16 Marzo 2020

Le SEN alla prova dei fatti

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Come si è evoluto il sistema energetico italiano nell’ultimo decennio? Le strategie messe in atto dai governi nel 2013 e 2017 sono servite a indirizzare l’andamento verso gli obiettivi disiderati? Su Energia 1.20, i ricercatori ENEA Francesco Gracceva, Bruno Baldissara, Alessandro Zini e Daniela Palma propongono un confronto fra l’evolu­zione reale nel decennio e quella programmatica, utile per capire la capacità delle strategie di incidere sulle traiettorie inerziali del siste­ma e trarre in­dicazioni circa la complessità e fattibilità degli obiettivi futuri, come quelli fissati nel PNIEC.

Riuscirà il Piano Nazionale Integra­to per l’Energia e il Clima (PNIEC) a modificare la traiettoria di decarbonizzazione del nostro Paese al 2030? Per valu­tare la complessità di una simile sfida, Francesco Gracceva, Bruno Baldissara, Alessandro Zini e Daniela Palma (ENEA) propongono su Energia 1.20 una duplice analisi: valutano come si col­loca il sistema energetico italiano rispetto agli obiettivi sulla base dei dati più aggiornati (fine 2019) e confrontano l’evoluzione re­cente del sistema energetico ita­liano con quella delineata nei do­cumenti strategici succedutisi nel decennio: le SEN 2013 e 2017 e il PNIEC.

L’articolo anticipa alcuni contenuti della prima Analisi tri­mestrale del sistema energetico ita­liano elaborata da ENEA nel 2020 e si concentra su al­cune delle più importanti variabili per cui è possibile una valutazione quantitativa, limitatamente alle di­mensioni decarbonizzazione, effi­cienza energetica, mercato interno e ricerca, innovazione, competitivi­tà.

L’analisi della dimensione decarbonizzazione (par. 1) mostra come l’andamento reale risulti migliore di quello programmatico sia per le emissioni to­tali di CO2 del sistema energetico italiano (par. 1.1.) – -30% vs un target del -21% rispetto al 2005 – che per le fonti rinnovabili(par. 1.2.), la cui quota sui consumi finali di energia (circa il 18%) risulta superiore al target eu­ropeo 2020 (17%).

Entrambi ottimi risultati, con dei “ma”. Nel primo caso, il risultato è riconducibile in buona parte alla contrazione del­la domanda di energia, legata a sua volta alla crisi economica, come viene approfondito nel par. 2. L’analisi entra inoltre nel dettaglio del diverso andamento dei settori ETS (indu­stria energivora e energetica) e non-ETS (trasporti, edifici, industria non energivora) e le relative cause.

A fine 2019 le emissioni settoriali sono calate più di quanto previsto dal PNIEC per il 2020, che non ha colto appieno l’accelerazione legata al phase-out del car­bone

Nel caso delle FER si nota come “La valutazione diviene meno lusinghiera se si tiene conto della visione delineata nella SEN 2013, che fissava un «risultato atteso» del 19-20% dei consumi finali lor­di”. La ragione è ricon­ducibile in primo luogo “alla forte crescita prima e alla brusca frenata poi degli incentivi alle rinnovabili elettriche”. Si sottolinea anche come un ruolo di rilievo per il supera­mento del target l’ha avuto la revisione del dato relativo al con­sumo di biomasse solide nel setto­re civile, come ebbe modo di constatare anche GB Zorzoli in un articolo su Energia 4.18.

Anche per le rinnovabili lo scenario delineato nel PNIEC rischia di ri­sultare già al 2020 più «ottimista» dell’evoluzione effettiva

Alquanto sfidante risulta la tra­iettoria di crescita delle FER elettriche delineata dal PNIEC verso il 2030: quasi 30 TWh in più entro il 2025, quasi 40 TWh entro il 2030, fino a raggiungere quota 55% dei consumi elettrici. In particolare, la sfida maggiore riguarda solare ed eolico, “per i quali i dati sia di produzione che di nuova capacità installata mostrano nell’ultimo quinquennio un trend decisamente inferiore a quanto prospettato per il prossimo decen­nio”.

Non sembra andare meglio per le FER termiche e nei trasporti: la quota delle prime “è rimasta dal 2013 sostanzial­mente ferma sul 18%” a fronte di un ambizioso target 2030 del 40%, mentre per le seconde (8% nel 2019) “Lo scenario PNIEC fissa al 2030 un target decisamente più sfidante, pari al 22%, mentre negli ultimi sette anni si è registrato un aumento inferiore al 3%”.

Riguardo alla dimensione dell’efficienza energetica (par. 2), per ovviare alle difficoltà di una stima quantitativa del suo incremento per ragioni metodologiche, gli autori propongono una proiezione ex-post che mostra l’evoluzione dei consumi finali che si sarebbe verificata se le assunzioni di cre­scita del PIL (“oltre il doppio”) e quelle sulle temperature fossero procedute di concerto con le condizioni econo­miche e climatiche del sistema.

I consumi finali nel 2019 dovrebbero risultare molto migliori dell’obiettivo fissato dalla SEN, ma “anche in questo caso confrontare il dato storico con gli obiettivi è però fuorviante”

Ne risulta “una traiettoria di con­sumi decisamente più contenuta” e un allargamento della forbi­ce tra la curva della proiezione ex-post e quella dei dati effettivi che nel 2019 è pari a circa 15 mil. tep. Distanza che “Lungi dall’essere interpre­tabile come un ampio superamen­to degli obiettivi, (…) sem­brerebbe essere dovuta in primis alla sovrastima della domanda di energia dello Scenario Base della SEN 2013 (…) e non a un disac­coppiamento strutturale tra driver del sistema e consumi energetici”.

