Con digitalizzazione si intende la crescente applicazione delle tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT-Information and Communications Technologies) in tutta l’economia, compresi i sistemi energetici. La diffusione delle tecnologie digitali nel settore energetico è infatti in forte aumento e negli ultimi anni gli investimenti sono aumentati notevolmente: oltre 47 miliardi di dollari nel 2016, in crescita di circa il 20% a livello annuale rispetto al 2014.
Alla base di questo processo di digitalizzazione vi sono la crescente capacità di produrre, trasmettere, immagazzinare ed elaborare enormi volumi di dati, unita alla maggiore connettività di persone e dispositivi. Un processo che, come sottolineano Laura Cozzi (IEA) e Vincenzo Franza (Enel Strategy Group) su Energia 3.19, “ha la potenzialità di cambiare totalmente il tradizionale modello di business del settore energetico configurando uno scenario competitivo inedito, con effetti di non facile previsione per esempio sul piano occupazionale, dei costi, della sicurezza energetica ambientale e climatica”.
A guidare questo processo vi sono sia le aziende energetiche (tra le prime ad aver adottato le tecnologie digitali, già negli anni 1970) e le società del settore digitale, che “a loro volta stanno investendo nel settore energetico, in particolare in progetti rinnovabili per soddisfare il loro consumo di elettricità e in soluzioni di efficienza energetica dei data center, al fine di ridurre il fabbisogno energetico complessivo”. Non meno rilevante è il ruolo dei policy makers e dei consumatori.
L’impatto della digitalizzazione sui consumi di energia è ancora un’incognita: se positivo o negativo dipenderà dal livello di automazione, dalle barriere normative e dalla risposta dei consumatori
L’impatto sui costi dovrebbe invece essere nel segno di una loro riduzione, mentre le incognite riguardano soprattutto il quantum e il suo effetto sulla concorrenza tra le fonti. L’industria Oil & Gas ad esempio “attraverso l’uso diffuso delle tecnologie digitali, potrebbe ridurre i costi di produzione tra il 10% e il 20%”, mentre le risorse tecnicamente recuperabili potrebbero essere incrementate “di circa il 5% a livello globale”. Nel settore elettrico, invece, “la digitalizzazione può potenzialmente portare a risparmi pari a circa 80 miliardi di dollari l’anno, ovvero circa il 5% dei costi totali annui”.
“Oltre all’impatto sui costi, la digitalizzazione sta portando fondamentali cambiamenti a livello di sistema, abbattendo i tradizionali confini tra domanda e offerta di energia. (…) È possibile identificare almeno tre principali ambiti di trasformazione del sistema elettrico che le tecnologie digitali possono agevolare, in particolare: il demand response per l’integrazione delle fonti energetiche rinnovabili non programmabili, l’implementazione dello smart charging per i veicoli elettrici e la generazione distribuita”.
Le tecnologie digitali trasformeranno il sistema elettrico in 3 ambiti: il demand response per integrare le rinnovabili non programmabili, lo smart charging per i veicoli elettrici, la generazione distribuita
A ciascuno di questi tre ambiti gli autori dedicano un approfondimento. Il primo (DEMAND RESPONSE E INTEGRAZIONE DELLE RINNOVABILI NON PROGRAMMABILI) può infatti, insieme allo storage, “contribuire a integrare una quota maggiore di rinnovabili non programmabili in modo economicamente sostenibile e ad accelerare la decarbonizzazione del settore elettrico”, ovvero senza il bisogno di ricorrere ad impianti convenzionali alimentati a carbone o a gas, come avviene attualmente e che ha portato alla necessità di creazione del capacity market.
Il secondo (SMART CHARGING PER I VEICOLI ELETTRICI) è di interesse in quanto “concentrando la ricarica dei veicoli elettrici nelle ore del giorno in cui la generazione rinnovabile è più alta potrebbe ridurre la necessità di capacità di generazione aggiuntiva, offrendo risparmi significativi per il sistema”. Serve quindi una “ricarica intelligente” che a sua volta “richiede un’infrastruttura digitale per consentire la comunicazione tra i punti di ricarica e la rete elettrica, così da essere in grado di modulare la domanda elettrica”. Il potenziale è enorme e tale da evitare “investimenti pari a 100 miliardi di dollari e 280 miliardi di dollari – a seconda degli scenari di diffusione dell’auto elettrica – in infrastrutture elettriche (nuove capacità di generazione di energia elettrica e trasmissione e distribuzione), altrimenti necessarie a coprire il picco di domanda di elettricità dei veicoli elettrici”.
La ricarica intelligente consentirà la comunicazione tra i punti di ricarica e la rete elettrica, così da modulare la domanda elettrica
La GENERAZIONE DISTRIBUITA potrebbe invece “trasformare radicalmente l’attuale funzionamento del sistema elettrico, determinando una riduzione dell’elettricità generata e distribuita attraverso la rete e portando a una potenziale riduzione dei ricavi delle utility (e) rimodellando in primis l’esperienza dei consumatori, proprio perché la digitalizzazione ridefinisce la loro interazione con i fornitori di energia”.
Non può mancare infine una parentesi legata alle criticità di sicurezza (DIGITAL RESILIENCE E PRIVACY), in quanto “se, da un lato, la digitalizzazione può portare molti benefici positivi, dall’altro può anche rendere i sistemi energetici più vulnerabili agli attacchi informatici. Quel che chiama nuovamente in ballo i policy makers che “dovranno bilanciare le preoccupazioni relative alla privacy con questi altri obiettivi, tra cui la promozione dell’innovazione e le esigenze operative delle utility”.
Il post presenta l’articolo Digitalizzazione: una nuova era nell’energia? scritto daLaura Cozzi e Vincenzo Franza e pubblicato su Energia 3.19
Laura Cozzi, Chief Energy Modeller,
International Energy Agency
Vincenzo Franza, Enel
Strategy Group
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