13 Gennaio 2020

Il valore di Tesla e l’alba di una nuova era

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In tre mesi il valore del titolo Tesla è pressoché raddoppiato fino a superare in capitalizzazione General Motors e Ford messe insieme, nonostante la vendita di automobili sia appena il 2,8%. L’azienda di Elon Musk non è nuova a una simile volatilità. Come spiegarla? Parte della spiegazione è razionale e attiene ai dati reali, un’altra è irrazionale e riflette l’emotività del mercato. Ma dietro questa parte irrazionale forse c’è di più: la razionalità della Storia, perché Tesla non è una semplice azienda, ma simbolo stesso della transizione energetica.

Dalla polvere all’altare. In tre mesi il valore del titolo Tesla è pressoché raddoppiato. Il giorno 11 ottobre 2019 la quotazione a Wall Street era di 245 dollari, il 10 gennaio 2020 ha superato quota 478.

Il titolo non è nuovo a variazioni del genere. La prima metà del 2019 era stata terribile per Tesla, che dai 366 dollari del 14 dicembre 2018 era sprofondata ai 185 del 31 maggio ’19: valore dimezzato.

Poi il vento dei mercati finanziari ha invertito la sua direzione di 180 gradi: progressivamente il brutto è diventato accettabile, poi bello, infine – con l’impennata degli ultimi tre mesi – bellissimo.

Il crollo del titolo nella prima metà 2019 era dovuto a difficoltà tecniche nel soddisfare la domanda di auto prenotate e a deboli risultati economici; le stesse ragioni, ma nel senso opposto, spiegano l’inversione nella seconda metà dell’anno

I mercati sono razionali, recita una specie di mantra della teoria economica. E infatti, la caduta aveva alle spalle solide ragioni: le difficoltà tecniche della produzione incapace di soddisfare la domanda di auto già prenotate – Musk dedicava sé stesso alla supervisione dei robot addirittura dormendo in fabbrica – e i deboli risultati economici.

Analogamente, le stesse ragioni – cambiate di segno – spiegano il rush di fine d’anno. 143 milioni di dollari di profitti nel terzo trimestre 2019 – contro 1,1 miliardi di perdita del primo semestre – e 112.000 veicoli consegnati nel quarto trimestre che portano le vendite totali del 2019 a 367.500 – valore che cade all’interno del range 360.000-400.000 promesso da Musk – ed ecco che i mercati tornano a premiare l’istrionico sudafricano.

La risurrezione è merito anche dell’incursione nei mercati cinese ed europeo con Gigafactory 3 a Shangai (costruita) e Gigafactory 4 a Berlino (in progetto)

Altri pezzi di spiegazione della risurrezione di Tesla sono il contemporaneo attacco al mercato cinese, attraverso la rapidissima costruzione della Gigafactory 3 di Shangai, e a quello europeo, per mezzo della già progettata Gigafactory 4 di Berlino.

Risultato finale: oggi Tesla vale più di General Motors e Ford messe insieme: 89 miliardi di dollari contro gli 87 di GM (50) e Ford (37). Il risultato è parecchio strano perché se si guardano i fatturati si vede che la situazione è invertita: quello di Tesla è sui 24 miliardi di dollari laddove quelli di GM e Ford sono rispettivamente 138 e 144 miliardi.

Detto in altre parole, un’azienda le cui vendite sono l’8% di due aziende molto più grandi vale quanto esse! Oppure, qualora volessimo esprimere il confronto in termini di auto vendute, Tesla che vende 0,36 milioni di auto vale quanto due colossi storici del settore automotive che nel 2019 hanno venduto 11 milioni di auto (GM: 6,3; Ford: 4,4). Diciamolo meglio: le auto vendute da Tesla sono il 2,8% di quelle vendute da GM e Ford, ma la capitalizzazione è la stessa.

La fiducia è riposta nelle aspettative di vendite future, soprattutto sul mercato cinese

Perché? La spiegazione riporta al suddetto mantra dell’economia: i mercati sono razionali e se valutano così benevolmente Tesla una ragione ci sarà: il prezzo incorpora le attese di vendite future, soprattutto sul mercato cinese.

Tutte le informazioni sono contenute nel prezzo e gli danno forma, direbbe Eugene Fama, premio Nobel per l’economia nel 2013 e teorico dell’efficienza dei mercati. Così, le informazioni sui dati positivi del terzo trimestre e sull’accelerazione del business in Cina spingono il prezzo irresistibilmente verso l’alto. Ed è giusto che sia così perché l’efficienza del mercato esiste proprio quando le informazioni si trasferiscono in modo corretto al prezzo delle azioni. E tuttavia, il fatto che il trasferimento dell’informazione nel prezzo sia corretto non significa che il prezzo stesso sia corretto, ovvero rifletta il fair value dell’azione.

Un altro elemento di spiegazione dell’andamento dei titoli è l’esuberanza irrazionale che porta a bolle finanziarie e collassi del mercato

Come forse il lettore ricorderà, nel 2013 l’Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel per l’economia non solo a Eugene Fama ma anche a Robert Shiller, studioso dell’Università di Yale che ha interpretato i mercati finanziari in modo diametralmente opposto a quello di Fama.

È l’esuberanza irrazionale – per usare il felice titolo di uno dei suoi libri – che conduce le danze nel mercato, spesso portando i corsi azionari a livelli per nulla giustificati dai fondamentali, creando così le premesse per bolle finanziarie e conseguenti collassi del mercato.

