, più sembra verosimile. Forse non riusciranno a risolvere la più grave minaccia ambientale all’umanità, ma almeno possono strapparci qualche sorriso.
Negli anni ’70 ogni giorno spuntavano fuori come funghi nuove trovate. Le più strambe provenivano dal mondo asiatico, specie dal Giappone. Allora non c’erano YouTube o Facebook, altrimenti sarebbero diventate senz’altro “virali”, come la foto di un gran numero di giapponesi che pedalano in modo forsennato per produrre energia elettrica.
Vi era poi chi sosteneva che fare all’amore potesse generare calore ed energia. Lo sviluppo tecnologico, che ne sappiamo, non avanzo granché, ma noi italiani cogliemmo l’occasione per farne un film che ebbe senz’altro più successo.
Sempre nella nostra Penisola, nei primi anni 1980, Giuseppe Api, un gentile signore di Messina, brevettò l’idea di illuminare i lampioni dei lungomare con elettricità prodotta dallo sciacquio lungo la battigia. L’aveva battezzata con grande orgoglio ‘l’onda motore”. La foto di lui immerso nell’acqua sino alla cinta che sul far del tramonto reggeva uno strano alambicco con una ruota di bicicletta in cima e a sfiorargli la testa una lampadina accesa divemmo la copertina dell’ultimo numero di Energia del 1982.
A distanza di circa quarant’anni, Giuseppe sarebbe molto felice nel vedere la pubblicità di l’Eni che reclamizza la produzione di elettricità da ‘moto ondoso’ al largo di Ravenna vicino alle piattaforme di estrazione del petrolio. Più o meno la stessa idea.
Cosi come la crisi petrolifera di quel tempo anche quella climatica d’oggi ha fatto riesplodere la fantasia nella ricerca di modi alternativi alle fossili con cui produrre energia, specie, ca va sans dire, nelle rinnovabili e nella correlata auto elettrica.
Giorni fa il giornale francese Les Echos ha pubblicizzato il progetto della start-up Lightyear di un auto elettrica a cinque posti alimentata con pannelli solari piazzati sul tetto. “L’inizio di una nuova era” ha chiosato trionfalmente il fondatore della società. Un’era di grandi viali, tempo libero e soldi in tasca. Con i suoi 5 metri quadrati (quasi un armadio) l’auto del futuro non è infatti proprio tarata per le strette stradine dei centri storici; serve un’ora (di sole) per catturare energia per effettuare 12 kilometri (a piedi se ne impiegano in media 5 km/h e 25 kn/h in bicicletta) e il costo per la prenotazione delle prime 100 vetture è di appena 149.000 euro (ma quelle future, ha assicurato il patron, costeranno molto meno).
Un’altra idea su cui stanno lavorando alacremente in Gran Bretagna è la produzione di carburante utilizzando come materia prima…l’urina. Idea alla MacGyver o alla “Doc” di Ritorno al Futuro, cui si opporrebbero con durezza compagnie petrolifere e paesi arabi. Calcolando i 7 miliardi di persone che abitano il pianeta e la “fornitura” media quotidiana si arriverebbe infatti a sostituire un terzo dei consumi giornalieri di petrolio.
Se poi ogni volta che tiri lo sciacquone riesci a produrre un po’ di elettricità, il problema energetico è bello che risolto..
Senza contare che non solo gli umani producono biomasse. Lo zoo di Toronto si è infatti aggiudicato 2,7 milioni di dollari per convertire in energia le deiezioni dei loro ospiti.
Nella ‘top ten’ delle idee fantasiose per produrre energia merita il primo posto quella della nipponica SFD Recycle System di alimentare le caldaie a biomasse riciclando i pannoloni usa e getta utilizzati dagli anziani con problemi di incontinenza. Un’idea che consente in un colpo solo di risolvere anche il problema dello smaltimento di un prodotto difficilmente riciclabile. Dei pannolini dei bambini non si fa menzione, ma il potenziale è sicuramente elevato e la materia prima non manca..
Così come non mancano le persone, il cui movimento genera calore e quindi energia. È l’idea dell’impresa nazionale svedese Jernhusen di riscaldare le abitazioni con il calore generato dal flusso di persone che passano per la stazione centrale di Stoccolma. E c’è chi addirittura rilancia puntando sui cadaveri..
Non male neanche l’idea che viene dal Canada di produrre elettricità pulita creando artificialmente piccoli vortici d’aria – l’Atmospheric Vortex Engine – anche se forse di vortici ne abbiamo già abbastanza, come quello che ha quasi distrutto Milano Marittima qualche settimana fa.
Numerose sono le classifiche in giro per il web delle idee più strambe o geniali – il limite è spesso molto labile – per produrre energia in maniera alternativa: dai ‘laghi esplosivi’, che nascondo metano e anidride carbonica (ma sono piuttosto rischiosi per chi ci vive vicino) alle ‘vibrazioni’ prodotte ballando su superfici catturate da materiali piezoelettrici. Se adeguatamente sviluppata, questa tecnologia consentirebbe alla Romagna una piena ‘indipendenza energetica’ con tanto di possibilità di esportare elettricità verso Marche ed Emilia… altro che Stati Uniti, Trump e shale revolution… Casadei, balere e Romagna e Sangiovese!
Se tutte queste innovazioni dessero gli esiti sperati, la crisi climatica potrebbe quasi dirsi risolta, con un consistente beneficio anche per le bollette e per il nostro umore. Difficile che avvenga – alcune avanzeranno, altre no, altre ancora avranno applicazione limitata – ma l’importante è non demordere!
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