23 Settembre 2019

L’influenza degli “algos” sul mercato petrolifero

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‘Algos’ sta per ‘algoritmi’ ed è un termine che, in un mondo informatizzato come il nostro, sta diventano di uso sempre più comune. Soprattutto in ambito finanziario, dove il 90% degli scambi implica l’utilizzo di almeno un sistema di decisione artificiale. Un fenomeno in atto e apparentemente inarrestabile che si ripercuote a cascata sugli altri mercati, compreso quello petrolifero.

È qui che bisogna ricercare le ragioni di come sia è possibi­le che un tweet (come quello di Trump del 29 aprile su una telefonata in corso con alcuni paesi OPEC per calmierare i prezzi) abbia più rilevanza di una serie di attacchi in una delle aree più sensibili del Pianeta (come avvenuto il 14 maggio a quattro petroliere di diversa nazionalità alla fronda del porto di Fujairah).

Come funzionano il trading automatico e i processi di autoapprendimento di cui fa crescente uso (machine learning o deep learning) lo spiega Francesco Gattei (Eni) su Energia 3.19 assieme alle conseguenze ed i rischi che derivano dalla messa in atto di migliaia di scambi istantanei.

Nello stes­so tempo di reazione di Usain Bolt allo start (1,5 decimi di secondo), un computer è in grado di realizza­re 160.000 operazioni

“L’obiettivo del trading automa­tico gestito da computer è duplice: indentificare tutte le possibili correlazioni tra le variabili che possono determinare oscillazioni dei prezzi (di fatto ampliando l’operatività del trading desk) e mettere in atto la proposta di compravendita nel modo più rapido possibile (massi­mizzando anche temporalmente le opportunità operative). (…) Nello stes­so tempo di reazione di Usain Bolt allo start (1,5 decimi di secondo), un computer è in grado di realizza­re 160.000 operazioni. Moltiplica­telo per il numero di computer atti­vi sul trading e il potenziale econo­mico che ne deriva è immane”. (MECCANISMI DI APPRENDIMENTO DEI COMPUTER)

Al di fuori della loro applicazione teorica nel gioco degli scacchi, questi meccanismi di apprendimento trovano immediata applicazione pratica nei mercati finanziari, tanto che “secondo un recente studio della U.S. Commodity Futures Trading Commission, nel 2018 gli algorit­mi controllavano il 90% dei futures sulle valute, l’80% degli scambi di energia, il 70% degli scambi del grano e del bestiame (che sono i due mercati futures meno automa­tizzati). Si tratta di valori che sono quasi raddoppiati in sei anni”. (APPLICAZIONI NEI MERCATI FINANZIARI)

9 scambi su 10 implica­no l’utilizzo, almeno per una delle due parti, di un sistema di decisio­ne artificiale

La crescita degli scambi automatizzati sui mercati arrivano a mutarne le logiche che tradizionalmente li connotano: “gli algoritmi sono cannibali (… ) di input e news con cui correlano le diver­se variabili, aprendo o chiudendo in frazioni di secondo migliaia di posizioni finanziarie (high-speed trading), generando un processo in cui domina la reazione di breve e brevissimo termine e che dà mas­simo peso al flusso informativo più frequente e dettagliato”.

È così che statistiche, news e tweet giungono ad avere più rilevanza dei fondamentali reali di mercato. E quello petrolifero non fa eccezioni, anzi. A fronte di informazioni parziali o ritardate su domanda e offerta, i computer captano ogni possibile informazione in tempo reale, anche se di rilevanza tradizionalmente marginale, come le statistiche sui rig operativi negli Stati Uniti, l’andamento delle scorte o le dichiarazioni del Presidente Trump. Senza effettuare alcun approfondimento, l’algoritmo causare un violento sbalzo nei prezzi, anche del 3-4%.

Quali le conseguenze? Il predominio della reazione di brevissimo termine sul mercato, che dà massimo peso al flusso informativo più frequente e dettagliato, come le statistiche macroeconomiche (a scapito delle peculiarità settoriali), le news o i tweet; maggiori rischi di volatilità nei momenti di incertezza, con l’eventualità che i sistemi generino dei «flash crash», tracolli inspiegabili delle quotazioni in pochissimi minuti. “In un mondo così istantaneo si perde quindi il peso dei fondamen­tali di lungo termine, quelli più strutturali, mentre aumenta spro­porzionatamente quello degli arbi­traggi temporanei”. (CONSEGUENZE E RISCHI)

Operare contro gli algos è praticamente impossibi­le, perché le regole del gioco non hanno più la natura industriale del passato

Le conclusioni non sono del tutto ottimistiche. Il trading automatico manca completamente della “capacità di valutare le conseguen­ze di lungo termine delle scelte di mercato (…). Se si accusava i trader di «shor­termismo», li stiamo sostituendo con player ancora più istantanei e dalle logiche non sempre leggibili. Una premessa non certo positiva per la costruzione di mercati lungi­miranti e di sistemi economici più sostenibili”.

Il post presenta l’articolo Wall Stweet (pp. 58-61) di Francesco Gattei e pubblicato su Energia 3.19.

Francesco Gattei è Scenarios, Strategic Options & Investor Relations Executive Vice President, Eni

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