22 Aprile 2020

A proposito di Spillover

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Saggio, romanzo, libro di scienza, Spillover è il titolo del libro in cui David Quammen nel 2012 indaga l’ipotesi di una pandemia causata dal passaggio del virus dall’animale all’uomo. Un libro che suscita parecchie domande, a cominciare da quella sulla responsabilità umana nella diffusione dei virus. Dipende da noi? Stiamo facendo qualcosa di sbagliato? E ancora, perché i politici non ascoltano gli allarmi degli scienziati?

Per chi non ne fosse a conoscenza, Spillover è il titolo del fortunato libro che David Quammen, scrittore e giornalista americano, ha pubblicato nel 2012. Intervistato in lungo e in largo dai media, oggi Quammen è una specie di celebrità per la semplice ragione che il suo libro prevede l’incubo che stiamo vivendo.

Ma a chi lo intervista Quammen ripete che nel suo volume non c’è nulla di profetico e che lui non ha fatto altro che riferire quanto gli dicevano gli esperti di virus di mezzo mondo: ci sarà una grande epidemia perché “in una popolazione in rapida crescita, con molti individui che vivono addensati e sono esposti a nuovi patogeni, l’arrivo di una nuova pandemia è solo questione di tempo”.

L’autore si chiedeva se la pandemia sarebbe stata causata da un virus, se avrebbe fatto 30 o 40 milioni di morti, e se “si manifesterà nella foresta pluviale o in un mercato cittadino della Cina meridionale”, come poi accaduto. Quammen dedica ampio spazio al ruolo che certe abitudini alimentari e i mercati di animali selvatici – i cosiddetti wet markets – hanno nella propagazione di un’epidemia.

Dopo la SARS, nel 2003, il governo cinese aveva dato un giro di vite al commercio di animali selvatici senza però risolvere il problema alla radice, anche a ragione del radicamento di certe usanze nella popolazione cinese, soprattutto del Sud: “per quanto riguardava uccelli e pipistrelli era valido un noto adagio: la gente della Cina meridionale mangia tutto quel che vola nel cielo, tranne gli aeroplani”.

“Spillover” significa “travaso”, in questo caso inteso come passaggio del virus dall’animale all’uomo

La parola “spillover” significa “travaso”, ovvero passaggio del virus dall’animale all’uomo. Un altro termine che ha più o meno lo stesso significato è “zoonosi”. Il 60% delle malattie infettive che colpiscono l’essere umano hanno un’origine zoonotica e, di queste, il 72% proverrebbe da animali selvatici.

Il libro è una specie di on the road di 600 pagine sulle tracce dei virus. Non è un saggio, non è un romanzo, non è un libro di scienza, ma le tre cose insieme. Quammen segue gli scienziati mentre si addentrano nelle grotte dell’Asia a caccia di pipistrelli oppure nella giungla africana alla ricerca di primati nel cui corpo potrebbe annidarsi il virus dell’Ebola.

Altre volte li incontra seduto al tavolino di un bar davanti a una tazza di caffè, oppure in un dipartimento universitario, e parla con loro, li intervista. Altre volte intervista persone che si sono salvate dall’attacco di virus mortali, oppure familiari che raccontano la fine macabra di un parente infettato da un virus durante un viaggio turistico, ad esempio in Uganda, all’interno della Grotta dei Pitoni. Altre volte Quammen intervista testimoni oculari di epidemie e si fa raccontare come andò, ad esempio quella volta che gli abitanti di un villaggio del Gabon macellarono uno scimpanzé che era stato trovato morto nella foresta e lo mangiarono e poi cominciarono a sentirsi male e a vomitare e a soffrire di diarrea, e infine morirono.

Ebola flagella l’Africa dagli anni ’70, o forse da sempre

Sono le pagine che Quammen dedica ad Ebola, malattia causata da un virus tanto letale (tra il 50 e il 90%) quanto misterioso, il cui serbatoio potrebbero essere tanto gli oranghi quanto i pipistrelli. Ebola flagella l’Africa dagli anni ’70, o forse da sempre. Mirabili le pagine nelle quali Quammen – attingendo alla storia della scienza – descrive a suo modo le due teorie che gli scienziati hanno elaborato su Ebola, ribattezzandole teoria corpuscolare e teoria ondulatoria di Ebola.

