“Negli ultimi due anni si è assistito alla diffusione di allarmi sempre più preoccupati da parte degli scienziati del clima al punto da ritenere che il punto di vista dell’IPCC sia troppo cauto e che lo scenario di innalzamento del livello dei mari entro la fine del secolo sia assai più preoccupante. Tutto ciò pone la questione della transizione energetica sotto una nuova luce, facendo emergere una domanda chiave: sarà essa abbastanza veloce da evitare gli scenari catastrofici prospettati dalla comunità scientifica? Oppure, gli effetti dirompenti del cambiamento climatico si manifesteranno prima che la transizione energetica sia completata? Più semplicemente: faremo in tempo?”
Questioni cruciali cui Enzo Di Giulio e Stefania Migliavacca provano a dare risposta su Energia 3.19 con uno studio che assume come indicatore del processo di decarbonizzazione l’anno di picco del carbonio (carbon peak). Gli Autori propongono una sintesi degli scenari più rappresentativi proposti dalla letteratura recente e studiano i possibili scenari di carbon peak attraverso l’analisi Montecarlo che consente di generare migliaia di scenari opportunamente distribuiti sul piano statistico e realizzando diversi test delle ipotesi. Il risultato? Il periodo più plausibile per il manifestarsi del picco è la decade 2030-2040. Quali considerazioni si possono trarre?
Più in là nel tempo si sposta il carbon peak più i tassi di decrescita necessari a centrare il target dei 2 °C diventano sfidanti
“È indubbio che prima si manifesterà il picco delle emissioni mondiali maggiori saranno le chances di centrare l’obiettivo dei 2°C. Al contrario, ritardi (…) inducono sforzi di abbattimento delle emissioni via via crescenti, e dunque più sfidanti e meno probabili (…) Per quanto gli scienziati continuino a disegnare e a proporre scenari normativi nei quali, con mirabile efficacia, da un certo anno in poi le emissioni cominciano a decrescere a ritmi frenetici, il trascorrere inesorabile del tempo ne riduce, fino ad annullarlo, il grado di realismo. Per questo va acquisendo sempre più quota l’ipotesi che siamo già oltre il tempo massimo e che la mitigazione da sola non sia sufficiente, ma occorra inesorabilmente il sequestro – via foreste e CCUS (Carbon Capture, Utilization and Storage) – del carbonio.” (TRANSIZIONE ENERGETICA E PICCO DEL CARBONIO)
Ad oggi 3/5 delle emissioni appartengono a paesi che non hanno ancora raggiunto il carbon peak

L’articolo procede presentando i diversi scenari presi a riferimento (DESCRIZIONE DEGLI SCENARI), in particolare quelli recentemente proposti da nove istituzioni (BP, DNV, EnerData, EIA, Statoil (ora Equinor), IEA, IEEJ, Shell, WEC) e classificati in tre categorie secondo i loro assunti di base: Plausibile, con riferimento a “evoluzioni possibili in caso di cambiamento politico, sociale tecnologico di varia natura”; Business as Usual, ossia “il futuro che è ragionevole aspettarsi sulla base del trend attuale”; normativo, che “descrivono il mondo «come dovrebbe essere» per raggiungere i 2 °C”.
“Al di là delle narrazioni qualitative che corredano questi scenari, proviamo ad individuare dei punti di riferimento quantitativi (scegliendo) tre variabili: la domanda di energia primaria, il mix energetico e l’intensità carbonica (che in un certo senso è la sintesi delle due precedenti) (…) In sintesi, nei sedici scenari analizzati coesistono visioni differenti, ma senza inversioni di rotta, che continuano a rimanere nettamente distanti dal sentiero indicato dal caso normativo: in media, la domanda di energia cresce quasi del 30% al 2040, trainata principalmente dai combustibili fossili.”

Gli Autori passano quindi a presentare la metodologia adottata per le simulazioni (SIMULAZIONI MONTECARLO SUL CARBON PEAK): “il metodo consente di generare una moltitudine di scenari, in tal modo ampliando considerevolmente il numero delle possibili traiettorie delle future emissioni. In particolare sviluppiamo la nostra analisi su 1.000 iterazioni, generando 1.000 eventi «anno in cui si verifica il picco del carbonio». Questa espansione imponente del numero delle traiettorie possibili dà maggiore robustezza alla nostra analisi statistica”.
Possiamo affermare che è assai dubbio che prima del 2033 possa manifestarsi il carbon peak mondiale
Nelle conclusioni (FAREMO IN TEMPO?) gli Autori propongono alcune riflessioni sulla base della non rosea constatazione che “a parte WEC-MJ, tutti gli scenari sono collocati al di là dell’anno limite”, ovvero il 2025 “al di là del quale l’obiettivo del contenimento della temperatura entro i 2°C diventa impresa più che ardua”. Peggio ancora, se si prendono in considerazione le simulazioni basate sugli scenari IPCC, il carbon peak si sposta ulteriormente in là nel tempo “tra il 2050 e il 2060”.
“Al termine della nostra analisi, nonostante l’ampio carico di incertezza – peraltro intrinseca a qualsiasi ragionamento sulla realtà futura – possiamo dire che vi è una convergenza sull’ipotesi di un picco del carbonio mondiale che si manifesti nella decade 2030-2040. Questo è il risultato che l’analisi Montecarlo restituisce, qualora si escluda l’ultimo esercizio basato sugli scenari dell’IPCC.”
Il post presenta l’articolo Faremo in tempo? di Enzo Di Giulio e Stefania Migliavacca e pubblicato sul Energia 3.19 (pp.42-53)
Enzo Di Giulio e Stefania Migliavacca insegnano all’Eni Corporate University. Enzo Di Giulio è anche membro del Comitato Scientifico di «Energia»
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