8 Ottobre 2019

Finanza verde: cos’è e quali strumenti utilizza

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Nel 2007 viene lanciato il primo green bond, da allora la finanza ha acquisito un ruolo sempre più attivo nel processo di decarbonizzazione e di transizione energetica attraverso la mobilitazione di capitali diretti verso progetti sostenibili al punto che è stato coniato il termine “finanza verde”.

Il dibattito internazionale ha spostato sempre più l’attenzione sulla dirimente questione della tutela ambientale, concentrando l’interesse sulla transizione verso un’economia “verde”. Dai Sustainable Development Goals alla COP21 di Parigi è stato sigillato un percorso, avviato negli anni passati, verso un modello di sviluppo economico basato sulla decarbonizzazione.  

In questo contesto, la finanza ha acquisito un ruolo sempre più attivo attraverso la mobilitazione di capitali diretti verso progetti sostenibili. Inizialmente non è stato facile per gli investitori e i mercati finanziari assimilare le opportunità del green business, considerando la mancanza di dati disponibili sul rischio climatico delle imprese e sui rendimenti degli investimenti verdi.

Tuttavia, la crescente attenzione internazionale in materia di energia e clima ha fatto emergere le ragioni in favore degli investimenti volti alla riduzione delle emissioni di carbonio. “It costs money, because it saves money”, si potrebbe riassumere con la celebre battuta del film Moonstruck del 1987.

It costs money, because it saves money

Nel corso dell’ultimo decennio, si registra un’accelerazione dell’impegno finanziario in chiave green, al punto che viene coniato il termine “finanza verde” per indicare un sistema finanziario focalizzato sul supporto verso investimenti e politiche che mirano alla difesa dell’ambiente e del clima. Tale sistema non comprende solo il finanziamento di specifici progetti di natura pubblica o privata ma comprende anche il supporto a politiche pubbliche a vantaggio dell’ambiente. Tra le questioni al centro dell’interesse degli investitori verdi ci sono le energie pulite, la protezione della biodiversità, l’efficienza energetica, i trasporti sostenibili, la gestione idrica, le azioni di adattamento e mitigazione degli effetti climatici.

Nel 2007 viene lanciato il primo green bond, in sostanza un titolo obbligazionario a supporto di investimenti che recano vantaggio all’ambiente e al clima. Il funzionamento è simile a quello di un normale titolo di debito: l’ente che emette il bond riceve capitale mentre gli investitori godono di un ritorno fisso sotto forma di interesse. La differenza è che i green bond prevedono esplicitamente la destinazione dei proventi a scopi ambientali.

Se fino al 2012 sono le grandi banche multilaterali di sviluppo a emettere questi meccanismi di finanziamento, negli anni successivi altri soggetti entrano nel mercato. Vengono lanciati i primi green bond “corporate” dal settore privato, “municipal” da governi locali e “city” da diverse città.

I green bond possono essere “corporate” se emessi dal settore privato, “municipal” se da governi locali e “city” se da città

Negli ultimi anni, il mercato ha conosciuto una costante crescita ed è emersa la necessità di adottare strumenti di controllo e monitoraggio per tutelare gli investitori riguardo la natura “green” dei progetti finanziati. Nel 2009, viene istituita la Climate Bonds Initiative (CBI) che ogni anno ne monitora le dimensioni. Si vanno aggiungendo inoltre strumenti di certificazione che puntano a standardizzare le caratteristiche delle obbligazioni verdi, come i Climate Bonds Standard da parte del CBI e i Green Bond Principles (GBP), sviluppati dall’International Capital Markets Association (ICMA).

Negli ultimi anni, abbiamo assistito allo sviluppo di green funds che puntano ad investire nel campo della sostenibilità, con una forte esposizione dei fondi pensione e delle assicurazioni; non solo, a partire dal 2014 diverse banche e società di rating hanno lanciato indici di riferimento per valutare le performance dei green bond (Bank of America Merrill Lynch Green Bond Index, Barclays MSCI Green Bond Index, S&P Green Bond Index, Solactive Green Bond Index).

Anche le Borse hanno lanciato listini dedicati ai green bond tra cui Londra, Oslo e Stoccolma; nel 2016, la Borsa del Lussemburgo ha istituito il Luxembourg Green Exchange (LGX), una piattaforma riservata interamente a prodotti verdi, con un successo tale che la quotazione è stata poi estesa ai titoli che sostengono progetti sociali e sostenibili.

La sfida più grande per gli investimenti green resta la trasparenza, per permettere agli investitori di valutare correttamente gli impatti reali di ogni finanziamento

In definitiva, la finanza verde è sempre più attiva e può assumere il ruolo che tutti si aspettano di insostituibile alleato per il raggiungimento degli obiettivi climatici sanciti a Parigi nel 2015; tuttavia, diversi aspetti devono ancora essere migliorati,come l’uniformità degli standard e dei criteri di certificazione.

La partita si gioca sulla credibilità: gli investitori necessitano di maggiore trasparenza sulla destinazione dei fondipervalutare correttamente gli impatti reali di ogni finanziamento, evitando così il rischio di greenwashing.


Chiara Proietti Silvestri è ricercatrice presso Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche

Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla newsletter del GME di febbraio 2018

Foto: MabelAmber / Pixabay

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