23 Marzo 2020

Che l’Italia del dopo-virus non torni quella di prima

LinkedInTwitterFacebookEmailPrint

Quali saranno le conseguenze di questa immane crisi che stiamo vivendo? E come se ne verrà fuori? La portata delle ricadute economiche è solo immaginabile e sarà enorme. Le ricette per ripartire immediatamente per il momento sconosciute. Una cosa è certa. Se l’Italia non cambia, cominciando da ora, alcuni difetti strutturali della sua economia e tutti gli handicap che ci hanno impiombato nei decenni passati essi si ripresenteranno moltiplicati per 100 e non ci lasceranno via di scampo. Andremo ancora più a fondo.

Avremo bisogno di lavoro, di investimenti, di crescita ad ogni costo e senza la mole di vincoli che si è abbattuta sul nostro Paese, rendendolo simile a un Gulliver paralizzato da mille nanerottoli. Dovremo sapere spendere le decine di miliardi che ci sono – perché ci sono, a cominciare dai fondi europei – senza la mannaia di mille codicilli e di rischi di ogni genere che ogni amministratore si trova ormai sulle spalle.

Dovremo smetterla di fare i difficili. Se penso a qualche discussione del recente passato – per esempio, con centinaia di comitati e il loro seguito di politici opportunisti pronti ad opporsi a qualsiasi investimento proponendo ricette alternative fantascientifiche – mi metto le mani nei capelli. Ma un minuto dopo mi domando “Sarà ancora così?”.

Domani ricominceremo con gare che durano un’eternità, con imprese alle prese con mille adempimenti burocratici completamente inutili?

Perché ci sono ormai difetti che hanno inquinato in profondità il carattere di noi italiani. La diffidenza verso qualsiasi novità, l’espulsione del rischio da ogni nostra attività e la  richiesta di protezione totale da parte dello Stato, la nostalgia di un passato inesistente, il rifiuto delle caratteristiche industriali e di mercato dei pezzi migliori della nostra economia.

Oggi non riusciamo nemmeno a disporre delle mascherine necessarie, perché ogni funzionario pubblico teme l’arrivo della Corte dei Conti. Domani ricominceremo con gare che durano un’eternità, con imprese alle prese con mille adempimenti burocratici completamente inutili?

Di questi tempi mi occupo di rifiuti. Risulta evidente come l’insufficiente dotazione di impianti – a cominciare dagli inceneritori, essenziali per i rifiuti ospedalieri – sia un handicap che mette a rischio il sistema. Non siamo in grado di dare le mascherine ai nostri dipendenti. Però discutiamo come antichi prelati designati a stabilire se anche le donne hanno un’anima di come fare le raccolte differenziate. E il Ministro competente è completamente sparito, probabilmente impegnato ad osservare il cielo azzurro sopra Milano.

Come mai la legislazione ordinaria non serve a niente e servono invece Commissari speciali e scudi legali?

Abbiate pietà. Torniamo ai fondamentali, alle cose fatte e fatte bene. Facciamoci una domanda? Come mai dal ponte di Genova a mille altre emergenze ogni volta ci rendiamo conto che la legislazione ordinaria non serve a niente e servono invece Commissari dotati di poteri speciali e di scudi legali?

Forse è proprio la legge ordinaria che non funziona. Ma questo lo sapevamo già.


Chicco Testa è presidente di FISE Assoambiente

Foto: PxHere

0 Commenti

Nessun commento presente.


Login