Prevedere i prezzi di petrolio e gas con qualsiasi precisione è estremamente complesso, a causa delle molte incertezze politiche ed economiche. Ma più che dalla natura intrinseca del problema, gli errori del passato sono stati spesso guidati da cattive teorie e metodi, nonché da ragioni motivazionali e psicologiche di chi elabora le previsioni. Se l’incertezza non si può colmare del tutto, si possono tuttavia eliminare le cause note che inducono all’errore, evitando così che da politiche sbagliate derivino ulteriori considerevoli perdite per la società. L’articolo di Michael C. Lynch su Energia 1.20.
“Il prezzo del petrolio è uno dei più importanti fattori economici al mondo. Ironicamente, però, la capacità di prevederne l’andamento resta inaccurata, anche a causa di una comprensione superficiale o errata degli economics del mercato”. Su Energia 1.20, Michael C. Lynch (Distinguished Fellow, Energy Policy Research Foundation) ripercorre la storia delle previsioni petrolifere, mettendo in evidenza come spesso sia siano rivelate fallaci non per le difficoltà di elaborazione dei modelli – come può accadere per in ambito previsivo – ma per altre ragioni che si sarebbero potute evitare.
“Troppi sostengono false nozioni di scarsità o credono in teorie che dovrebbero descriverne il futuro, non riuscendo spesso a comprendere quanto in passato queste idee si siano rivelate fallaci o carenti all’origine. L’importanza del prezzo del petrolio e la sua volatilità hanno attirato grande attenzione, mentre allo stesso tempo i media riportano molte opinioni spesso scarsamente informate”.
Un interesse, quello per le previsioni del prezzo del petrolio, che si sviluppa a seguito della Prima Crisi petrolifera del 1973, all’insegna delle recriminazioni per la mancata previsione della crisi. Prima, d’altronde, i prezzi avevano mostrato una certa stabilità per le “specifiche condizioni di monopolio o oligopolio che avevano caratterizzato la più parte del suo primo secolo di attività”.
La situazione non è tuttavia migliorata con le due teorie emerse tra gli economisti dopo il primo shock, rivelatesi entrambe errate, ma i cui strascichi continuano a inficiare numero analisi del mercato petrolifero. Si tratta della Teoria Hotelling, secondo la quale “i profitti derivanti dallo sfruttamento di una risorsa naturale, come una miniera di carbone, dovevano aumentare secondo il tasso di interesse”, e del modello di utilizzo della capacità, che “si basa sulla teoria microeconomica che afferma in sostanza che l’andamento dei prezzi è guidato dall’equilibrio del mercato, rappresentato dal tasso di utilizzo della capacità all’interno dell’OPEC”. Lynch ne presenta per entrambe le caratteristiche e le ragioni per cui sono errate.
Eppure, vi è ancora chi vi crede, nonostante la sua incapacità di conformarsi alla dinamica del mondo reale
Un altro elemento che ha spesso deviato le previsioni di prezzo, in questo caso verso l’alto, è il pessimismo delle risorse (par. 1). “Molti previsori si sono dimostrati riluttanti a predire le future scoperte così che le proiezioni dell’offerta erano generalmente conservative (…) Un’altra lacuna è stata l’incapacità di tenere in considerazione l’espansione dei giacimenti esistenti dovuta a nuovi investimenti e tecnologie”.
“Un’altra stranezza delle previsioni è l’affidarsi di alcuni ad un semplice curve fitting (adattamento alla curva n.d.t.) o all’estrapolazione di tendenze storiche senza considerare le molte variabili esplicative che ne sono coinvolte” (par. 2. Curve fitting come metodo). V’è chi sostiene una curva a parabola dei prezzi e chi una curva a campana dell’offerta, la famosa curva di Hubbert “un fenomeno sconcertante, dato che essa raramente riflette il comportamento del mondo reale, come sottolineato dallo stesso M. King Hubbert”.
Un altro falso mito è poi quello del barile marginale, che molti ritengono debba “rappresentare il nuovo prezzo minimo” sebbene sia facile “spiegare perché il barile più costoso non rappresenta il prezzo minimo per un prodotto come il petrolio” in quanto “i mercati petroliferi sono un oligopolio e non quindi perfettamente concorrenziali”
Se sbagli, ma la tua previsione rientra in quella di consenso, subirai poche colpe. Se ti discosti e per di più sei nel torto, sembri un incompetente
Infine incidono anche aspetti legati alle motivazioni ed alla psicologia (par. 3). “Coloro che non si occupano di previsioni probabilmente presumono che la loro maggior parte sia la più accurata possibile (…) A volte gli obiettivi di un previsore non sono evidenti all’osservatore”, come nel caso di previsori spinti a produrre aumenti dei prezzi per giustificare gli obiettivi di spesa di una società. Mentre la psicologia stessa dei previsori – se ottimisti o pessimisti – può incidere nelle previsioni, come l’autore riporta nel caso del gas naturale.
Nelle conclusioni (par. 4) le considerazioni sul fatto che non solo i prezzi di petrolio e gas sono sostanzialmente impossibile da prevedere, ma che “gli errori del passato sono stati spesso guidati da cattive teorie e metodi, piuttosto che dalla natura intrinseca del problema” e in quanto tali erano errori che si potevano evitare. Da qui l’auspicio che, anche in questo caso, la Storia sia di monito per il futuro.
Il post presenta l’articolo di Michael C. Lynch Lezioni dalla storia delle previsioni petrolifere (pp. 20-25) pubblicato su Energia 1.20
Michael C. Lynch è Distinguished Fellow presso Energy Policy Research Foundation)
Foto: Pexels
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