24 Marzo 2020

Ripartire da dove eravamo rimasti, ma con una diversa consapevolezza

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In molti, se non tutti, sperano in un rapido ritorno alla “normalità”, ma forse è più auspicabile un cambiamento radicale. D’altronde, è proprio nei momenti di crisi che le opportunità si fanno più chiare. Anche sul fronte climatico, dove la crisi va di pari passo con quella sanitaria e l’Europa sta dimostrando di non essere pronta ad affrontarle in modo adeguato.

Da bravi irrequieti quali siamo, credo nessuno stia rispettando le consegne impartite nelle varie sedute yoga – rigorosamente a domicilio – di soffermarsi sull’istante presente. Siamo già tutti preoccupati a chiederci cosa succederà una volta passata la bufera. Stiamo forse vivendo un secondo e lunghissimo 11 settembre? Saremo capaci di riappropriaci della nostra società, politica ed economica, e delle nostre abitudini di prima? Molti fanno il countdown per tornare alla loro normalità, un concetto in sé in continuo cambiamento. Infatti, ciò che era normale per i nostri nonni, non lo era già più per i nostri genitori. E quindi forse, sarebbe più auspicabile un cambiamento radicale; d’altronde, è proprio nei momenti di crisi che le opportunità si fanno più chiare. Certo, non che questo voglia dire dimenticarsi il passato, ma un invito a ripartire da dove eravamo rimasti, con nuove consapevolezze e un coraggio più forte!

La crisi climatica va di pari passo con quella sanitaria e l’Europa sta dimostrando di non essere pronta ad affrontarle in modo adeguato

Il 2020 doveva essere l’anno dell’azione climatica. A Bruxelles, tutto era pronto per iniziare a lavorare su diverse proposte legislative per attuare il Green Deal europeo. L’agenda climatica era finalmente posta al centro del nuovo progetto politico dell’Unione, e proprio per questo, il suo successo era (ed è tuttora) di fondamentale importanza. I leadereuropei avevano compreso l’importanza della sfida del clima, estremamente connessa con tutte le altre questioni chiave dell’Unione, dall’immigrazione alla crescita economica, dalla creazione di nuovo lavoro al supporto politico per le istituzioni. Le priorità politiche sono ora chiaramente cambiate, ma l’errore più grande sarebbe quello di attuare un out-out. La crisi climatica va di pari passo con quella sanitaria e l’Europa sta dimostrando di non essere pronta ad affrontarle in modo adeguato.

Tuttavia, il Green Deal europeo offre tuttora una risposta chiara per affrontare questa crisi e garantire un futuro prospero, giusto e sicuro ai cittadini europei. I governi nazionali dovrebbero sfruttare le misure che già si trovano sul tavolo delle negoziazioni per fondare un nuovo modello economico e sociale tra i loro cittadini, imprese e istituzioni. Senza un quadro politico, l’odierna diminuzione delle emissioni di CO2 e l’aria più pulita saranno soli effetti passeggieri che non porteranno da nessuna parte nel lungo termine. L’Italia e gli altri paesi europei possono ripartire da qui per definire piani di recupero economico che siano a prova di neutralità climatica. Un progetto di legge climatica, già adottato da otto stati membri e presto anche dall’Unione europea stessa, offrirebbe questo quadro normativo per guidare una transizione economica ordinata.

Dovremmo evitare che gli effetti sull’ambiente dell’attuale crisi siano passeggeri, come lo furono quelli della crisi economica del 2008

L’economia dovrà poi seguire. Gli effetti del Coronavirus non si sono fatti attendere: i prezzi del petrolio sono crollati, cosi come quelli dell’European Emissions Trading System. Lo stop alle attività produttive potrebbe anche causare una diminuzione della crescita delle energie rinnovabili, in particolare dei panelli solari – prevalentemente prodotti in Cina. Fatih Birol, direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, ha già messo in guardia sulla possibile recessione della transizione energetica a causa di un minor supporto agli investimenti verdi. Per evitare di ricadere nelle dinamiche della crisi economica del 2008, quando gli effetti sull’ambiente erano stati di passaggio, anche le industrie dovranno ripartire da strategie di ripresa incentrate sull’efficienza energetica, l’economia circolare e la decarbonizzazione.

Infine, ci sarà bisogno del supporto di tutti i cittadini. In queste circostanze, tutti noi abbiamo dovuto fermarci, riflettere, e cambiare le nostre abitudini. Alla fine di tutto ciò, molti si saranno resi conto di poter vivere bene anche senza tutti i comfort di cui credevamo di non poter farne a meno. Altri, avranno riscoperto l’importanza del bene pubblico, il lusso di respirare una boccata di aria fresca, la necessità di prendersi cura dell’ambiente che ci circonda per trarne i benefici. Che tutto questo ci serva a riscoprire le vere priorità e quello per cui vale davvero la pena lottare.


Elisa Giannelli è ricercatrice su politiche climatiche a Bruxelles

Foto: PxHere

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