Il quadro macroeconomico globale a inizio 2020 è stato investito da una nuova ondata di incertezza. Attenuatesi le dispute commerciali (USA-Cina e Brexit) e rientrate le tensioni militari tra Stati Uniti e Iran, è l’emergenza del coronavirus a porre i maggiori interrogativi. Sullo sfondo, operano profondi cambiamenti strutturali. Tre in particolare, la trasformazione del modello economico cinese, il progresso tecnologico sul fronte della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, il cambiamento climatico. L’articolo di Sergio De Nardis su Energia 1.20
“Mentre sul fronte geopolitico le tensioni sono velocemente rientrate dopo la forte acutizzazione dei primi giorni dell’anno, l’emergenza sanitaria è l’elemento su cui si concentrano maggiormente gli interrogativi per le difficoltà di valutazione dell’impatto economico”. Su Energia 1.20, Sergio De Nardis (Luiss School of European Political Economy) traccia lo scenario macroeconomico per il 2020-21.
Vengono analizzate dapprima le Ripercussioni di uno stop cinese (par. 2) che non rappresenta solo un “freno per la crescita internazionale operante sul lato della domanda (minori importazioni cinesi)” ma riduce anche un altro effetto “più importante e ramificato, che opera lungo il canale dell’offerta (strozzature dovute all’interruzione di forniture di componenti non facilmente sostituibili)”.
Seguono i tre i principali Cambiamenti strutturali e sfide per la politica (par. 3): la terziarizzazione della Cina; la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale; il cambiamento climatico. Ne deriva una prospettiva di prolungata bassa crescita che desta preoccupazione e che richiederebbe azioni congiunte dei governi per rivitalizzare lo sviluppo, altrimenti “la debolezza dell’attività economica rischia di configurarsi come una condizione endemica”.
Una politica lungimirante e collaborativa volta ad affrontare le grandi sfide strutturali è l’ingrediente fondamentale, ma oltremodo scarso nell’attuale fase.
Si profila quindi uno Scenario di bassa crescita (par. 4) come ribadito dal FMI nell’aggiornamento di gennaio del World Economic Outlook, nel quale “l’attesa di un lento miglioramento rispetto alla netta frenata dello scorso anno” non tiene però conto delle “informazioni congiunturali più recenti e gli effetti sull’economia cinese e il resto del mondo dell’epidemia del coronavirus” dipingendo uno scenario probabilmente più positivo di quello che si sta materializzando.
“In generale, le previsioni del FMI di lieve accelerazione mondiale, pur in un quadro di crescita che rimane a basso regime, trovano il principale (e in effetti unico) elemento di sostegno nel mantenimento di un’impostazione espansiva delle politiche monetarie in tutti i principali paesi” (par. 5. Le ipotesi dello scenario: impulsi solo dalla politica monetaria)
Inevitabile quindi soffermarsi sull’impatto degli eventi più recenti (par. 6) che vede per l’Europa nel quarto trimestre 2019 “una debolezza economica, concentrata nell’industria, superiore alle aspettative” e che conferma come lo “scenario di bassa crescita del FMI andrebbe corretto in negativo”.
Le prospettive per il prezzo del petrolio erano deboli (par. 7) già prima dell’esplodere della guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia, in quanto “L’emergenza del coronavirus ha favorito un’ulteriore spinta depressiva, con il sensibile calo, corrente e atteso, della domanda cinese di greggio per effetto del rallentamento dell’economia”.
Nel contesto di uno scenario globale affetto da persistenti fattori di debolezza, l’evoluzione dell’Italia si prospetta ancora modesta
Su fronte italiano si rilevano Tendenze alla stagnazione (par. 8). “Nei quadri predisposti dai principali previsori nel più recente periodo (tra dicembre 2018 e febbraio 2019), il PIL italiano, salito appena dello 0,2% nel 2019, e tende a ristagnare o a crescere in misura molto contenuta nell’anno in corso. Le stime sul 2020 si collocano in un intervallo che va da un minimo di una variazione nulla a un incremento massimo dello 0,6%”.
Le riflessioni conclusive assumono la forma di un appello: Necessità di una politica economica attiva a livello globale (par. 9). “Il quadro di persistente bassa crescita segnala che il mondo oggi richiede più politica e, soprattutto, più politica coordinata e cooperativa tra i principali soggetti dello scenario globale, vale a dire di un approccio opposto a quello che ha contrassegnato gli ultimi anni. (…) Occorre che la politica fiscale si affianchi in modo deciso a quella monetaria nel sostegno delle economie, avvantaggiandosi di costi di indebitamento per gli Stati mai così ridotti e certamente inferiori al rendimento futuro che potranno fornire programmi ben indirizzati di investimenti pubblici”.
Il post presenta l’articolo di Sergio De Nardis Scenario macroeconomico 2020-2021 (pp. 14-19) pubblicato su Energia 1.20
Sergio De Nardis, Luiss School of European Political Economy
Foto: Pixabay
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