Più che una contraddizione, vi è una complementarietà delle spiegazioni economiche

Per quanto distanti – o, ancor meglio, proprio perché distanti – le due teorie di Fama e Shiller si integrano bene e concorrono a dare una spiegazione plausibile di quanto sta accadendo al titolo Tesla. Per usare un’immagine, se l’informazione è la determinante della direzione del vento, è l’esuberanza irrazionale a definire la sua velocità e a gonfiare, poco o molto, la vela di un corso azionario. Il cambio di direzione indotto dai dati sulla performance positiva di Tesla nel terzo trimestre, e l’irrational exuberance del mercato, hanno soffiato potentemente alle spalle della barchetta di Musk tanto da trasformarla, in un una manciata di settimane, in un velocissimo catamarano.

Come abbiamo visto il titolo è molto volatile: il mercato scommette su di esso e contro di esso con estrema facilità: lo ama e lo odia. La storia recente è quella di un amore folle, come folle sembra essere il prezzo raggiunto. Ma dietro l’apparente irrazionalità della performance c’è una razionalità più ampia, quella della Storia, perché Tesla non è una semplice azienda del settore automotive ma una delle forme – forse il simbolo stesso – della transizione energetica.

Tesla non è una semplice azienda del settore automotive ma simbolo della transizione energetica

Dietro Tesla c’è una nuova era che spinge con potenza per emergere, come una dorsale che emerge dall’oceano per diventare progressivamente terreno asciutto, collina, montagna, Everest. Il piccolo diventa grande, Davide uccide Golia. L’era delle auto elettriche e della guida autonoma, l’era delle rinnovabili e del smart city: tutto questo si nasconde dentro il prezzo del titolo Tesla.

È una storia già vista, certo, perché piccole start-up chiamate Google, Apple o Amazon sono diventate i colossi di oggi attraverso un percorso analogo. Titoli che valevano uno o due dollari oggi veleggiano oltre i mille, rendendo ricchissimi i primi acquirenti. È la stessa storia, certo, ma fino a un certo punto: il valore del titolo s’impenna perché ha davanti a sé le praterie sconfinate di un mercato che si lascia conquistare. Ma diversa cosa è mettere nelle tasche di ogni essere umano uno smartphone rispetto a mettergli nel garage un’auto elettrica. La scala della spesa è di gran lunga maggiore e, a livello macro, l’impatto sul sistema industriale è considerevolmente superiore.

Fare una ricerca sul sito Google o decidere di acquistare un prodotto su Amazon, o anche aprire una pagina su Facebook rappresentano scelte di piccolo cabotaggio. Al contrario, l’acquisto di un’auto elettrica rappresenta una traversata oceanica, non tanto per il consumatore – che comunque fa una scelta di una certa consistenza economica e abdica alla tradizione consolidata del motore a scoppio – quanto per ciò che c’è dietro: un diverso paradigma industriale.

Maggiore la penetrazione dell’auto elettrica, minore lo spazio per il motore a scoppio. Quella che abbiamo di fronte è una lotta vigorosa, appena agli inizi, tra un paradigma industriale consolidato e ricco e un nuovo modello di mobilità. Su un’arena parallela si svolge l’altra battaglia tra combustibili fossili e rinnovabili. Al momento, bisogna ammetterlo, Davide è minuscolo – 0,25 è la percentuale di auto elettriche sul parco automobilistico mondiale – e può poco di fronte al colosso Golia.

Ma la Storia, si sa, è dinamica: il piccolo diventa grande e il grande diventa piccolo. La pendenza vertiginosa del trend del titolo Tesla ci dice che c’è una nuova era che prepotentemente bussa alla porta della Storia e cerca di aprirsi una via e conquistare mercati oggi ancora timidi, comunque immensi.

L’accordo tra Fca e Tesla da 1,8 mld € ci mostra quanto la regolazione ambientale possa spostare gli equilibri tra le imprese

La nuova sensibilità ambientale e una regolazione progressivamente più favorevole l’aiutano. L’accordo tra Fca e Tesla che consente alla prima di acquistare crediti di CO2 dalla seconda per la cifra monstre di 1,8 miliardi di Euro – consentendole così di rispettare la nuova regolazione dell’UE sulle emissioni (95grCO2/km) – ci mostra quanto la regolazione ambientale possa spostare gli equilibri tra le imprese.

Dunque, nel titolo Tesla si riflette non solo lo sforzo di un’azienda giovane che cerca di conquistare i mercati ma una battaglia più ampia che rappresenta uno snodo della Storia della civiltà. Anche questo spiega le ascese e le cadute del suo corso azionario, la sua notevolissima volatilità. All’incertezza del mercato si associa quella della Storia. E per ironia della sorte, si aggiunge una terza fonte di indeterminatezza, essendo Tesla figlia di un uomo visionario, singolarissimo, poco ortodosso nel dialogo con i mercati, comunicatore sopra le righe.

Così, se Davide abbatterà Golia, tra molti anni l’epopea del nuovo paradigma dominante – elettrico e digitale – potrebbe essere ricordata più che per la batteria al litio per un uomo visionario e sognatore che in una girandola caleidoscopica di lanciafiamme, auto sparate nello spazio, interviste con annesso whisky e spinello, sognava di liberare il mondo dal motore a scoppio e di colonizzare lo spazio.


Enzo Di Giulio è membro del Comitato Scientifico di «Energia»

Foto: Pixabay

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