Secondo la prima, Ebola è un virus antico ampiamente diffuso nelle foreste centro-africane che accidentalmente, di tanto in tanto, rispunta fuori non appena gli esseri umani entrano in contatto con un animale infetto. Secondo questa teoria ogni epidemia è un evento a sé stante, separato dagli altri.

Al contrario, la teoria ondulatoria ritiene che Ebola sia un virus relativamente giovane e che le diverse epidemie siano tutte collegate tra loro e parte di un fronte d’onda in movimento che progressivamente allarga il suo raggio d’azione.

Il primo spillover dell’HIV potrebbe risalire addirittura al 1908

Altrettanto affascinanti sono le pagine che Quammen dedica all’AIDS, raccontando nei dettagli la storia della sua origine e la sua evoluzione, la controversia scientifica tra Gallo e Montagnier quali scopritori del virus che ne è all’origine, l’HIV. Quammen riesce a narrare, in modalità romanzo giallo, la ricerca del virus all’interno di reperti anatomopatologici conservati per decenni nell’Università di Kinshasa che portano a concludere che il primo spillover dell’HIV possa risalire addirittura al 1908, decretando così la sconfitta di una delle tesi alternative che vedeva l’AIDS causato da un vaccino antipolio infetto, somministrato a milioni di inconsapevoli africani a partire dal 1957.

Infine, Quammen ci racconta la SARS, l’epidemia manifestatasi nel Guangdong cinese sulla fine del 2002 e originata da un virus il cui serbatoio sono i pipistrelli ferri di cavallo. Di fatto la SARS non è altro che un primo bussare alla porta del genere umano del coronavirus. Il nome dei due virus è quasi identico: SARS-CoV, quella del 2002, e SARS-CoV-2, quella odierna. La SARS provocò circa 8.000 casi e 774 morti. Ma tutto sommato andò bene, considerato che il virus era molto aggressivo (tasso di letalità del 9,6%) e che avrebbe potuto causare molti più decessi. Invece ciò non accadde, non solo perché un certo giorno il virus scomparve dalla circolazione ma soprattutto perché la diffusione fu frenata dalle sue caratteristiche. 

Facciamo parlare Quammen: “gli infettivi erano pazienti che in genere stavano troppo male per andarsene in giro, magari a prendere la metropolitana per andare al lavoro. Ciò ebbe enorme importanza nell’epidemia di SARS, fu veramente la nostra salvezza. L’influenza e altre malattie si comportano in modo opposto: il picco dell’infettività precede l’insorgere dei sintomi di qualche giorno. È una modalità di azione perversa, in cui il colpo precede l’avvertimento (…) Se la SARS avesse seguito il perverso modello dell’influenza, l’epidemia del 2003 non sarebbe rubricata tra i casi fortunati e non saremmo qui a congratularci per l’efficacia delle contromisure. La storia avrebbe avuto esiti più tragici”.

Gli esiti tragici di cui parla Quammen sono quelli che stiamo vivendo oggi perché SAR-Cov-2, il virus che è all’origine della malattia COVID-19 che sta funestando il Pianeta, spesso infetta le persone senza che esse se ne rendano conto: di qui il loro andarsene in giro, la propagazione del virus, la crescita esponenziale della malattia, la pandemia.

I pipistrelli sono un quarto di tutti i mammiferi del Pianeta

Come avrete capito i pipistrelli giocano un ruolo cruciale in questa maledetta faccenda dei virus. La ricerca del serbatoio di diversi virus, fatta dagli scienziati, spesso porta a questi mammiferi, che rappresentano un quarto di tutti i mammiferi del Pianeta. Favoriti dalla vita relativamente lunga dei pipistrelli, dalle loro abitudini sociali che li portano a vivere a strettissimo contatto – fino a tremila individui per metro quadrato nel caso dei pipistrelli senza coda messicani – e dalla lunghezza dei loro voli, i virus trovano in questi mammiferi un ospite ideale.

