5 Novembre 2019

Le auto aziendali, Greta e Camilla

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Fa discutere la modulazione degli sconti del valore del beneficio legato all’uso promiscuo dell’auto aziendale per ragioni ambientali previsto dal disegno di legge di bilancio. Ma a ben vedere, la misura è in linea con gli impegni climatici assunti dal nostro Paese.

L’articolo 78 del disegno di legge di bilancio modula la possibilità di scontare il valore del beneficio legato all’uso promiscuo dell’auto aziendale concessa ai dipendenti in base alle emissioni specifiche di CO2 delle vetture. Il tradizionale valore del 30 per cento si applicherà solo più alle vetture elettriche e ibride: tale percentuale si raddoppia per le auto a combustione interna con emissioni specifiche minori o uguali a 160 grammi di CO2 al chilometro ed è il 100 per cento per le altre vetture.

Il legislatore sta utilizzando la leva fiscale (in questo caso la modulazione delle detrazioni) per spingere l’obiettivo di riduzione delle emissioni dei settori non ETS, di cui il trasporto rappresenta una quota importante e che negli anni non ha mostrato particolari miglioramenti. Secondo il Piano Nazionale Clima Energia (PNEC) inviato alla fine del 2018 alla Commissione, l’Italia si è impegnata a ridurre del 33 per cento (rispetto al 2005) le emissioni dei settori che non sono soggetti al sistema di scambio di emissioni (ETS). Tra questi settori i trasporti, insieme al settore residenziale, hanno un ruolo predominante essendo responsabili di poco meno di un quarto delle emissioni totali ed essendo tra le poche emissioni in aumento (del 2,4 per cento tra il 1990 e il 2016 secondo i dati ISPRA).

L’aumento delle emissioni in Italia è proprio legato al trasporto stradale e in particolare a quello passeggeri

E se si vede nel dettaglio, l’aumento delle emissioni è proprio legato al trasporto stradale e in particolare a quello passeggeri (tabella 2 sempre tratta da Ispra).

Inoltre gli obiettivi europei prevedono che le nuove vetture commercializzate a partire dal 2020 abbiano un’emissione specifica non superiore ai 95 g di CO2 per km percorso, un limite che verrà reso più restrittivo negli anni successivi: la media delle emissioni delle vetture che ogni costruttore metterà in vendita dovrà passare dai 95 gCO2/km dal 2021 agli 81 nel 2025 e quindi ai 59 entro il 2030. In questo contesto il criterio di penalizzare le vetture con emissioni superiori ai 160 gCO2/km appare più che ragionevole.

Quindi l’iniziativa del Governo di mettere la leva fiscale a disposizione degli obiettivi climatici condivisi in sede europea pare apprezzabile soprattutto perché è un segnale di coerenza, coerenza che su questi temi viene sempre invocata ma, date le reazioni al provvedimento, evidentemente mal tollerata. Insomma più che Greta la politica climatica pare più una sora Camilla: tutti la vogliono ma nessuno se la piglia.


Ivan Faiella è Senior Economist presso il Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, membro dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica e del comitato scientifico della rivista Energia.

Le opinioni espresse sono personali e non implicano in alcun modo la Banca d’Italia o altre istituzioni con cui collaboro.

Foto: martieda / Pixabay


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