Pubblichiamo la risposta di Fabio Pistella alle critiche mosse da Gianni Silvestrini al trittico di articoli comparsi su questo Blog in data 20 gennaio.
Ho l’impressione che la distanza tra la mia posizione (1, 2 e 3) e quella di Gianni Silvestrini sia più apparente che reale.
Sottolineo i punti di convergenza:
– la partita si gioca prevalentemente fuori della UE, ma la UE è un player decisivo (io aggiungo e quindi è bene che le risorse, anche della UE siano destinate prevalentemente là dove gli eventi hanno luogo, per almeno due banali motivi: nuova domanda di energia da soddisfare localizzata nei paesi in via di industrializzazione e applicazione, all’efficienza degli investimenti, della legge dei rendimenti marginali decrescenti);
– la circostanza che quota rilevante delle emissioni di CO2 in Paesi di recente industrializzazione sia connessa con produzioni destinate alla UE rafforza l’obbligo/opportunità di intervento in quei Paesi per evitare che proseguano investimenti ad alto impatto ambientale la cui futura entrata in esercizio (che riguarda un significativo totale di GW) costituirà una legacy per decenni (alluminio e siderurgia sono esempi concreti);
– una qualificata crescita del patrimonio infrastrutturale di quei Paesi contribuisce alla soluzione di questioni molto serie quali la povertà energetica, la disponibilità di cibo, la pressione migratoria;
– investimenti innovativi nel settore energetico aiutano la ripresa nel sistema produttivo UE che ha sofferto e soffre di un’insufficiente domanda (questo è vero anche per realizzazioni di imprese UE in Paesi extra UE)
Veniamo ai punti di difforme valutazione con differenze secondo me più quantitative che qualitative; ritengo necessario sottolineare con maggiore evidenza rispetto alla “narrazione” prevalente che:
– azioni ben mirate di remediation (riduzione degli effetti dei cambiamenti climatici) ben mirate sono altrettanto prioritarie quanto quelle sulla mitigation (riduzione delle cause)
– l’effetto sui conti pubblici di molti Paesi, a cominciare dall’Italia, della drastica riduzione delle accise sugli idrocarburi (e altri prelievi fiscali sugli idrocarburi) va quantificato prospettando dinamiche sostenibili; l’esempio di gestione di meccanismi quali ETS e certificati vari non è confortante e a livello UE le ricette proposte sono “variegate” per non dire contraddittorie
– più in generale occorre una programmazione dettagliata della transizione relativa al modello energetico a livello UE (p. e. la transizione sulla mobilità e in particolare da auto con motore a combustione interna ad auto elettrica è stata e rimane confusa; la politica UE sulla diffusione dei pannelli fotovoltaici è stata disastrosa dal punto di vista della produzione industriale, tutta in Cina); alcuni “primati ” europei (mi riferisco alla pretesa di segnare la strada ) sono questionabili e mi ricordano i successi dell’avanzata napoleonica in Russia (se Usa, Cina, Russia, e qualcun altro come Corea “non seguono” , le conseguenze possono essere serie);
– va superata l’ambiguità in ambito UE sia sul ruolo del nucleare (la Francia dà un contributo decisivo all contenimento dell’impronta ambientale UE in termini di CO2) sia sul ruolo del gas naturale la cui penetrazione, non solo in Europa, ha dato lo stesso effetto di contenimento in aree decisive come gli Usa e la stessa Cina (trattare con un unico ostracismo tutte le fonti fossili – quindi il gas come il carbone- è irrealistico e può generare contraccolpi difficili da gestire).
In definitiva, insisto che la politica dell’UE su transizione energetica e su risposta ai cambiamenti climatici necessita di approfondimenti nella definizione di percorsi più meditati, realistici e condivisi. il volontarismo confuso e contraddetto dei fatti può essere molto rischioso oltre che inefficace. E’ controproducente reagire al mancato rispetto degli impegni alzando l’obiettivo e differendone il conseguimento a lunga scadenza senza chiarezza su obiettivi intermedi fattibili e verificabili (le ultime COP hanno avuto questo esito secondo me non brillante).
Il mondo ambientalista di cui Gianni Silvestrini è esponente da decenni è perfettamente in grado di dare contributi nel senso da me auspicato.
Fabio Pistella è stato, tra le altre cose, presidente del CNR, membro dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, direttore generale dell’ENEA
Sul tema Unione Europea e Transizione Energetica leggi anche:
Sull’impegno europeo contro i cambiamenti climatici: la risposta di Silvestrini a Pistella, di Gianni Silvestrini, 5 Febbraio 2020
Cari paesi dell’UE e del G7: la realtà è altrove/1, di Fabio Pistella, 20 Gennaio 2020
La realtà è altrove/2: investire dove c’è veramente bisogno, di Fabio Pistella, 20 Gennaio 2020
La realtà è altrove/3: chi deve fare cosa?, di Fabio Pistella, 20 Gennaio 2020
Quale destino per il Green Deal europeo?, di Giuseppe Zollino, 30 Gennaio 2020
Verità e retorica: dov’è la transizione energetica?, di Enzo Di Giulio, 3 Febbraio 2020
Il nocciolo della questione dello European Green Deal, di Alberto Clô, 17 Gennaio 2020
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