Al punto che nelle numerose interviste che Quammen rilascia in questi giorni spesso, puntualmente, arriva la domanda terribile: “perché non sterminiamo tutti i pipistrelli?”. E puntuale arriva la risposta negativa di Quammen che invoca l’equilibrio dell’ecosistema: i pipistrelli sono grandi mangiatori di zanzare, ci aiutano a controllare la loro diffusione.

La lettura del libro suscita parecchie domande, a cominciare da quella concernente la responsabilità umana nella diffusione dei virus. Dipende da noi? Stiamo facendo qualcosa di sbagliato? Oppure, per usare le parole di Quammen: “Come fanno questi patogeni a compiere il salto dagli animali agli uomini e perché sembra che ciò avvenga con maggiore frequenza negli ultimi tempi?”

Ed ecco la risposta dell’autore: “perché da un lato la devastazione ambientale causata dalla pressione della nostra specie sta creando nuove occasioni di contatto con i patogeni, e dall’altro la nostra tecnologia e i nostri modelli sociali contribuiscono a diffonderli in modo ancor più rapido e generalizzato”.

E ancora: “c’è una correlazione tra queste malattie che saltano fuori una dopo l’altra, e non si tratta di meri accidenti ma di conseguenze non volute di nostre azioni. Sono lo specchio di due crisi planetarie convergenti: una ecologica e una sanitaria (…) Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie. Un parassita disturbato nella sua vita quotidiana e sfrattato dal suo ospite abituale ha due possibilità: trovare una nuova casa, un nuovo tipo di casa, o estinguersi. Dunque non ce l’hanno con noi, siamo noi a esser diventati molesti, visibili e assai abbondanti”.

Perché i politici non ascoltano gli allarmi degli scienziati? Domanda che vale anche per i cambiamenti climatici

Altra domanda che il libro suscita, alla luce della previsione perfetta che esso fa, è la seguente: perché i politici non ascoltano gli allarmi degli scienziati?

La stessa domanda si pone per il cambiamento climatico, che è evento in arrivo. La differenza rispetto alla pandemia attuale è nella velocità, essendo il cambiamento climatico una crisi al rallentatore. In molti casi, insomma – per rifarsi a un tema già tratto in questo blog – si sa che il rinoceronte grigio ci sta arrivando addosso, e se ne intravede pure la sagoma, ma non si fa nulla.

L’economia comportamentale ci dà parecchie risposte del perché non si agisce: ottimismo, rimozione, negazione come meccanismo di difesa, incertezza e lontananza dell’evento, insipienza dei policy maker, numero eccessivo di eventi critici segnalati dalla scienza, eccetera. Se le spiegazioni non mancano, non scarseggiano nemmeno le domande di secondo livello: si può fare qualcosa? Il genere umano è comunque condannato a non farsi guidare dalla razionalità della scienza? E ancora, la domanda delle domande, essa stessa posta in Spillover: ci estingueremo?

Sono temi assai ampi, molto dibattuti in questi giorni. Ci ripromettiamo di trattarli in un altro articolo. Qui ci preme solo di segnalare al lettore l’originalità di Spillover che ha diversi pregi: è ben scritto, mescola stili diversi, fonde scienza e narrazione, propone una ricchissima bibliografia a beneficio dei lettori che fossero interessati ad approfondire i temi trattati, è in grado di spiegare con parole semplici argomenti complessi, quale ad esempio il modello SIR di Kermack e McKendrick tanto citato in questi giorni.

Ma più di tutto, il libro di Quammen seduce il lettore perché non è un saggio scientifico in senso stretto ma il lungo racconto di una storia. E da sempre, si sa, gli esseri umani amano ascoltare storie.


Enzo Di Giulio è membro del Comitato Scientifico di «Energia»

Foto: Pixabay

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