Come stimato su Energia 4.19 infatti “nel decennio 2007-2017 il calo della domanda di energia dell’indu­stria (2/3 del calo dei consumi tota­li di energia) (è) spiegabile solo per meno di 1/4 con effettivi migliora­menti di efficienza dei processi in­dustriali (…), mentre la parte preponderante è da ricondurre alla contrazione delle attività (calo della produzione) e a mutamenti della struttura dell’in­dustria (verso settori meno energi­vori).”

Per una valutazione complessiva della traiettoria del sistema energe­tico italiano nell’ultimo decennio, nel confronto con quella prevista nelle strategie nazionali, gli autori ri­corrono anche alla cosiddetta identità di Kaya (par. 3. Un’interpretazione della traiettoria recente e auspicata), “un’espressione matematica che scompone la variazione del­le emissioni di CO2 di un sistema energetico nella somma delle va­riazioni di un insieme di variabili: prodotto interno lordo, popolazio­ne, intensità energetica dell’eco­nomia, intensità carbonica dell’e­nergia”.

Tutti gli scenari so­no risultati ottimisti sull’andamen­to della popolazione, il cui calo ha invece contribuito a ridurre i con­sumi di energia

Le dimensioni del mercato interno e della competitività vengono affrontate nel paragrafo 4. Per il Mercato interno (par. 4.1.) si osserva il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica, la cui ridu­zione è “motivabile (…) con la sempre maggiore interconnessione transfrontaliera e con l’emergere delle istanze di decarbonizzazione che inducono un sempre maggiore allineamento del mix di generazio­ne nei diversi paesi”, e il prezzo al dettaglio per le famiglie italiane, “per il quale è no­tevole come nel caso delle utenze con consumi più ridotti (…) il differenziale a favo­re dell’Italia si sia ridotto fin quasi ad annullarsi, mentre nel caso delle utenze con consumi più elevati si sia ridotto il differenziale a sfavore dell’Italia”.

Il differenziale tra il PUN italiano e il prezzo all’ingros­so tedesco continua a mantenersi su livelli elevati, intorno a +39% nel 2019

La quinta dimensione dell’Unio­ne dell’Energia – Ricerca, innovazione e competitività (par. 4.2.) – “si caratterizza an­cor più per il disallineamento con le aspettative”. Si osservano il differenziale del costo dell’elet­tricità per le imprese italiane (che in termini di parità di potere d’ac­quisto risulta nel primo semestre 2019 del +34%, lontano dall’obiettivo del 25% fissato sette anni fa nella SEN 2013) e il prezzo del gas (dove la situazione è invece migliore).

Sempre maggiore risulta la dipendenza dalle importazione “Relativamente alla competitività dell’Italia negli scambi internazio­nali delle tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio (foto­voltaico, veicoli elettrici e ibridi, accumulatori, solare termico, eoli­co) e “Parti­colarmente critico appare il posi­zionamento nella mobilità a basse emissioni (…), con un saldo negativo di 1,53 miliardi di dolla­ri, un valore tale da incidere anche sulla bilancia commerciale del Pae­se”.

Sia nel caso dell’efficienza energetica che in quello delle fonti rinnovabili la spesa pubblica dell’Italia si col­loca fortemente al di sotto di quel­la di Francia e Germania, tanto in termini assoluti quanto in rapporto al PIL

La “scarsa entità del­la complessiva spesa in Ricerca & Sviluppo (R&S) nel campo dell’e­nergia (in rapporto al PIL) e (la) non meno rilevante debolezza rile­vata attraverso le domande di bre­vetto” minano la valutazione della capacità di innovazione dell’I­talia nel settore delle tecnologie a bassa emissione di carbonio, mentre “risultano stabilmente e significativamente inferiori a quel­le rilevate per il totale dei brevetti” le quote italiane nelle tecnologie energetiche per la mitigazione climatica. Non va meglio nel caso delle tec­nologie relative alla mobilità soste­nibile, dove “le domande italiane di bre­vetto si attestano su appena l’1% del totale mondiale, a fronte di un valore superiore al 14% per la Ger­mania”.

Nelle conclusioni (par. 5), gli autori ribadiscono che “la domanda di energia ha seguito una traietto­ria molto al di sotto di quella deli­neata dallo scenario di policy della SEN 2013, ma la ragione di ciò va cercata non solo nell’evoluzione strutturale del sistema ma anche nell’evoluzione di fattori contin­genti (…) La domanda di energia reale del 2020 sarà comunque inferiore a questa domanda inerziale (…) una dato certamente positivo (…) che solo (in) parte (…) è ascri­vibile a una «virtuosa» evoluzione strutturale del sistema (…) Discorso in parte simile si può fare per l’evoluzione del mix ener­getico”.


Il post presenta l’articolo di Francesco Gracceva, Bruno Baldissara, Alessandro Zini, Daniela Palma Dinamiche del sistema energetico italiano e strategie nazionali (pp. 26-34) pubblicato su Energia 1.20

Francesco Gracceva, Bruno Baldissara, Alessandro Zini e Daniela Palma sono ricercatori ENEA

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Foto: Pexels

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